Torniamo a Riverdale dopo una lunga estate che, nella realtà del nostro guilty pleasure preferito, è proprio al suo culmine: siamo ad agosto, il caldo è torrido ed insopportabile, e Archie ed i suoi amici (e nemici) lo stanno trascorrendo in un tribunale.
La seconda stagione si è conclusa con un finale sgrodolce perché, sebbene molti dei protagonisti avessero potuto godere di un lieve happyending, non si può dire la stessa cosa di Archie: viene incastrato da Hiram per un omicidio che non ha commesso ed ora, nella premiere della terza stagione, assistiamo proprio alle battute finali del processo. Prima del verdetto finale viene data ad Archie la possibilità di concludere l’estate insieme ai suoi amici e alla sua famiglia, in attesa che la giuria decida sulle sorti del suo destino. Questo da modo ad Archie di prendere maggiore coscienza su ciò che lo aspetta e di prepararsi a dovere ad affrontare quello che potrebbe essere il suo futuro: il carcere. Si tatua il simbolo dei Serpents per ricevere protezione, ma soprattutto trascorre del tempo insieme a Veronica, Betty e Jughead. Diciamo che Archie ha modo di sistemare le ultime cose, prima di accettare ed abbracciare il suo futuro. In un colpo di scena un po’ troppo preannunciato, Archie si dichiara colpevole e accetta il patteggiamento di due anni di reclusione al riformatorio. Sebbene non sia colpevole di omicidio, il nostro Archie ha sicuramente altre colpe da dover espiare: quella di essersi fidato di Hiram e di essere diventato lo scagnozzo di un mafioso, quella di aver tradito la sua famiglia, di aver ostacolato i suoi amici. Dopo una seconda stagione passata a commettere errori, è giusto che paghi. Inoltre, ci apriamo a nuovi orizzonti. Non posso aspettare per sapere che aspetto ha il carcere minorile di Riverdale perché, ne sono sicura, sarà squisitamente grottesco!
Nonostante ci interessino molto le sorti del povero Archie (perfino io che tanto lo detestavo, nel corso della seconda stagione sono arrivata a tollerarlo a tal punto da interessarmi al suo futuro), ciò che davvero lascia il segno della premiere di Riverdale è questo nuovo aspetto esoterico rappresentato dalla Fattoria e dal Re dei Gargoyle.
Sentiamo parlare della Fattoria sin dalla prima stagione di Riverdale e inizialmente era il rifugio di Polly e Jason, un luogo sicuro dove poter crescere i loro figli. Pian piano, acquista note sempre più inuietanti, fino ad apparire come una setta al seguito di un santone, ma con degli aspetti molto più simili ad una Congregazione di streghe. Attraverso gli occhi di Betty (che comunque non è un testimone molto affidabile visti i problemi con le medicine che dimostra di avere) assistiamo ad un battesimo di fuoco – lol, nel vero senso della parola – fatti ai gemelli, che fluttuano in aria anziché venire bruciati. Devo ammettere che se Riverdale dovesse includere il genere urban fantasy, non solo non ne sarei per niente dispiaciuta, ma non lo troverei nemmeno così tanto anacronistico. La serie ha sempre vacillato molto sulla possibilità di sfociare nel fantasy e la cosa mi elettrizza.
Ancora una volta si usano riferimenti a D&D per dare vita a dei mostri. Anche in questo caso non si può speculare sulla natura del Re dei Gargoyle e se ci sia qualche tipo di collegamento con la Fattoria, ma di sicuro non è un soggetto da sottovalutare. In quello che ha tutte le sembianze di un rito satanico finito male, troviamo Ben e Dilton in fin di vita sotto gli occhi increduli di Jughead, in un’azione che da il via al nuovo mistero della stagione. Mistero che, a quanto sembra, vedrà di nuovo Archie in prima linea, visto che è strettamente legato al carcere dove trascorrerà i prossimi due anni.
Ma questo non è l’unico problema che è costretto ad affrontare Jughead: la guerra tra i Serpents e i Ghoulies si fa sempre più aspra ed aperta, alimentata da una Cheryl più in splendida forma che mai. A quanto pare la corona pesa moltissimo sulla testa di Jug, che comunque può contare sulla sua Serpent Queen (una warrior queen *insert dub here*).
Ho trovato i Logde particolarmente sottotono, a partire da Hiran, che affronta questa premiere un po’ in sordina e nell’ombra. Tramite un dialogo fra lui e sua figlia apprendiamo qualcosa di molto importante: Archie, tutto sommato, non è stato altro che il capro espiatorio per Hiram per punire Veronica, che è caduta nell’errore di tradire la sua famiglia. Onestamente, mi sembra che Veronica apprenda la notizia in maniera troppo zen: se sapessi che mio padre ha mandato in galera il mio ragazzo per punirmi, entrerei in modalità hell-raising Cheryl style. Ed è questo che mi preoccupa un po’ di Veronica, mentre tutti gli altri personaggi hanno una loro storyline ben definita ed un loro percorso, lei sempre sempre un balia di Archie e di ciò che gli gravita intorno, al di fuori di lui non ha un vero e proprio percorso da intraprendere. E, in tal caso, la lontananza da Archie potrebbe essere un bene, per permetterle di crescere come personaggio.
La premiere della terza stagione di Riverdale, a mio avviso, è incredibilmente azzeccata: imposta immediamente le nuove dinamiche che stanno alle fondamenta della stagione, incuriosisce ed appassiona. Riverdale secondo me è un esempio riuscito benissimo di teen drama un po’ trash ma assolutamente godibile e ben fatto, che appassiona, non stanca e non – perdonatemi il termine – caga fuori dal vaso. Non vedo l’ora di scoprire che cosa ci riserva questa stagione!