Bad Blood, ottavo episodio dello show Freeform tratto dai romanzi di Cassandra Clare, comincia ad avventurarsi su storyline più complesse, alcune delle quali i lettori riconosceranno come proprie di “Città di Cenere”, cosa della quale eravamo d’altronde già stati avvisati.
Difatti, avvenuto il tanto atteso bacio Clace nello scorso episodio e messo quindi sullo sfondo il loro rapporto, il fulcro fondamentale stavolta è rappresentato dalla trasformazione di Simon in vampiro. Dopo diverse avvisaglie nei precedenti episodi ed il grosso cliffhanger con cui si era chiuso quello precedente, il ragazzo è adesso in fase di transizione e spetta a Clary scegliere se seppellirlo così che possa rinascere come non-morto o ficcargli un paletto nel cuore e perderlo definitivamente: inutile dire quale scelta farà la giovane, sebbene non posso dirmi certa del fatto che abbia davvero ascoltato il consiglio di Luke di “farlo per Simon e non per se stessa”. Dall’altro lato, con lo stile binario (e piuttosto semplicistico) che contraddistingue per il momento la serie, abbiamo le bagarre politiche dell’Istituto, con Alec ed Isabelle che cercano disperatamente di dimostrarsi all’altezza delle aspettative che il nome di famiglia carica sulle loro spalle, nel tentativo di compiacere quegli stessi genitori che non sono propriamente stati onesti con loro: da buoni soldati, però, seguendo una delle fondamentali regole da Shadowhunter spiegate da Jace, non si fanno offuscare dalle emozioni e percorrono il percorso da altri prestabilito, tanto che sarà proprio Alec ad individuare la strada maestra per risolvere la situazione: sposare la bella emissaria del Conclave, Lydia Branwell, così da mantenere l’Istituto e al contempo garantire ai piani alti un certo controllo.
Lo show in sé e per sé sta migliorando, così come gli attori, che mi sembra stiano pian piano entrando sempre più nelle rispettive parti (compresa la povera McNamara, che è stata aspramente attaccata da tutti sul web): il vero problema, a mio parere, sono i dialoghi, che fanno perdere gran parte della magia della saga letteraria. Se Clary per il momento viene dipinta in maniera piuttosto fedele e realistica, lo stesso non si può dire per Jace; questi dovrebbe infatti essere uno dei personaggi più complessi, che la stessa Fray fatica a capire e col quale ha diverse discussioni, anche piuttosto forti, contraddistinte dal suo sarcasmo pungente e, a tratti, ai limite dell’offensivo. Io non vedo niente di tutto questo e, cosa più importante, sono convinta non sia da imputare a Dominic Sherwood: lui fa quello che può, pronunciando quelle poche battute che gli autori gli hanno concesso e restando in piedi a far bella mostra di sé e dei suoi muscoli per la maggior parte del tempo. È mai possibile che al protagonista maschile venga concesso così poco spazio? E anche i tanto attesi e amati Clace, perché sono stati costruiti con questo pressappochismo? I pochi riferimenti testuali alla saga letteraria risollevano un po’ la situazione, ma anche qui non basta un mero copia e incolla: per esempio, noi lettori siamo consapevoli dell’importanza simbolica della storia del falco, ma gli autori sono poi caduti proprio sulla conclusione, “Il ragazzo non pianse mai più e non dimenticò quello che aveva imparato: che amare vuol dire distruggere ed essere amato vuol dire essere colui che viene distrutto”. Una simile concezione ha una portata ben più ampia del “sul lavoro non devono esserci emozioni”, semplicistica e riduttiva conclusione messa in bocca a Jace. Peccato, perché sarebbe stato un ottimo passo in avanti per capire il personaggio.
Inoltre, e qui spero di potermi smentire in futuro, la coppia Clace è caratterizzata da una fortissima angst a prescindere dal plot twist che nei libri ci ha fatto attendere tanto per poterli vedere assieme definitivamente: mi auguro quindi di vedere un passo indietro da parte di Clary, che dovrebbe essere più concentrata su Simon date le circostanze, ed una certa riluttanza anche da parte di Jace, considerata la predetta idea che gli è stata inculcata da bambino – ed attenzione, con passo indietro e riluttanza non intendo dire che devono praticamente ignorarsi come in quest’episodio. Ci vuole coerenza.
L’unica coppia cui gli autori stanno davvero rendendo giustizia sono i Malec, i quali hanno sempre interazioni particolarmente soddisfacenti e fra cui si può sempre percepire una certa tensione e complicità, forse anche in virtù del fatto che lo spazio concesso al personaggio di Alec è parecchio. Per quanto sia indubbiamente un punto a favore dello show, non posso fare a meno di pensare che altro non sia che un espediente volto a raccogliere consensi fra i fan, visto che i due sono particolarmente amati: è ottima l’idea di costruire uno show con personaggi solidi e ben fatti, onde evitare lo sfacelo cui sta andando incontro per esempio The Vampire Diaries, che su Elena aveva costruito tutto e gli altri facevano solo da contorno, ma trovo paradossale dimenticare che la storia viene raccontata dal punto di vista di Clary e che lei e Jace avranno un ruolo fondamentale nella guerra che sta per arrivare. Un po’ più di lavoro sui loro personaggi dovrebbe stimolare anche più empatia da parte dei fan, onde evitare sentimenti asettici verso la coppia.
Ultimo punto a sfavore è: ma Valentine? In otto episodi siamo arrivati a coprire buona parte della trama di Città di Ossa e Città di Cenere, ma ancora non riusciamo a vederlo in azione come si deve. Ho apprezzato però i Dimenticati, sebbene ci sia un’evidente rivisitazione rispetto ai libri che non vedo l’ora venga spiegata. Ed anche nei suoi confronti è stata commessa una somma ingiustizia: davvero il grande leader ed idealista Valentine ha fatto tutto quello che ha fatto perché impazzito di gelosia a causa del tradimento di Jocelyn con Luke? Quanto semplicismo e quanta faciloneria anche nei confronti di questi ultimi!
Apprezzo lo spazio dato al personaggio di Simon, complice l’ottima recitazione di Alberto, per quanto talvolta tenda un po’ ad eccedere in tutto, segno del fatto che, quando gli autori e il cast danno il massimo, si può ottenere un risultato gradevole.
Insomma, per il momento Shadowhunters sta lentamente migliorando, pur restando un prodotto tendenzialmente teen e tendente al trash, lasciandosi guardare con piacere e senza troppo impegno. Tuttavia, sono anche fermamente convinta del fatto che, se gli autori fossero stati meno pigri ed un po’ più rispettosi verso un prodotto che non è assolutamente per ragazzini, avremmo potuto avere dialoghi meglio costruiti, personaggi più sfaccettati e profondi ed una storia più avvincente. Restiamo a guardare se almeno la trasformazione di Simon ed i risvolti che questo avrà sul triangolo fra lui, Clary e Jace verranno trattati con la dovuta dignità.
Vi lascio con il promo del prossimo episodio e, nel frattempo, vi invito a passare dalle nostre pagine affilate: Shadowhunters Italia, Shadowhunters Italian Fans e Tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me.