Il viaggio nello Shadow World è ormai entrato nel vivo: dopo un inizio alquanto affrettato, la complessa mitologia creata dalla Clare comincia a delinearsi in maniera più chiara, tanto vero che, in questo quinto episodio, ci viene presentata l’ultima specie fondamentale fra i Nascosti, i lupi mannari.
“Moo Shu To Go” si sviluppa inizialmente su due binari paralleli, dal momento che il nostro giovane team viene costretto dalla rigida Maryse Lightwood (un plauso all’interpretazione di Nicola Correia-Damude) a dividersi in due coppie, Jace ed Isabelle da un lato e Clary ed Alec dall’altro, i primi col compito di recarsi alla Corte Seelie e scoprire perché il Popolo Fatato abbia reciso di netto i rapporti con gli Shadowhunters all’improvviso, i secondi di contro col solo obiettivo di non far rapire/uccidere la “piccola” Fairchild. Purtroppo le cose non filano lisce, grazie alla testardaggine della nostra protagonista, e sia lei che Simon finiscono prigioniere del branco di licantropi, intenzionati a torturarli per ottenere la Coppa Mortale: solo il tempestivo intervento congiunto di Luke, che mostra così la sua vera natura, e degli Shadowhunters capeggiati da Jace porterà alla salvezza e ad un inaspettato ricongiungimento.
I cambiamenti rispetto alla saga letteraria cominciano a delinearsi con più forza, partendo dal rapporto fra Isabelle (Emeraude Toubia) e Clary: se nei libri le avevamo viste in perenne tensione, tanto che Jace aveva dovuto persino spiegare a Clary che l’atteggiamento della sua quasi sorella fosse dovuto ad una corazza di gelosia mista ad imbarazzo, non avendo mai avuto amiche donne, qui le due trovano invece subito complicità. Propenso com’è il pubblico odierno ad odiare subito un personaggio, probabilmente è stata la scelta più felice; difatti, se avessero mantenuto gli atteggiamenti della Isabelle letteraria, la povera Emeraude sarebbe stata sommersa di insulti sul web. Inalterata rimane invece l’ostilità di Alec verso questa aggiunta inaspettata alla squadra: il giovane Lightwood si rende difatti conto dei sentimenti che costei comincia a suscitare in Jace e ne è geloso, tanto che non si risparmia in frecciatine, e, andando più in là, è sinceramente convinto che tutte queste missioni suicide non autorizzate dal Conclave non siano la cosa migliore – esattamente come l’Alec dei libri, per il momento rimane dell’idea che “Dura lex, sed lex” sia un valido motto e che l’autorità vada rispettata. Cosa gli farà cambiare idea lo vedrete solo proseguendo nella visione. Mi è piaciuto il misto di delicatezza ed esasperazione con cui Clary gli ha fatto capire di essere conscia del sentimento che il ragazzo prova per il giovane Wayland, spronandolo a lasciarsi andare un po’ e a non essere perennemente depresso – immagino che sarà proprio questa la base da cui i due potranno partire per costruire un rapporto civile, visto che ormai Clary è “una di loro”.
L’episodio in sé continua sulla scia del quarto, rappresentando un valido miglioramento: trovo che gli attori siano entrati decisamente di più nelle parti (e con questo non intendo dire che meritino l’Oscar, rientrano in un range di accettabilità che rende il tutto godibile) e che la storyline proceda in maniera sufficientemente logica, per quanto io stessa attenda di vedere a cosa mirino questi esperimenti di Valentine. Non fraintendetemi, anche nei libri questi era dedito all’eugenetica, ma sono curiosa di vedere se le leggi di sangue che regolano il mondo degli Shadowhunters – accuratamente spiegate dalla Clare – siano state rispettate e cosa eventualmente sia stato apportato di nuovo.
Per quanto gli effetti speciali siano ancora ai limiti dell’imbarazzante (la trasformazione dei licantropi? Un dolore per gli occhi), immagino che dovremo farci l’abitudine, a meno che il network non decida improvvisamente che vale la pena investire di più nello show. A parte questa prospettiva utopica, per il futuro mi auspico di vedere una presenza sempre più ingente di Magnus, visto che Harry Shum Jr. è stato in grado, in quelle poche scene che per ora gli sono state dedicate, di risollevare completamente la situazione: la sua maggiore esperienza rispetto agli altri si nota, così come la perfetta consapevolezza che ha del personaggio assegnatogli. Quando ha chiuso la chiamata con Alec, non troppo turbato, anzi compiaciuto della sfida imminente per conquistare il giovane, era proprio il Sommo Stregone di Brooklyn a parlare! Quello su cui ancora non riesco a farmi un’idea precisa è invece Valentine: ho bisogno di vederlo più sullo schermo per comprendere se e come sia stato inquadrato questo grande cattivo.
In conclusione, devo sì concordare con quella parte del web che taccia lo show di essere trash, ma accattivante, però sono anche ansiosa di continuare a seguirlo per vedere come verranno trattati elementi scottanti che lasceranno i non lettori a bocca aperta: la famosa scatola di Jocelyn con le iniziali “JC” ha fatto la sua comparsa, il che vuol dire che presto, molto presto, tutto prenderà una piega straordinaria. I libri rimangono nettamente superiori, specialmente se letti in lingua originale, ma lo show è di per sé godibile – non un capolavoro, ma nemmeno l’abominio che i fan più accaniti vorrebbero fosse.
Vi lascio con il promo del prossimo episodio e, nel frattempo, vi invito a passare dalle nostre pagine affiliate: Shadowhunters Italian Fans, Shadowhunters Italia e Tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me.