Difficile scrivere una recensione per questa première della seconda stagione di Quantico. O, perlomeno, lo è stato per il sottoscritto. Ero infatti in bilico fra il dare sfogo all’istintualità che mi avrebbe fatto urlare un: “è una cagata pazzesca” di Fantozziana memoria, e la parte ragionata che invece, alla fine dei conti, trova la serie perlomeno rivedibile.
So che le cose dette prima sembrano apparentemente in antitesi, ma non lo sono del tutto. L’episodio di ieri ci ha catapultato nel mondo di Quantico partendo dalla protagonista principale: Alex Parrish. Intorno a lei hanno ripreso vita ed intreccio tutti i sopravvissuti della season one tranne Caleb che viene però nominato nel corso dell’episodio.
Alex accetta dunque di entrare nella CIA, ma come da manuale della sceneggiatura scontata, la sua avventurosa vita da James Bond o Jack Ryan resta solo nella sua fantasia. Un cubicolo, un PC, mille scartoffie. Questa la CIA di Alex Parrish. D’altronde ci voleva uno stacco forte per poi far muovere la grande ruota con la quale Safran pensa di tenere inchiodati milioni di spettatori a questa seconda stagione.
Procede tutto abbastanza bene e se dovessi giudicare la serie senza aver visto tutta la prima stagione, potrei anche dire che l’episodio è davvero ben costruito, il giochetto di farci vedere nel presente il risultato di quanto accaduto nei mesi precedenti, o meglio dell’anno precedente, lo conosciamo bene e un po’ me l’aspettavo.
L’anello restituito da Alex a Ryan, un uomo ancora vivo dopo che Alex lo aveva freddato, un misterioso campo addestramento CIA che recluta il meglio fra gli agenti operativi per renderli ancora più efficaci… insomma, le novità sostanziose non mancano di certo, ma il tutto, come prima impressione, sa di troppo scontato. Mi spiego meglio: non si è praticamente voluto cambiare lo schema narrativo e il risultato finale è che, pur apprezzando la storia in sé, che promette sviluppi anche interessanti, ho avuto l’impressione di vedere un episodio qualunque della prima stagione.
Stesso sbalzo temporale, di nuovo un campo addestramento, di nuovo un attacco terroristico, ancora problemi e crisi fra Ryan e Alex, il giochetto del flashback, insomma sembra che Safran abbia detto: “Schema narrativo vincente non si tocca”. Potrei anche essere d’accordo con lui, d’altronde conosciamo serie che sono andate avanti per numerose stagioni sempre con lo stesso schema della prima, quindi la cosa di per sé non è sbagliata. Quello che però rischia di far naufragare la nave di Quantico è la troppa sovrapponibilità fra i fatti descritti nella prima stagione e quelli che si cominciano a narrare ora, e se almeno in me il tarlo dello scontato e prevedibile si è insinuato fin dal primo episodio, vedo molto difficile tenere un ritmo e una tensione valida per altri 21 episodi.
Così arriviamo al punto da cui eravamo partiti con la citazione del mitico ragionier Fantozzi. Il materiale narrativo, i personaggi così ben contornati, l’ambientazione da post 11 settembre, il coinvolgimento sia di CIA che di FBI, erano sufficienti per alzare un pochino l’asticella e rischiare un po’ di più. Tra l’altro il titolo stesso della serie, dopo il primo episodio, non ha ragione di esistere visto che Quantico credo non venga nemmeno più nominata.
L’istinto di chi vede decine di serie TV, come il sottoscritto, mi ha subito fatto sbottare. Ma la mia delusione a caldo nasce proprio dal fatto che io ho adorato la prima stagione di questa serie, l’ho difesa a spada tratta sempre e comunque.
Ero davvero fiducioso che la seconda stagione sfruttasse meglio l’enorme potenziale derivante dalla prima. Mi aspettavo sicuramente un filo che unisse le due stagioni, non una fune d’ancoraggio per transatlantici. Si poteva, ipotizzo, far diventare Alex una delle istruttrici delle nuove reclute di Quantico e coinvolgerla in qualche modo in attività di controllo terroristico nel campo addestramento FBI, far cambiare insomma la prospettiva del personaggio principale pur mantenendo lo schema della prima stagione.
Invece si è preso un bel foglio di carta carbone e si sono ripassati gli schemi della prima stagione con la stessa inclinazione, lo stesso ruolo per i protagonisti principali, il medesimo climax e davvero ben poche cose differenti. Se si va a vedere la sostanza delle cose, tutto è dannatamente troppo simile a prima.
Spero, da estimatore della serie, che si cambi decisamente rotta o che comunque ci sia un radicale cambiamento nell’andamento della vicenda dei terroristi fuoriusciti dal campo addestramento CIA, perché 22 episodi così saranno difficili da digerire, specie per chi ha già visto la stagione precedente. Il rischio noia mortale è alto, ma confido ancora che Alex, Shelby, Ryan e gli altri protagonisti non ci deludano. In questo momento il mio è un giudizio sospeso, ma ho voluto darvi comunque conto delle mie sensazioni che sono un po’ lo specchio delle due anime con le quali ho seguito l’episodio: istinto e riflessione.
Un saluto alla nostra amica pagina Quantico Italia.
Passo e Chiudo.
Concordo su tutta la linea, anche se, purtroppo, sono meno ottimista di te…mi puzza troppo di scontato!!!