Poldark – Recensione 4×08 – Episode Eight

La Season Finale della quarta stagione di Poldark ci lascia con un episodio pieno di emozioni fortissime, tanta commozione e un groppo alla gola che non va via e che rende difficile alla sottoscritta scrivere una recensione equilibrata e quanto più neutra possibile.
Finisce un secolo, finisce un’era, finisce per tutti la fase della giovinezza e ora non si guarda più solo avanti come quando si hanno vent’anni e un’intera esistenza da vivere ma si deve iniziare anche a guardare indietro, alla strada percorsa, agli errori fatti, a ciò che si è imparato da essi e a chi si è perso durante il cammino (bellissima ed emozionante la scena iniziale col cameo di chi c’è stato e non c’è più, in primis zia Agatha e Francis, in una Trenwith ancora profondamente Poldark).

La puntata è stata completamente catturata, come doverosamente doveva essere, al commiato dalla storia di Elizabeth Warleggan (interpretata da una sublime Heida Reed), il primo amore di Ross, la donna che tutti desideravano e che era al centro di numerose trame e triangoli.
Elizabeth se ne va in maniera atroce, pagando in prima persona quella notte di follia sua e di Ross della S2 e chiudendo i conti con i meccanismi contorti del destino che ne sono scaturiti. Se ne va nel tentativo umanamente comprensibile di salvare il futuro di suo figlio, se ne va nel modo in cui se ne vanno le madri che devono lottare per i loro cuccioli.
Elizabeth, nata per essere ammirata (come disse Ross in una delle sue tante frasi infelici a Demelza nella S1), nata per stare sotto la luce sempre al fine di divenire una statuina da esibire e adorare, muore nel buio di una stanza che i suoi occhi percepiscono ancora più buia, terrorizzata da quell’oscurità che non le è mai appartenuta e che se la sta inghiottendo. E’ un personaggio che si è odiato con facilità per il suo essere gattamorta, per la sua incapacità di prendere decisioni e ad affermare il suo volere (uscendone a pezzi dal confronto con le altre donne della serie), per la cattiveria con cui ha cercato di portare via Ross alla donna che aveva salvato la vita di suo figlio e per la leggerezza con cui ha spinto Morwenna fra le fauci di un mostro.
La regista le concede, come fu per Francis, un commiato dignitoso con tutti coloro con cui si è scontrata e con cui aveva dei conti in sospeso. Nel libro non accade ma nella serie ho apprezzato che abbia capito il male fatto alla cugina e che sia contenta di sapere che finalmente riuscirà a ritrovare quell’amore perso a causa sua, un amore non nobile, non ricco, non facoltoso ma vero, quell’amore vero che lei non ha mai avuto e che forse ha sempre desiderato. E soprattutto, finalmente, due stagioni dopo ritrova faccia a faccia Demelza, quella giovane figlia di un minatore che ha conquistato il cuore dell’uomo che lei vuole da sempre e che da sempre, probabilmente, invidia. Anche se in questo faccia a faccia è ancora Demelza, come due stagioni fa, a uscirne vincitrice dimostrando il grande cuore e la grande bontà che anima le sue azioni, è stato bello vedere che finalmente anche Elizabeth abbia compreso tali qualità che sono quelle che hanno fatto innamorare Ross.

E così, in pace col mondo e tentando di mettere pace anche col marito, arriva a un gesto estremo che la porta dolorosamente alla morte dopo aver partorito quella bambina che tanto aveva desiderato. Muore, si accorge di stare morendo eppure tace per amore di Valentine, per dare a quel bambino una serenità persa e un padre che non vuole più sentirsi tale.
Si prova pietà per Elizabeth, per quella donna che forse non ha mai saputo inseguire la felicità e ha tentato di rubare quella degli altri, che ha sbagliato, che ha pagato per i suoi errori (lei più di tutti gli altri) e che forse muore con la consapevolezza che potrebbe essere stato tutto inutile e che suo figlio sarà solo, senza più nessuno a proteggerlo.
Elizabeth muore dopo aver sfiorato, come fu con Francis, la felicità di vedere un nuovo inizio finalmente sereno con George. Sembra una tragica ironia della sorte eppure è così, eppure è come se il destino abbia voluto punirla una volta per tutte per la sua eterna indecisione e per le sue menzogne che, all’interno di un matrimonio dove non c’erano più scappatoie, l’ha portata alla morte.

La morte di Elizabeth chiude un’era non solo sul calendario ma per tutti quelli che la circondano. Piange – e in quelle scene si vede il lato nascosto più umano e fragile – George, un marito che a modo suo ha saputo amarla ma che non è stato capace di lasciar fuori dal loro rapporto quel suo eterno senso di inferiorità verso Ross che lo ha portato al (giusto) sospetto, avvelenando un matrimonio che poteva essere felice. E che ora si ritrova solo, con due figli piccoli da crescere e forse ancora più arrabbiato di prima col mondo.

E poi Ross, che chiude con la morte di lei ogni residuo legame con la giovinezza e con ciò che è stato o poteva essere. Ross sa che il suo posto è altrove ed è felice di dov’è ed è anche consapevole che il suo gesto avventato che quasi ha distrutto la sua famiglia, ha distrutto pure il futuro di Elizabeth e di Valentine. Quel suo chiedere scusa nell’ultima scena con Elizabeth non era un ‘Scusa per essere piombato qui e aver fatto arrabbiare di nuovo tuo marito’, era un chiedere scusa per tutto quello che lei, a causa sua, sta passando e passerà. Elizabeth lo assolve, in uno sguardo intenso che è ed ha il sapore di un addio. Lo perdona, accomiatandosi in pace anche da lui, consapevole che Ross non era un uomo giusto per lei ma che era destinato ad altro.
E così, dopo un doloroso addio al corpo della donna un tempo amata e idealizzata, per un breve istante Ross si trova sullo spartiacque su quella scogliera da cui guarda il mare, fra ciò che era e ciò che sarà. Da un lato le immagini di una Elizabeth giovane e piena di sogni che corre via e sparisce nella luce, dall’altra Demelza, vera, reale, la donna che ha scelto, che ama e senza la quale non potrebbe vivere. Quel suo ‘Cammina con me’, come quel ‘Perdonami’ ad Elizabeth, vuol dire tanto altro. Non è la semplice richiesta di una passeggiata insieme dopo una nottata terribile, è la richiesta, il desiderio di avere Demelza sempre al suo fianco, il profondo bisogno che cammini accanto a lui durante la loro vita, fino alla fine…

Fra Ross e Demelza è amore, è lo sciogliersi di tutti i nodi che li hanno divisi e la consapevolezza di ciò che sono, una coppia cementata e fortissima che ha vissuto mille tragedie e che sempre ha saputo ritrovarsi per rialzarsi e proseguire il cammino insieme. E’ una coppia che ha saputo perdonare le mancanze dell’altro e che ha imparato a parlarsi, ascoltarsi, capirsi e comprendersi anche nei silenzi.
La paura di Ross che Demelza sia rimasta con lui solo perché Hugh è morto, è una paura effimera perché in cuor suo sa che non è così. Ma aveva bisogno di sentirlo dire da lei, di cullarsi nelle sue parole e di trovare in esse un rifugio ai demoni che lo inseguivano da quando Hugh Armitage è entrato nelle loro vite. Forse non c’era bisogno che Demelza gli dicesse l’ovvio, che il suo cuore da sempre appartiene solo all’uomo che ha sposato, ma credo che sia bello e desiderabile sentirselo dire… Non aveva bisogno di essere convinto, lo sapeva già ma erano quelle parole che mancavano fra loro e alla loro riconciliazione definitiva. Le parole che si sono detti erano la rappresentazione vera del profondo e unico amore che li unisce. Ed erano le parole che tutti noi aspettavamo di sentirgli dire da sempre, parole celate nel cuore e mai dette ad alta voce e di cui entrambi avevano bisogno.
E’ commmovente pensare che la paura più profonda di Ross sia quella di perdere proprio Demelza. Una paura vera, che lo lacera… E che solo lei può lenire, lei che sa come prenderlo, come parlargli, come attenuare e azzittire i demoni che lo tormentano…

E così Elizabeth se ne va assieme al fantasma di Hugh, così finiscono un secolo e un’era mentre due giovani che il destino e la cattiveria umana avevano diviso riescono a dire quel sì che è la rappresentazione più pura e disinteressata dell’amore che sa aspettarsi e curare le reciproche ferite.
La scena finale, forse riassume tutte e quattro le stagioni e ciò che è stato. George, che tanto male ha fatto a tanti e tanto veleno ha seminato, è solo con Valentine davanti alla tomba di Elizabeth, senza nessuno accanto a condividere il suo dolore. Ross e Demelza invece che hanno più volte sacrificato se stessi e il loro rapporto per il bene degli altri, sono ora circondati da una grande famiglia fatta di parenti ed amici che li amano e che saranno compagni di risate nei momenti di festa e appiglio in quelli bui. Hanno saputo costruire una famiglia dove regna il vero amore e stanno crescendo due bambini che rivedremo cresciuti nella prossima stagione ma che per ora è bello vedere piccoli, sorridenti, che corrono fra le braccia di mamma e papà…
E’ stato un viaggio lungo, meraviglioso, doloroso…
Ci ritroveremo fra un anno in questo magico angolo di Cornovaglia per sapere cosa ne è stato di Ross e Demelza, di George, di Caroline e Dwight, di Prudie e dei loro amici. E conoscere la nuova generazione che da loro è nata e che davvero rappresenta lo spartiacque col futuro.
Nel salutarvi e nel darvi appuntamento alla prossima stagione, vi invito a passare dalle splendide pagine dedicate a Poldark: Poldark ItaliaGabriella Wilde ItaliaEleanor Tomlinson Daily e Ross e Demelza 

About Jeda

Top 5 : Banshee, Twin Peaks, Son of Anarchy, Homeland, Downton Abbey. Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv - che, in età infantile, erano cartoni animati. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio e i risultati si vedono: fuoricorso da circa mille anni, la sua preoccupazione principale è quella di riuscire ad essere in paro con i recuperi, almeno una volta nella vita. Le piace leggere, scrivere ed ha una passione quasi ingestibile per le cose oscene.

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