Serial Must – I Tudors

Perché considerare “I Tudors” un must? Questa volta, giuro, non scriverò un articolo lungo e non vi tedierò con infiorettature da malata di serie tv. Mi limiterò ad un paio di gif esplicative e voi capirete il perché.

Va bene, questa era la parte idiota dell’articolo, adesso andiamo alle cose serie. I Tudors, serie targata Showtime e composta da quattro stagioni, non si prende la briga di esaminare effettivamente tutti e quattro i regnanti della dinastia Tudor (quindi Enrico VII, Enrico VIII, Maria la sanguinaria ed Elisabetta detta la regina vergine). Si concentra sul suo esponente più controverso: Enrico VIII e benché ci mostri un monarca ancora estremamente giovane ed avvenente, non siamo nemmeno agli albori del suo regno. Il sovrano infatti è già sposato da anni con Caterina di Aragona ed è scontento della mancanza di un erede maschio. Di fatto, la serie comincia con le macchinazioni che porteranno il Duca di Norfolk e Thomas Boleyn a mettere sul trono, come nuova regina, la figlia del secondo, Anna Bolena, causando lo scisma della chiesa Anglicana da quella cattolica.
Descritta così sembra una cosa molto seria e, chi lo sa, forse noiosa e molto da History Channel. Il punto è che ad interpretare l’aitante Enrico è il conturbante Jonathan Rhys Meyers e nei panni della Bolena c’è una Natalie Dormer agli albori della sua carriera. Ma non finisce qui, perché grazie ai Tudors c’è un altro giovane avvenente attore inglese che coglie la palla al balzo e compie il primo passo che lo porterà a diventare l’uomo d’acciaio; stiamo parlando di Henry Cavill.

Con il susseguirsi delle stagioni si alternano sul piccolo schermo grandi nomi (basti pensare a Gabrielle Anwar, James Frain, Sam Neil, Joely Richardson, Peter O’Toole) a nomi che grazie a questa serie verranno lanciati verso promettenti carriere (Tazmin Merchand, Colin O’Donaghue, Sarah Bolger). Dunque il cast decisamente è un punto a favore se vi troverete a dover decidere se recuperare o meno questa serie.

Altro punto positivo: i costumi. Sì, lo so, qualche purista dell’età Tudor obietterà perché ci sono alcuni abiti che oggettivamente sono saltati un po’ fuori dal cilindro; ma l’abbiamo premesso: non è una produzione History Channel, è la vita romanzata di Enrico VIII e se vogliono farci vedere un po’ più di pelle di questo o quel protagonista, chi siamo noi per lamentarci? Personalmente ho amato il lavoro della costumista Joan Bergin (Costumista anche per Vikings e Camelot) che non a caso è stata nominata quattro volte agli Emmy per i costumi realizzati per la serie e per tre volte ha vinto (nel 2007, 2008 e 2010).

Brevemente altre cose che ho amato sono il montaggio (raramente noioso); i dialoghi (molto spesso caratterizzati del personaggio ma soprattutto in grado di mostrarci i cambiamenti e le evoluzioni di ciascuno di essi da una stagione all’altra); la colonna sonora (anche qui, qualche licenza poetica ogni tanto ma non siamo ai livelli di Reign, grazie al cielo); la fotografia (in grado con luci ed ombre di mettere in risalto gli aspetti caratteriali e dare spessore alla parte politica e complottistica dello Show); le locations (ogni tanto qualche strafalcione di interruttori o antenne si nota, se si sta attenti, ma nel complesso la scelta dei luoghi e la ricostruzione dei set è davvero ammirevole).

Cosa non va quindi? Siamo sempre lì: non è history channel, ma un pelo più di coerenza storica non avrebbe guastato. Molto spesso sono stati fatti dei pasticci con avvenimenti spostati da un anno all’altro e soprattutto sono state impasticciate certe relazioni tra i personaggi, come quelle tra Enrico e le sue figlie, Maria ed Elisabetta. Inoltre… è vero che io ho lodato il cast bellissimo e stellare, però… tra le mogli di Enrico abbiamo una Anne di Cleves che avrebbe dovuto essere così brutta che il sovrano – notoriamente un marpione – si rifiutò di giacere con lei; Joss Stone ha fatto un lavoro fantastico a livello interpretativo ed ho amato il fatto che si sia impegnata molto per simulare un accento tedesco (particolare che con il doppiaggio italiano è un po’ andato a quel paese), insomma tutta la buona volontà e i complimenti del mondo ma c’è stato un problema insormontabile: non era brutta. Nemmeno lo sforzo di imbruttirla con il trucco o di farla ingrassare per la parte. Per questo le rimostranze del re appaiono i deliri di un pazzo. Una brusca scivolata, meno male che dura pochi episodi della terza stagione. Altra cosa un po’ così e così: la sigla, se comparata ad altre della stessa rete appare un po’ sciapa, con delle immagini in dissolvenza non sempre incisive; ma la musica è accattivante.

E dopo l’amaro calice, mettiamo un’ultima zolletta di zucchero per ricordarvi che, a prescindere da questi difetti, la serie è consigliatissima: l’ultimo episodio. Il Series finale è così bello e pieno di allegorie e metafore che da solo meriterebbe un encomio; non potete perdervelo, ma per capirlo dovete guardare tutto quello che c’è prima, quindi, se non l’avete fatto, correte a recuperare “I Tudors”.
E se avete già seguito la serie e volete fangirlare con altri appassionati come voi passare dalla pagina Together we fandom o dal nostro gruppo Innamorati delle serieTv.

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