Proof – Recensione 1×09/10 – Tsunami Part One & Two

E siamo arrivati agli episodi finali di questa magnifica prima stagione di Proof. Entrambi sono stati ricchi di emozioni e ci hanno tenuti con il fiato sospeso. Il personaggio di Patricia Alcott, fil rouge di tutta la storia, dopo l’episodio 8 ha avuto un ruolo fondamentale per Cat: se in un primo momento aveva messo in guardia la dottoressa, nelle battute finali l’ha quasi spinta ad oltrepassare quel sottile confine che separa la vita dalla morte. Sin dall’episodio 9, infatti, abbiamo assistito a delle strane “allucinazioni” – così le ha chiamate Cat – in cui la dottoressa si ritrovava in mezzo ad un lago e vedeva Will che la chiamava, e la presenza di Patricia è stata fondamentale. Ci credo che Cat pensava di avere qualcosa in testa! Pensate a vedere qualcuno a voi caro, morto, e non poterlo raggiungere… Anche in questo caso la Beals è stata una meraviglia! Tutte le emozioni e le sensazioni di Cat sono emerse grazie alla sua interpretazione. In Cat abbiamo visto un cambiamento radicale, da totale scettica, salda nelle sue posizioni, fino ad arrivare al punto di voler portare a termine il rischioso piano di Turing e “morire” per qualche minuto. Questo gesto rovina quell’armonia ritrovata con Len, ma soprattutto mette a rischio la sua carriera. Lato positivo, però, è che Sophie finalmente si schiera dalla sua parte! Sono sicura che se ci sarà una seconda stagione, lei sarà un tassello importante ed un supporto solido per la madre.
L’esperimento, pericoloso che sia, va in porto. Cat scopre che Patricia aiuta le persone ad oltrepassare il confine – in questo caso è proprio lei a lasciarsi morire e andare oltre quel confine – senza poi poter tornare indietro. La dottoressa è lì lì per prendere la mano della donna con la sciarpa verde, ma per fortuna Zed la riporta in vita. Al suo risveglio, vedendo che accanto al letto ci sono i soliti fiori dell’associazione Helping Hands, crede che Patricia sia ancora viva e che la sua visione non era stata altro che un’allucinazione. A quel punto, dato che ormai ha perso tutto, incluse le speranze, riferisce a Turing che non continuerà la missione, nonostante lui sia entusiasta di ciò che la dottoressa gli dice “It was incredible, it was beautiful, and disturbing… and it was all an illusion“. Non lo so, ma non ho creduto minimamente che quell’esperienza fosse stata un’illusione. Voglio dire, Cat era andata troppo oltre per poter arrivare ad una conclusione del genere, così deludente… Di fatti ecco che incontra un’altra volontaria di Helping Hands che le riferisce che Patricia è morta! Vedere la soddisfazione negli occhi di Cat, che pensa che tutto ciò che ha fatto e le cose che ha perso non sono state fatte invano, è stata una cosa meravigliosa. Da adesso comincia la vera ricerca per lei e Turing (sempre che TNT ci faccia questo grosso regalo e rinnovi la serie…). Adesso che le persone intorno a Cat e ad Ivan sanno, forse dovranno in qualche modo cercare di capire se quello che sostengono sia vero. Perché non ci credo che né Len né Sasha siano disposti ad appoggiare i loro cari. E anche il dottor Richmond prima o poi dovrà accettare i fatti, soprattutto perché conosce Cat, sa quanto vale, e non penso che possa mandarla via così facilmente per una cosa del genere…

Sul fronte Zed… non mi so esprimere. Ho amato questo personaggio sin dalla sua prima scena e continuo a farlo. È una persona leale sia nel lavoro che nella vita privata. Non riesco a capire, però, se è davvero innamorato di Halima o no… Prima credeva di non esserlo ed era preoccupato perché se non fosse tornato in Africa, il padre di lei avrebbe voluto indietro tutti i soldi che gli ha dato per farlo studiare, adesso che Halima è a Seattle e suo padre vuole che ritorni a casa, e così toglierebbe il debito a Zed, questo si lascia travolgere dalla passione… Allora qui le cose sono due: o è pieno di sensi di colpa, oppure vuole dare ad Halima la stessa possibilità che ha avuto lui di trasferirsi in America, per un eventuale futuro migliore. Comunque sia la storia, il tempismo di Halima è stato pessimo! Quella povera Janel si era finalmente dichiarata a Zed, lui l’aveva pure baciata, e mo? Non si fa così!
Come se non bastasse, il povero Zed non solo deve assistere Cat mentre “muore”, viene anche messo sotto torchio da Len e poi, quando Cat si dimette, pensa persino di ritornare in Africa? E cosa abbiamo concluso così? Non aveva lottato con le unghie e con i denti per rimanere a Seattle? Che senso ha dire “me ne vado perché se non posso lavorare con la dott.ssa Tyler è inutile stare qui”? BOOOOOOOHHHHH vallo a capire…

Menomale che c’è Ivan Turing che ci tira su il morale! Quell’uomo è la positività fatta persona e credo che in uno show così particolare come questo, Turing sia stato un toccasana per evitare che si scendesse troppo in situazioni cupe. E poi è bello vedere una persona che si interessa a tutto quello che gli sta intorno e oltre, mi piacciono le persone curiose!

Tirando le somme della situazione, sono molto soddisfatta di come sia andata questa stagione, dall’inizio alla fine. I miei tanto temuti “casi della settimana” hanno avuto rilevanza minima. Fortunatamente sono i personaggi principali i veri protagonisti, e di conseguenza la loro ricerca. Certo, se poi i casi aiutano la missione, ben venga!
Sono molto soddisfatta del reparto attoriale, fatta eccezione per David Sutcliffe, ma non per il modo in cui recita, sia chiaro… Forse sono io che non riesco a vederlo accanto a Jennifer Beals, nonostante io tifi Cat/Len, ma saranno i trascorsi “L Wordiani” della Beals a farmi parlare così, sicuro… ahahahahahaahah.
Non so se in una eventuale seconda stagione ci sarà Gabrielle Rose, aka Patricia Alcott, né che ruolo potrebbe avere visto che ora il personaggio è morto, ma intanto voglio fare un plauso per lei che è stata stupenda in questo ruolo!

Con la speranza di un rinnovo, vi saluto e… fingers crossed, mi raccomando!

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