Continua la ricerca della verità da parte di Alex mentre tutto intorno a lei è sempre più ostile e incerto. Persino Simon, come abbiamo visto è combattuto fra la dedizione al dovere e il senso di amicizia e tutto questo mentre FBI e chissà cos’altro è a caccia della presunta terrorista.
Accademia
Da queste premesse parte un episodio nel quale viene analizzata un po’ più in profondità la nostra protagonista, una donna sicuramente piena di risorse ma che non riesce a sconfiggere i fantasmi del suo passato, ma soltanto a ignorarli. Dopo una vita spesa alla ricerca di una verità che calmasse il suo animo irrequieto, giunge a conoscere l’inaspettata e pesante verità o presunta tale: ha ucciso un eroe, un agente di grande spessore, un uomo fedele al suo lavoro e con tanti meriti.
Questo provoca in Alex una sorta di distacco che la porta a concentrarsi in modo quasi maniacale sulla preparazione fisica e mentale all’interno dell’accademia, con la chiara intenzione di reprimere ogni dolore, ogni senso di debolezza che l’aveva resa così fragile e indifesa fra le braccia di Booth. Alex questo non può permetterselo, non è una ragazza che ama mostrarsi debole. L’abbiamo vista nel primo episodio: è sfrontata, coraggiosa, se vuole fare sesso col primo che incontra lo fa senza remore e non fa nulla per nascondersi dietro a false ipocrisie.
Ha pianto è vero, ma solo per scaricare un peso che si portava da anni. Ora che sia brutta o che sia bella, sa la verità e noi sappiamo quanto valore abbia in alex questa parola.
Ci pensa Miranda, con l’aiuto di Booth a far capire alla giovane recluta, che non sempre essere un buon agente è sinonimo di brava persona, tutt’altro. I risultati acquisiti possono essere anche il frutto di metodi violenti, sotterfugi, morte e se anche i risultati a livello ufficiale lo dipingono come eroe, il padre di Alex forse non lo era nel suo vivere la quotidianità, la famiglia.
Anche Booth dal canto suo ha scoperto una nuova Alex e la riconquistata fiducia lo mette in una difficile situazione nella quale i sentimenti anche soltanto di amicizia, si scontrano con i doveri a cui viene richiamato dal suo superiore O’Connor (uno che mi sta proprio sui cosiddetti lo confesso) che lo minaccia di lasciarlo a Quantico non come agente sotto copertura ma come allievo qualsiasi, una cosa che renderebbe di fatto il nostro Agente un totale fallimento.
Ryan Booth è un personaggio che si divide tra dovere e sentimento e non sempre riesce a fare le scelte giuste di primo acchitto. Non è stato del tutto sincero con Alex e non lo è nemmeno ora che si sono riavvicinati; e tutto questo lo porta a stare dentro questa finzione con molto fatica. Sembra sempre che da un momento all’altro esploda come un fiume in piena e confessi a tutti chi è e cosa fa, ma come sappiamo non può e non solo perché ne andrebbe della sua carriera ma anche per il problema familiare che abbiamo saputo nella scorsa puntata.
Anche le altre figure che vengono evidenziate in questo episodio, epoca Quantico, si spogliano un po’ della loro etichetta, permettendo a noi di scrutarli da un’angolazione differente. Shelby Wyatt, la miss bellezza, la fragile bionda che sembra la copia al contrario di Alex, finalmente si apre a quest’ultima, si confidano come due vecchie amiche e io trovo che questo sia significativo per come poi si svolgono i fatti post attentato.
Anche l’imperturbabile Miranda Shaw si scopre donna fragile quando si tratta di parlare del proprio figlio e di come da madre non sia riuscita a proteggere, lei che vive proteggendo gli altri, suo figlio da strane compagnie capaci di parlare a lui meglio di quanto non sia mai riuscita a fare lei e a convincerlo che anche un atto criminale può avere una giustificazione. Ora quel ragazzo è in carcere e lei vuole giustizia e per farlo ha bisogno delle gemelle Anwar.
Post attentato
Alex è stata nascosta da Simon, ma sappiamo che quest’ultimo lavora con il direttore FBI sotto copertura. Simon non è di semplice collocazione. E’ e non è allo stesso tempo come sappiamo. Porta occhiali finti, prepara il caffè tutti i giorni ma non lo beve, sembra imbranato in tutto ma quando si tratta di entrare in azione non lo è per niente e a complicare il tutto c’è il suo oscuro passato e le sue tendenze gay mai del tutto confermate. alla fine sappiamo che deciderà di ascoltare il senso di amicizia che lo lega ad Alex non senza una spintarella da parte di Booth che lo convince definitivamente a stare dalla parte della perseguitata.
Booth e Vasquez si confrontano accennando al fatto che tra loro c’è stato o c’è del tenero fin dai tempi di Quantico, una piccola goccia nel mare incerto che dobbiamo ancora esplorare all’interno di questa serie, ma che vale la pena sottolineare.
Alex, grazie a Simon e a un suo amico arriva alla seconda tappa della sua caccia ai veri colpevoli e spunta così il nome dei Wyatt. In questo filo di Arianna che parte da nove mesi prima e arriva al post attentato, ogni singolo frammento porta a confrontarsi con il passato e stavolta tocca a Shelby. L’accoglienza non è esattamente delle migliori e la scena, specie con l’arrivo di Booth, somiglia più a un film di Tarantino con pistole spianate a catena e nervi a fior di pelle.
Dopo un po’ di lotta tra le due (ex amiche?) Alex riesce ad avere la meglio e legare Shelby. Lei vuole delle risposte e non gli importa se questo significa dare un calcio a tutto il passato. Non si fida di nessuno, forse nemmeno di Booth o almeno non del tutto ma di sicuro vuole capire in che modo lei si sia trovata al centro di questa macchinazione e chi tira i fili che la stanno soffocando.
Vedremo nell’episodio 5 cosa ci riserva il confronto tra lei e Shelby e in che modo Quantico ha influenzato ciò che ha portato al disastroso attentato.
Passo e chiudo.