Vedere arrivare Josh Charles allo studio Mark Sennett di Los Angeles nella mattinata del 30 Marzo è stato come vedere un fantasma. Solo sette giorni prima, la star di The Good Wife (e amico di lunga data di Jon Hamm) era stata brutalmente uccisa nella serie della CBS, dando una palpabile sensazione memorabile all’inizio di un raduno di sei attori drammatici che altrimenti sarebbe stato del tutto ottimista: Jeff Daniels (56 anni) di The Newsroom; Liev Schreiber (46 anni) di Ray Donovan; Micheal Sheen (45 anni) di Masters of Sex; Mark Ruffalo (46 anni) di The Normal Heart; Jon Hamm (43 anni) di Mad Men; Josh Carles (42 anni).
Questi performer veterani di film, teatro e televisione discutono i meriti e i difetti di Twitter, perché il si-stema delle agenzie di talenti sta frenando i nuovi talenti e perché una paura di caratterizzazione – e di non lavorare più – può spesso essere lo strumento più efficace di un attore.
Josh, spiegaci la tua decisione di lasciare The Good Wife.
Josh Charles: Avevo un contratto strano, valido fino alla fine della quarta stagione. Quando mi è stato chiesto di rinnovarlo, c’ho pensato attentamente. Un network programma 22 episodi l’anno. È tanto tempo per interpretare lo stesso personaggio. Ero ansioso di voltare pagina. Volevo lasciare lo show in modo sereno e mi sentivo molto orgoglioso per il lavoro svolto. È difficile esprimere esattamente cosa…
Jeff Daniels: Eri annoiato da morire. (Ride)
Charles: In realtà non è così. C’erano momenti in cui mi sentivo esaurito.
Jon Hamm: Julianna ha avuto un’esperienza simile con ER, vero? L’ha lasciato quando ha sentito che stava impazzendo.
Charles: Sì, credo di sì. È stata la prima persona a chiamarmi e abbiamo avuto un lunga chiacchierata a cuore aperto. È stata molto comprensiva e determinante nel farmi stare più di quanto avessi pianificato. Abbiamo dato al personaggio un degno addio. Credo che per tutti noi sia stato uno dei migliori anni, sono felice perché ne ho fatto parte.
Quanto hai contribuito all’uscita del tuo personaggio?
Charles: L’anno scorso, il co-creatore Robert King – poco dopo aver preso la mia decisione, lui stava dirigendo il finale di stagione – mi disse “Credo che sarà un tipo di fine molto compiuta”, ed io risposi che mi sembrava fantastico. C’erano due opzioni, sapete? Un’uscita lenta o una repentina. Mi sono fidato di loro come narratori in maniera implicita e uccidere il mio personaggio sarebbe stato drammatico e scioccante, e così è stato.
Il resto di voi cosa ne pensa di questa tendenza televisiva di uccidere i personaggi?
Hamm: Dipende dall’esecuzione, senza giochi di parole. Se si guarda la TV, si hanno delle aspettative su come andranno le cose. Ci si aspetta, soprattutto, che il personaggio principale rimanga nello show più a lungo possibile. Ci è successa una cosa simile quando nel nostro show il personaggio di Jared Harris, Jane Pryce, si è impiccato. Era sorprendente perché era definitivo. Non era un “Oh, è stato un sogno e ritornerà!”. La morte è una cosa con cui tutti facciamo i conti nella vita vera, quindi può essere efficace quando è inaspettata.
Jon, ci sono un sacco di supposizioni riguardo il destino del tuo personaggio, Don Draper, in Mad Men, quando lo show terminerà.
Hamm: Beh, muoio, penso che possiamo dirlo. (Ride). A Matt Weiner starebbe bene. No, sono fiducioso che Matt racconterà la storia, e a questo punto fare supposizioni non ha senso. Abbiamo fatto più o meno 90 episodi, quindi sta a lui concludere la storia. Sono pronto a tutto.
L’uscita di Josh da The Good Wife è esplosa su Twitter. Fatta eccezione di Jon, siete tutti attivi sui social media. Che impatti hanno avuto sul vostro lavoro, nel bene e nel male?
Mark Ruffalo: Sta diventando sempre più difficile starci dietro. (Ride)
Gli Studios amano gli attori politicamente attivi, cosa che tu sei, Mark.
Ruffalo: Sì, piace un sacco questa cosa. Le controversie attorno ad un attore sono una cosa buona! No, credo che mi senta annoiato a morte dai miei followers.
Charles: Non del tutto. A me piace!
Ruffalo: È un momento raro nella storia dell’umanità. Credo che per tanto tempo gli attori abbiano avuto paura di essere troppo politici, ma i social media ci permettono di parlare in modo diretto alla massa. Toglie il potere dalle mani di Fox News. Diventa più che altro come un gioco ben ponderato per tutti gli individui. Ho scoperto che è incredibilmente liberatorio (Ride). E più lo faccio, più vedo che la gente diventa attiva… o che aspetta di uccidermi per quello che ho detto.
Daniels: Non mi faccio coinvolgere per niente dai fan su Twitter. Non guardo i commenti. Lo vedo come un fan club di un pover’uomo. Per me è “Qui c’è una piccola informazione”, e poi chiudo la porta. Posto delle cose che credo possano interessare le persone, ma non avranno altre informazioni da me.
Hamm: Sono stato coinvolto in delle faide su Twitter, quindi dico “Non ho un account!”.
Sheen: Mi sono iscritto molto presto, ed ha fatto uscire tutte le mie peggiori caratteristiche. Se qualcuno dice qualcosa che mi fa incazzare, ci vado contro. Poi ti accorgi che quella cosa compare su un giornale. (A Ruffalo) Ho tanta ammirazione per chiunque faccia quello che fai tu. Solo che non sono una persona così forte e stabile.
Charles: Ricordo di aver parlato con qualcuno su Twitter la prima volta che ero stato coinvolto e l’hanno presentato come “preoccupati della tua vita [non della mia]” – e la battuta di circostanza del cazzo.
Hamm: Di circostanza? (Ride)
La Privacy è qualcosa che sicuramente tutti avete dovuto sacrificare per il vostro lavoro. Cos’altro poi?
Liev Schreiber: Il tempo e la luce del giorno! Il vantaggio di far teatro è che hai i tuoi giorni liberi. Il problema di fare televisione è che invece non hai mai giorni liberi. Questo è un grosso sacrificio, soprattutto quando hai figli piccoli. Ma, sì, la storia della privacy… è andato tutto a quel paese quando ho iniziato la storia con Naomi Watts. Ma mi ero adattato. All’inizio odiavo davvero quella situazione, poi ho smesso di combatterla ed è diventato tutto più semplice. È bello essere apprezzati, ma ero preoccupato di diventare inutile come attore una volta diventato troppo famoso. Questa era la grande ansia, soprattutto perché mi consideravo principalmente un attore caratterista. Mi son goduto la mia anonimità perché mi ha permesso di spaziare in diversi campi. La cosa davvero spaventosa del fare televisione è che si vien così tanto associati ad un personaggio che poi diventa difficile per le persone vederti in altri ruoli.
Hamm: Liev ha centrato il punto della questione. Quando sei nei salotti delle persone ogni settimana per una serie di anni, sempre nei panni della stessa persona, è un cruccio il fatto che loro ti vedranno sempre in quel modo. Questa paura ha inciso su tutte le mie decisioni fatte fuori da Mad Men. Il primo anno dello show, ogni copione che ricevevo aveva un ragazzo con cappello e cappotto, sigaretta fumante e ambientato negli anni ’60. Per riuscire ad evitare cose simili, presentare il Saturday Night Live o fare Bridesmaids ha aiutato molto. Ma molti pochi tra noi sono in grado di guardare oltre il loro campo di azione e andare a dire ed indicare cosa vogliono fare. In genere molti dicono: “Scusa, Tom Cruise sta facendo questo Brad Pitt sta facendo quest’altra cosa e Bradley Cooper quell’altra. Perché non mi butto invece su cose che nessuno vuole fare?”
Charles: Jon, conoscendoti da quanto ti conosco io, sei davvero divertente e guardarti fare comedy è stato magnifico.
Daniels: La gente diceva: “Aspetta un minuto, ma è anche divertente!”
Hamm: Beh in parte è stato aver fortuna, in parte è stato essere al posto giusto al momento giusto E una parte anche il fare una decisione consapevole e fare, come diceva Liev, cose molto diverse dal solito. In fondo è il motivo per cui siamo entrati in questo mondo. Non credo che fare la stessa cosa ancora e ancora si confaccia a qualcuno in questo tavolo.
Hai trovato resistenza tra i tuoi rappresentanti per mantenerti aperto a differenti tipi di opportunità?
Hamm: Oh, sicuramente! Loro vogliono solo i soldi. “Perché rifiutare tutti quei soldi? Lavora, lavora, lavora”. La mia risposta è sempre “Beh, io voglio vedere la mia famiglia. Non voglio vivere in Nova Scotia per sei mesi”.
Charles: Non che ci sia niente di male in Nova Scotia.
Hamm: Grande, magnifica la Nova Scotia. È la Scotia migliore!
Mark, cosa ti ha spaventato di più del fareThe Normal Heart?
Ruffalo: Prima di tutto, era The Normal Heart. Chiunque nella mia generazione ha visto quell’opera centinaia di volte al liceo. È una parte davvero difficile, emotivamente parlando. Farne un film è stata una scelta molto criticata. È nata una propaganda agitatoria teatrale, che per forza deve essere stata guidata dal mondo politico. Quando provi a girare quel film, può diventare molto irritante. E poi c’è Larry Kramer, una personalità immensa e santificata nel mondo gay. E così dissi al regista Ryan Murphy: “Non ti sembra il momento per un attore gay di recitare in un ruolo gay?” E lui rispose: “L’idea di base del film è andare oltre questo genere di etichette”. Molta è la responsabilità che ha comportato accettare quel ruolo.
Daniels: L’hai fottuta per bene quindi la parte? (Ride)
Ruffalo: Nel miglior modo che ho potuto! Parte difficile, amico. Non ci sono molte persone che non avrebbero fottuto in quella parte.
Daniels: Ma è questo il talento. Tuffarti nel pensiero “Potrei fottere tutto qui. Potrei fallire miserabilmente”.
Ruffalo:“Ma correrò questo rischio comunque.”
Charles: Non è forse quella poi l’esperienza migliore? Essere in bilico sul “Non so che cavolo accadrà”?
Ruffalo: Devi mettere la tua fighetta in riga.
Daniels: La quantità e la velocità dei dialoghi in The Newsroom mi spaventa. Recitarli sembra quasi una lotta tra il fallimento continuo nella tua testa e la mia abilità di memorizzarli. Questa è una grande battaglia con Aaron Sorkin. Non stai mica girando l’angolo dicendo battute del tipo “Attento!”.
Charles: E non hai nemmeno quelle quattro settimane per impararle.
Shreiber: Quello che preferisco sono le parole. Datemene tante ed io sono felice. E adesso sono in uno show in cui ho 8 battute ad episodio (Ride). Fare TV vuol dire fare un sacco di pratica, ma sfortunatamente vuol dire anche fregarsene sempre di meno. Ascoltare ed andare avanti!
Sheen: Io sono come Liev. Mi sono sempre sentito più sicuro con un sacco di parole, dato che vengo dal teatro. Ho anche avuto sempre un grande problema di sicurezza. Il motivo per cui ho preso la strada di attore caratteriale è stata in parte per questa cosa, ma anche perché trovo rifugio nelle parole. Adesso che interpreto un personaggio che non parla tanto, renderlo interessante senza che abbia tanto da fare è stata una sfida. Ma la grande transizione è stata passare improvvisamente da uno scenario di due ore ad uno di 12. La nostra storia è basata su eventi reali, quindi c’è almeno una sorta di arco, ma è enorme; stiamo parlando della vita di un uomo. Nella prima stagione sapevo che stavo per attraversare un momento cruciale per la storia, ed ho basato tutto il lavoro che ho fatto su quel momento, correndo il rischio che la gente dicesse “Non mi piace per niente questo tizio. Non c’è niente di affascinante in lui”. Ma a partire dal quinto episodio, quello che è successo ha avuto molto più potere a causa del potere accumulato della narrazione.
Se l’uscita di Josh da The Good Wife è un segno, il pubblico è disposto ad investire anni nella vita dei personaggi e sono disperati quando va via.
Sheen: Sì. Gli show che noi tutti stiamo facendo hanno un livello di sofisticazione nella scrittura che è molto straordinario. Non possiamo contare con gli stessi trucchetti.
Hamm: E la gente consuma la TV in modo diverso adesso. Non guardavo The Wire quando andava in onda, ma ho guardato tutte e 5 le stagioni mentre stavo girando un film. Stavo sveglio fino alle tre del mattino e potevo pure guardare nove episodi di seguito, dicevo sempre “Non riesco a smettere di guardare questo show!”
Daniels: (ad Hamm) Conoscevi gli imminenti archi di Mad Men?
Hamm: Non li conosco mai.
Daniels: (a Charles) Tu?
Charles: In linea generale sì, ma mai nei particolari.
Daniels: Neanch’io so niente su The Newsroom. L’ho abbracciato e vissuto come una vita normale.
Hamm: Potremmo anche essere messi sotto da un autobus mentre usciamo da qui.
Ruffalo: Fare una serie TV è più emozionante rispetto a fare un film perché si ha più tempo di immergersi nel personaggio?
Sheen: È una delle cose più emozionanti. Dall’altra parte, però, a confronto ricevi solo due scene.
Schreiber: Ma hai sempre più familiarità in una serie TV, e questo vuol dire che non hai una sola opportunità. Se vai male quella volta, poi hai un altro episodio.
Cosa sperate che i direttori capiscano meglio degli attori?
Daniels: In The Newsroom ci sono delle persone fantastiche, ma sin dal primo giorno ho detto “Cinque parole o meno. Se non riesci a dirmi in cinque parole o meno cosa fare tra una ripresa e l’altra o di fronte ad una scena, stai sulla sedia”. Ed ha funzionato. “Oh, non si scherza con Jeff!”
Hamm: Parte di quello è cercare di far credere e far capire loro che gli attori sono parte del processo creativo. “Voglio che tu dica le parole in questo modo”, ed io ho detto “Beh, posso, ma posso anche farlo nel modo in cui ho lavorato per 90 e rotti episodi. Posso portare qualcosa in questa cosa che forse tu non hai pensato”.
Schreiber: Dirò qualcosa relativamente controverso. Nell’era d’oro degli scrittori, essere un direttore in televisione è davvero un lavoro duro. Devono venire su un set che già funziona senza di loro e dove tutti sono superiori a loro. La direzione delle riprese era l’unica parte ancora indipendente e adesso che prendi questi tizi, che sono dei veri artisti nel cinema, e li metti in situazioni in cui si chiede loro di incastrarsi con delle persone dagli 8 ai 10 giorni e poi andar via dalla loro produzione, è come una pubblicità.
Gli showrunner hanno troppo potere nello scenario?
Schreiber: Abbiamo una showrunner veramente brava [Ann Biderman] che è capace di tutto. Ma con la qualità della scrittura e della produzione, abbiamo anche bisogno di grandi direttori, per permettere loro di correre qualche rischio.
Charles: Mi piace un direttore che crei una zona sicura dove posso correre un rischio e sentirmi comunque sicuro. Certo, qualcosa può andare sempre storto, ma non è questo il loro obbiettivo.
Qual è l’ultima performance attoriale che vi ha fatto ingelosire?
Hamm: Ho visto uno show inglese chiamato Black Mirror. L’avete visto?
Sheen: Era tutto sulla scena di sesso con il maiale, mi è piaciuta! (Ride)
Hamm: Ed ero veramente geloso di quel maiale! No, è uno show antologico, come The Twilight Zone. Ogni episodio è autoconclusivo, così puoi guardarli in qualsiasi ordine. Questa è stata l’ultima cosa che mi ha fatto esplodere la testa, ero tipo, “Whoa”. Molto intelligente ed inquietante. E Michael ha menzionato la scena di sesso con il maiale.
Schreiber: Non guardo molte cose attuali di questi tempi. Però devo fare i complimenti all’attore Jemain Clement nei panni del malefico cacatua in Rio 2. (Ride) Io e miei figli ripetiamo ogni giorno questa sua battuta: “Farò subito la cacca sulla vostra festa”. L’abilità recitativa con cui il signor Clement pronuncia quella battuta, per me si può comparare con la bravura di Babe Ruth.
Ruffalo: Joaquin Phoenix nel film Her mi ha reso invidioso.
Daniels: 12 Anni Schiavo mi ha fatto sentire orgoglioso di essere un attore.
Quali riconoscimenti togliereste dalla pagina di IMDb?
Daniels: My Favorite Martian del 1999.
Schreiber: Solo uno?
Ruffalo: Dal 1986 al 1995.
Charles: Ce ne sono un paio.
Sheen: Toglierei Il Gladiatore. La mia pagina su IMDb dice che ci sono, ma non è così.
Hamm: È impossibile correggere una pagina di IMDb! Puoi scriverci e dire “Sono questa persona. Questo non è vero.” Loro direbbero “Ci dispiace, qualcuno ha detto che lo è.”
Cosa vi scoraggia di più riguardo al cambiamento del mondo dello spettacolo da quando avete iniziato?
Ruffalo: Il consolidamento delle agenzie è stato dannoso. Quante sono adesso? Due, tre? Quando stavo facendo strada in questo mondo c’erano delle piccole agenzie in cui potevi trovare la tua strada. Amo i miei agenti dell’UTA adesso, ma a volte guardo all’agenzia e dico “Per chi stanno lavorando?” Sono a proprio agio con gli studios! E non è una buona cosa per avere nuovi talenti. Grazie a Dio per quello c’è la televisione, ma quando parlo con i giovani attori, dico loro “Prendete una telecamera e fatevi le vostre cose. È la miglior cosa che possiate fare.”
Hamm: Io credo che tutti abbiamo avuto una trattativa in cui abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo detto “Aspetta un attimo, chi stai rappresentando? Stai prendendo entrambe le parti.” Vogliono lo studio perché hanno altri 40 clienti in trattativa. Voglio che tu stia dalla mia parte, quindi dici “Potrebbe non esserci un dopo per me.” È questa la paura.
Hai ancora paura, Jon, anche dopo tutto il successo?
Hamm: Tutti questi ragazzi erano già famosi quando hanno iniziato i loro attuali progetti, io no. Non ero neanche un protagonista in uno show della Lifetime quando sono stato buttato in questa situazione, che era terrificante. Non avevo nessun potere né garanzia che le cose sarebbero andate bene e che qualcuno avrebbe visto Mad Men o che avremmo fatto un secondo episodio.
Charles: Mi sto ricordando di quando mi dicevi queste cose dopo una nostra partita a tennis. “Credo che potrei fare piuttosto bene. Il fermento dalla AMC… Credo che loro siano positivi.” Ed io ti ho detto “È fantastico, amico, grande!”
Sheen: Mi sono trasferito a Los Angeles 12 anni fa e tutti dicevano “Non fare la TV. Se la fai non farai film.” Ma l’altro giorno ero all’aeroporto e sulle copertine della maggior parte delle riviste c’erano attori e attrici di TV, non star del cinema. Ho pensato “Le cose sono davvero cambiate.”
Schreiber: La mia più grande frustrazione è la cultura della celebrità. Per la recitazione e la narrazione è brutto quando gli attori hanno una personalità più grande rispetto a quella dei loro personaggi.
Charles: Ma io seguo Mark su Twitter e non ho problemi a separare i suoi tweet dal vedere lui come personaggio. Non mi dà fastidio. Seguirlo su Twitter non vuol dire che io lo conosca di più in modo tale da non poterlo vedere recitare.
Ruffalo: Dipende anche dal modo in cui vengono usati i social media. “Ho cagato due volte oggi e sto mangiando un panino col prosciutto.”
Hamm: Due volte al giorno adesso? Buon per te.
Ruffalo: Oh, cavolo, è come un orologio.
Schreiber: Ma in realtà stai cercando di usare Twitter in modo efficace. È diverso dal twittare foto tue in un negozio con un paio di jeans. Dopo, quando ti vedo recitare, non posso far altro che pensare “Sai, sta davvero bene con quei jeans. Per essere un ragazzo, ha un culo bellissimo.”
Ruffalo: Mi stavano bene quei jeans?
Schreiber: Benissimo.
Qual è il commento più divertente o strano che avete ricevuto o letto su di voi?
Hamm: L’insulto passivo-aggressivo. Ne ricevo sempre: “Amo semplicemente il modo in cui non fai niente sullo schermo.” Ed io dico “Beh, sono contento che ti piace, ma non è vero che non faccio niente. Grazie, zia Betty.”
Schreiber: Ero emozionato di incontrare Ang Lee – sono un grande fan – e sono andato nel suo studio a New York. Stavamo facendo una lunga conversazione esistenziale sull’arte e cose del genere. Alla fine, mi guarda e dice “Wow, hai davvero delle belle gambe.” (Ride) Pensavo sarebbe stato diverso con Ang!
Sheen: Non ho mai letto commenti online, perché l’unica volta che l’ho fatto, qualcuno mi ha detto “Beh, di sicuro non è Jon Hamm.” (Ride)