Pilot Review – Stranger Things

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Anni ’80. Non solo come ambientazione degli 8 episodi che compongono la prima stagione di Stranger Things, ma soprattutto come riferimenti cinematografici, come atmosfere cupe e misteriose.
La storia che si trova alla base di questo telefilm, che nel pilot viene introdotta con la scomparsa di un ragazzino e la manifestazione di eventi paranormali, a primo impatto rientra nella categoria di cose già viste e riviste, ma essenzialmente è proprio questo il punto: Stranger Things prima di essere una serie tv, è un’omaggio ad un genere che ha formato intere generazioni.

Chi come me è cresciuto a pane e film anni 80, di sicuro coglierà molte delle citazioni cinematografiche presenti in Stranger Things: ET, Incontri ravvicinati del terzo tipo (ma, più in generale, tutto il lavoro Spielbergiano fantascientifico che riusciva a tenerci incollati allo schermo), ma anche Stand by Me, i Goonies, così come riferimenti a Carpenter e ai libri King. Insomma, a primo approccio Stranger Things si presenta come un prodotto fortemente citazionistico ed è forse questo aspetto che ci fa immediatamente affezionare alla serie e ai suoi personaggi, i quali, ci vengono presentati per la prima volta nel pilot ma le loro dinamiche e caratterizzazioni richiamano così fortemente a qualcosa di già visto e già amato che inevitabilmente sentiamo già un legame verso di loro.
Ma attenzione, con questo non voglio dire che i fratelli Duffer (registi e sceneggiatori della serie), abbiano fatto un copia/incolla di cose già viste per creare un’accozzaglia informe di eventi molto random e fini a loro stessi, tutt’altro. L’idea che permea è quella di due fan del genere che hanno voluto rendergli omaggio; quasi sicuramente anche loro, proprio come noi, sono cresciuti con lo spauracchio dei clown e degli extraterrestri, nato da notti passate con gli occhi aperti dopo la visione di uno di quei film.

I nostri pilot review non servono tanto a recensire un episodio quanto più a consigliarlo o sconsigliarlo e quindi non temete di incappare in spoiler, non ne troverete.

tumblr_oadc32QrS71qb7unno1_500Un altro punto di forza di questa serie è sicuramente il cast che la compone. Hanno grande spazio gli interpreti più giovani, assolutamente azzeccatissimi nei loro ruoli. Mike (Finn Wolfhard), Will (Noah Schnapp), Lucas (Caleb McLaughlin), e Dustin (Gaten Matarazzo) sono i quattro ragazzi che dapprima vivono un’avventura lunga dieci ore di sessione di D&D e, per il tempo di vedere i credits iniziali, sono costretti a viverne una reale, che viene filtrata attraverso il loro modo di concepire la realtà, e cioè quello avventuristico e anche un po’ avventato del gioco di ruolo.
Ad interpretare una misteriosa bambina c’è la meravigliosa Millie Bobby Brown, già conosciuta ai fan del genere per la sua parte in Intruders, che di sicuro avrà un ruolo cardine all’interno della stagione ma della quale non posso parlare più approfonditamente per non incappare in quegli spoiler che avevo promesso di non fare.
Gli attori così giovani sono sempre un rischio perché mancano dell’esperienza che serve per reggere dei ruoli che rischiano di essere un mero stereotipo, ma in questo caso la sfida viene assolutamente vinta e anzi, mi sento di dire che sono proprio loro il punto di svolta della serie.

Accanto a loro troviamo un colosso del cinema, Winona Ryder, ad interpretare una donna single e divorziata, madre di due figli, uno dei quali, Will, sparirà proprio nei primi minuti del pilot – insomma, la puntata non si chiama Chapter One: The Vanishing of Will Byers a caso. La Rider risulta perfetta nel ruolo, gli dà spessore e profondità nonostante la sceneggiatura non gli faccia molto onore; insomma, ci troviamo di fronte alla tipica mamma alla quale sparisce un bambino, niente di più e niente di meno.

Le indagini della scomparsa vengono vestite dallo sceriffo Hopper, interpretato da un David Harbour che per la prima volta si trova alle prese con un personaggio così centrale. E cazzo se lo gestisce bene! Con poche ma incisive battute lo inquadriamo subito e già dalle prime scene che lo ritraggono, capiamo che non si tratta del classico sceriffo di provincia. È facile non dargli molta fiducia, ma è quando c’è bisogno di lui che dimostra tutta la sua competenza.

In quanto grande, grandissima appassionata del genere sovrannaturale e come affamatissima divoratrice di film horror anni 80, ho apprezzato tantissimo questo pilot, l’ho trovato accattivante il giusto, in grado di porre le giuste domande (e ovviamente con la speranza di trovare soddisfacenti risposte). Chiaramente la trama per come viene presentata non mostra nulla che non sia già stato visto, ma come ho detto all’inizio Stranger Things non si guarda con l’intento di vedere qualcosa di innovativo, al contrario si guarda con la consapevolezza di imbatterci in eventi già amati in passato, di vederli attraverso lo sguardo di due fratelli registi che in primo luogo sono degli appassionati nel genere e in secondo luogo sono dei true believer (perché, per sceneggiare e girare certe cose, devi anche un po’ crederci).
Consiglio a chi ancora non ha visto la serie di farlo o quanto meno di darle una possibilità perché il prodotto è bello, è intelligente e di qualità.
E adesso anche io torno a guardarla e a farlo tutto di un fiato.

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About Jeda

Jeda
Top 5 : Banshee, Twin Peaks, Son of Anarchy, Homeland, Downton Abbey. Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv - che, in età infantile, erano cartoni animati. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio e i risultati si vedono: fuoricorso da circa mille anni, la sua preoccupazione principale è quella di riuscire ad essere in paro con i recuperi, almeno una volta nella vita. Le piace leggere, scrivere ed ha una passione quasi ingestibile per le cose oscene.

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