Puntata giocata molto sul dire e non dire, rivelare o meno, piccoli segreti e grandi bugie. Maggiore tensione psicologica che fisica, personaggi che non sono mai quello che sembra, insomma, una delle solite puntate di Quantico.
QUAN2CO. Aspettavo la scena gay da qualche episodio. Harry Doyle (noto Dumbo), che possiamo definire una via di mezzo fra Simon Asher e Caleb Haas, circuisce con successo Will Olsen carpendogli informazioni importanti dal cellulare. Sinceramente il personaggio mi risulta a volte noioso e a volte intrigante. Mi annoia quando tenta, senza successo o quasi, di essere una specie di emulo di Caleb, con tanto di occhialino di stampo referenziale. Intriga quando si incastra con le vicende legate ad Alex e Booth, quando tenta di agitare le acque costringendo il nostro dinamico duo a mettere le carte in tavola.
Doyle rappresenta insomma la classica spina nel c**o che ogni agente in missione sotto copertura eviterebbe come la peste. Eppure, malgrado non si sia ancora ben capito quale sia il suo ruolo, a me piace come personaggio perché mostra i lati deboli della coppia Parrish/Booth e lo fa in modo non convenzionale.
Owen Hall nel frattempo mette in trappola un vecchio amico e scopriamo qualcosa di più sulla sua misteriosa messa a riposo da parte della CIA. Hall è il classico personaggio che classifichi immediatamente fra le luride carogne, ma che poi riesce a sorprenderti quando meno te l’aspetti. Meno certezze le abbiamo invece su Lydia, forse per questo animo da lottatrice, in continua competizione con il padre e con il mondo.
Shelby “Faccina” Wyatt, intanto, per ammazzare il tempo che ti combina? Ci prova con Leon spudoratamente. Lo so, sei bionda ma questo non significa che devi pure essere scema. Insomma, quando si tratta di uomini i suoi feromoni si scatenano sull’obiettivo e sappiamo già dalla prima stagione che a Wyatt non si può resistere. Se vuole un masculo se lo piglia e lo disossa per bene.
Nimah, l’animo pensante del quartetto in missione nel campo di addestramento, per fortuna mantiene la posizione mentre tutto intorno crolla. La copertura di Alex e Ryan compromessa da Doyle, che scopriamo essere anche lui un agente sotto copertura, Wyatt che approfondisce la sua conoscenza con Leon e Miranda che ancora non siamo riusciti a capire se ci è o ci fa.
Di sicuro, nella parte di fatti che analizziamo in questo spazio, possiamo affermare che Miranda non sta esattamente dando il supporto necessario ai suoi agenti. Negli episodi scorsi scopriamo che ha scelto Wyatt e Nimah non perché fossero le migliori, ma solo per la loro complicità e confidenza con Parrish/Booth. Al momento le carte di Miranda restano ben coperte e adesso vediamo come i nodi costruiti in questo flashback vengono al pettine.
OSTAGGI. Parrish in questi episodi viene un po’ messa in disparte. Non che alla poveretta non ne succedano di ogni sorta, ma tutti i fatti in cui è coinvolta sembrano come palline lanciate in aria e lasciate in sospeso. Chi l’ha salvata da morte certa? Che caspita ci fa Lydia libera che girovaga (al buio tra l’altro) per il labirintico complesso in cui si svolge l’azione principale?
La parte interessante della puntata si svolge invece negli uffici dell’FBI. Una sfida aperta fra Shelby Wyatt che sa e una Miranda che viene a sapere. Lo so, detta così sembra una poesia ermetica di Ungaretti, ma non sono qui a fare le codine a Booth e vado a spiegarmi meglio.
Wyatt viene avvisata, tramite messaggio, dall’Hacker ora in mano ai presunti terroristi, che Miranda è dalla parte sbagliata della barricata. Miranda invece, furba come una volpe, riesce ad inserire il buon Olsen nell’ingranaggio FBI e tramite Will scopre che Wyatt sa della sua connivenza con chi tiene in scacco mezzo centro finanziario.
Io però non capisco come Wyatt possa essersi fidata di Olsen, dato che era un nome saltato fuori e proposto da Miranda. Mi aspettavo una Shelby più furba e scafata, ma come al solito si sacrifica la razionalità a favore del fattore sorpresa e non importa se la cosa, ad una più attenta analisi, risulti abbastanza ridicola.
Olsen come al solito si ripresenta, sia nei flashback che in questo frangente, una persona sfuggente, dal comportamento quasi autistico e a me personaggi simili non piacciono perché non ho simpatia per chi non riesco a inquadrare perfettamente in una determinata categoria. Non si capisce mai se fa il doppio gioco, se è etero o gay, se è un villain o un eroe, insomma, Olsen muori subito che non mi piaci.
Chiudo qui questa recensione semiseria confermando che gli episodi sono sempre accattivanti e godibili e questo di certo è un pregio per una serie che alla seconda stagione riesce a riproporci una minestra riscaldata che alla fine però mandiamo giù con rinnovato appetito.
Un saluto alla pagina amica Quantico Italia.
Vi ricordo come sempre di votare SERIAL CRUSH ai Macchianera Italian Awards. La scheda e le info le trovate QUI .
Passo e chiudo.