Shadowhunters – Recensione 1×01/02 – The Mortal Cup/The Descent Into Hell Is Easy

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Finalmente il viaggio nello Shadow World è incominciato, con il rilascio da parte della ABC Family – ora definitivamente Freeform – dei primi due episodi dell’attesissima serie urban fantasy tratta dai romanzi di Cassandra Clare.
Prima di poter effettivamente parlare dello show, è importante, a mio parere, fare una premessa, rivolta soprattutto a quei fedelissimi lettori che si stanno approcciando a questo prodotto nella speranza di provare esattamente le stesse emozioni che i romanzi hanno suscitato loro: ciò non è possibile. Il lento sviluppo proprio di un’opera letteraria, le descrizioni approfondite, lo spazio che questa, nonostante tutto, lascia alla libera immaginazione, sono tutti elementi che un prodotto televisivo non può dare. Gli stravolgimenti della trama, piccoli o grandi che siano, sono dovuti a ragioni di un duplice ordine, ossia in primis per garantire un minimo di innovatività anche a coloro che conoscono perfettamente la storia perché hanno consumato, rileggendole, le pagine del romanzo, e, ancora, per ragioni più pratiche – il budget, l’esigenza di maggiore spettacolarità, il tempo più risicato che si ha per permettere alla trama di svilupparsi, il coordinamento del cast e della crew. Insomma, non si può pretendere che lo show ricalchi in tutto e per tutti i romanzi; quello che possiamo (e dobbiamo) pretendere è che la sostanza, cioè tutto ciò che ci ha fatto amare The Mortal Instruments, andando oltre considerazioni superficiali del tipo che l’incontro fra Jace e Clary non fosse esattamente così o che l’Istituto sia stato stravolto, venga rispettata.
Detto ciò, da amante della saga letteraria, sono stata soddisfatta dai primi due episodi, che ci hanno introdotto al mondo degli Shadowhunters: Clary viene a conoscenza del grande segreto che sua madre le aveva celato, scopre il mondo dell’Istituto e conosce i Fratelli Silenti attraverso una inquietante gitarella nella Città di Ossa, terminata purtroppo con il rapimento di Simon ad opera dei vampiri. Parallelamente, ci viene presentata la caccia alla Coppa Mortale, che induce Valentine a rapire la sua ex-moglie (non avete provato anche voi un brivido mentre la guardava, cogliendo il vero psicopatico che si cela dietro quell’ “amore”?) e Luke ad attivarsi per evitare il peggio.
KATHERINE MCNAMARA, ALBERTO ROSENDEInnanzitutto, trovo che il cast sia stato scelto perfettamente, posto che si tratta solo dell’inizio e che è necessario dare a questi attori la possibilità di crescere assieme al loro personaggio, approfondendolo e conoscendolo sempre più. Katherine McNamara ha inscenato dal primo momento una Clary che, sebbene spaventata, mostra immediatamente una grande forza: testarda e precipitosa, si getta a capofitto in situazioni pericolose per salvare una persona che ama, incurante delle conseguenze negative che potranno derivarne. Dominic Sherwood ci mostra un Jace duro, apparentemente senza sentimenti ed impossibile da scalfire, ma ad un occhio attento non sfugge che dei primi cedimenti, delle prime aperture, cominciano a palesarsi dal modo in cui guarda e si approccia a quella scontrosa ragazza dai capelli rossi. Matthew Daddario (Alec), Emeraude Toubia (Isabelle), Harry Shum Jr. (Magnus), Alberto Rosende (Simon) sono stati eccellenti nel trasporre sullo schermo le caratteristiche salienti dei loro personaggi, così come ideati dall’autrice, con solo delle piccole deviazioni, date dalle ragioni poc’anzi espresse. Non riesco a giustificare eventuali lamentele in merito al cast, soprattutto in virtù del fatto che stavolta abbiamo davvero un grandissimo interprete dietro a Valentine (non me ne voglia Rhys Meyers, ma per il momento non c’è davvero paragone fra le due performance – mi sembra che Van Sprang abbia capito Valentine molto più di quanto avesse fatto lui!). Solamente Hodge mi lascia perplessa: troppo belloccio, troppo palestrato e forse anche giovane, ma spero di potermi ricredere in corso d’opera.
Inoltre, sebbene anche io non apprezzi eccessivamente il massiccio quantitativo di tecnologia presente all’Istituto (per i profani, la magia del luogo sacro dovrebbe impedire il corretto funzionamento di tutti quei computer e aggeggi, del tutto assenti nei libri), ho gradito che sia stato accentuato l’aspetto militare della vita degli Shadowhunters: quasi come un mix fra un laboratorio scientifico e un dipartimento dell’FBI, si tratta di una vera e propria fortezza, dove questi soldati, metà umani e metà angeli, dedicano il loro tempo e e la loro vita alla missione. Credo che su un cambiamento del genere, per quanto sostanziale agli occhi di alcuni, si possa tranquillamente sorvolare. Ci era però stato detto che non saremmo stati delusi nelle nostre aspettative di poter vedere Church, il gattone dal pessimo carattere che si aggira per l’Istituto: chissà, magari nei prossimi episodi potremo fare la sua conoscenza!KATHERINE MCNAMARA, DOMINIC SHERWOOD,
Una nota assolutamente negativa: la scelta di collocare il nascondiglio di Valentine, in cui conduce i suoi terribili esperimenti di eugenetica e non solo (sempre per i profani, capirete più in là), a Chernobyl. Mi sfugge la validità di una siffatta decisione, proprio perché a livello logico non ha il minimo senso né appare determinante ai fini della trama – a meno che non ci sia un imperscrutabile di più che ci verrà rivelato in seguito. Inoltre, gli effetti speciali sono stati davvero imbarazzanti nelle panoramiche sulla devastazione del luogo, evidenziando più che mai carenze nel budget: se nelle restanti parti dei due episodi erano sufficientemente accettabili, regalandoci delle lame angeliche decorose e dei Fratelli Silenti assolutamente ben fatti, non si può davvero dir lo stesso in questo caso. Avremmo davvero potuto evitarlo.
Ulteriore pecca è stata la frettolosità con cui si è dovuto glissare su determinati argomenti ed affrontarne altri: in soli ottanta minuti, Simon è probabilmente già prigioniero all’hotel Dumort, Clary sa di essere figlia del malvagio di turno e Valentine è sulle di lei tracce. Se da un lato capisco la necessità di condensare queste note introduttive per entrare nel vivo del racconto, dall’altro mi è dispiaciuto molto non aver potuto gustare una lenta introduzione allo Shadow World e alla sua ricca mitologia. Forse proprio questa fretta ha reso i dialoghi a tratti scontati, innalzati qualitativamente solo dalle citazioni dal libro, periodicamente inserite negli stessi.
Un plauso finale va fatto per le scelte musicali. Niente si confaceva meglio al momento come Monsters (Ruelle) o Revolution (Diplo), basta guardare al testo per pensare siano state fatte apposta per questa serie!
Precisando che mi sono approcciata a questo prodotto con la massima criticità possibile, derivante anche dal fatto che ritengo The Mortal Instruments una delle migliori saghe di urban fantasy degli ultimi anni, sono comunque positiva in merito al futuro dello show. Le basi per crescere ci sono tutte, la speranza è che venga fatto buon uso delle ottime risorse che si hanno a disposizione: quindi, ora che abbiamo capito che il mondo non è come sembra e che tutte le leggende sono vere, auspico un rallentamento nella trama, un approfondimento maggiore della storia nel suo complesso ed una vivacità ulteriore nei dialoghi, senza scadere nel banale – fermo restando che siamo (e credo saremo sempre lontani) da un certo livello qualitativo proprio di prodotti più di nicchia, dal momento che questo vuole essere uno show davvero per tutti.
Per il momento, il mio più grande timore, ossia che lo show si trasformi in una soap adolescenziale in cui l’unica cosa che conta è dare al pubblico teen il bacio che tanto aspetta fra due personaggi, appare scongiurato. Mi auguro che si continui in questo modo, tenendo ben a mente che stiamo in primo luogo parlando di demoni e angeli, di amore e perdita, di amicizia e crescita: finché l’organicità della trama verrà mantenuta, potrò dirmi soddisfatta, e sì, anche attendere i primissimi baci Clace, Malec e Sizzy!

Nell’attesa di poter gustare il terzo episodio, che a quanto pare dovrebbe mostrarci il loft di Magnus per la prima volta, vi invito a passare dalle nostre pagine affiliate: Shadowhunters Italian Fans, Shadowhunters Italia e Tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me.

E voi cosa ne avete pensato di questi primi episodi? Ditecelo nei commenti!

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