Ultimamente mi sto interessando sempre più alla cultura iraniana (o dovrei dire persiana, come ha fieramente sostenuto la proprietaria di un ristorante persiano nella mia città di fronte all’errore in buona fede di mio padre), con l’idea di farci un viaggio prima o poi. Di conseguenza, ho curiosato nelle serie televisive iraniane proposte dal web e condivido con voi i risultati della ricerca.
- Haft Sang (2014). Serie che è un allegro e spensierato plagio di Modern Family, con le dovute “correzioni” (scordatevi donne sinuose e personaggi LGBT). Qualcuno ha già pensato a mettere a confronto le due serie per rendere ancora più palese la ruberia culturale. Ecco qui:
- Shabha Barareh (2005). Una sorta di Blackadder persiano. Iran anni Trenta. Un giornalista, Kiyaanosh, nella sua fuga dall’arresto per aver scritto un articolo di critica del governo, viene morso da un serpente e tempestivamente salvato dal figlio del capo villaggio di Barareh, Shir Farhad, il quale poi lo introduce al paese e ai suoi abitanti.
Con un accento e dialetto buffo, ed usi e costumi singolari, gli abitanti di Barareh forniscono uno spaccato della società iraniana, delle sue contraddizioni, in particolare della differenza tra città e campagna. - Madare Sefr Daraje (2007). Serie tv molto particolare e politicamente strategica. Realizzata in cooperazione con l’Ungheria, la Francia e il Libano, la serie è ispirata alla storia vera del diplomatico iraniano Abdol Hossein Sardar che salvò, negli anni Quaranta, diversi ebrei parigini consegnando loro un passaporto iraniano. La serie tv, in realtà, si snoda attorno ad uno studente universitario, Habib Parsa, che si innamora di una sua compagna di corso a Parigi, di religione ebraica.Inutile dire che il padre della ragazza, Sarah, è un sionista che si opporrà all’unione con Habib. La serie, come detto prima, è strategica in quanto opera una distinzione tra sionisti ed ebrei, cercando di dimostrare un’apertura dell’Iran all’ebraismo e all’Olocausto. Su Youtube si trovano degli spezzoni sottotitolati in inglese.
- Ghahveye Talkh (Bitter Coffee; 2010). Un professore di storia specializzato in storia persiana si rende conto che i suoi studi non suscitano alcun interesse. Decide quindi di tornare al suo paese natio ma si imbatte nella studentessa Roya che gli chiede aiuto sulla bibliografia concernente il periodo 1198-1203 (calendario persiano, quindi circa il 1800) per la stesura della sua tesi. Il professore, Nima, riceve la telefonata da un museo e vi si reca sperando di essere d’aiuto a Roya. Gli viene detto di aspettare nei corridoi e gli viene offerta una tazza di caffè amarissimo. Nel berlo, Nima viene trasportato nell’anno 1201 nella casa dello Shah di Persia! La serie quindi si dipana nel tratteggiare la storia dinastica di quel periodo.
- Sharzad. Trovate una recensione molto accurata su Internazionale, per cui vi invito a leggerla direttamente QUI.
Ho trovato anche altre serie, ma non sono riuscita ad avere informazioni che andassero al di là di una frase, specie quelle comiche. L’Iran ha quindi un’interessante cultura seriale, che, almeno mi pare così superficialmente, pesca dal nutrito immaginario cinematografico, in continuo bilico tra autocensura e licenza poetica. Peccato che quasi tutte non sono sottotitolate, potremmo capire molto di più, ma per ora ci accontentiamo.