Dust and Shadows, quinto episodio della seconda stagione di Shadowhunters, si mantiene stabile su quella linea di sottile miglioramento che sta caratterizzando i nuovi episodi; fulcro narrativo è la gestione del lutto derivante dalla morte di Jocelyn, da ciascuno dei personaggi affrontato in maniera diversa a seconda del carattere e del legame esistente con la defunta (a proposito, se una mossa del genere vi ha sconvolto, in questa intervista gli autori spiegano come mai abbiano preso la decisione di eliminarla e garantiscono di aver avuto il via libera dalla stessa Cassandra Clare).
Se Clary, nel rispetto di un arcinoto cliché, cerca di trovare un modo per riportarla in vita, incappando in uno stregone non bene intenzionato, dall’altra parte Jace ha sentimenti contrastanti verso quella madre a lui sconosciuta ed Alec si tortura nel senso di colpa, correndo ovviamente da Magnus per poter ottenere conforto. Simon, invece, prende spunto dal terribile accadimento che ha colpito la sua migliore amica per decidere impulsivamente di tornare a casa con i suoi, con le conseguenze tragicomiche che abbiamo visto.
Bisogna ammettere che le meccaniche minori dell’episodio funzionano abbastanza bene: i dialoghi non sono eccezionali, ma nemmeno assolutamente scadenti, e il cast conferma di esser migliorato a livello recitativo. Anche le storyline affrontate sono convincenti e i richiami al libro, per quanto indiretti, notevoli: dall’ennesimo sberleffo di Aldertree a Jace si evince pienamente la natura del Conclave ed il disperato bisogno di riformarlo dall’interno, proprio come Valentine suggerirebbe, mentre gli esperimenti di eugenetica sui bambini richiamano un passaggio di vitale importanza nella saga letteraria.
Nonostante i cambiamenti apportati e lo sconquasso a livello temporale rispetto a come la storia si sviluppa a livello cronologico sulla carta, non mi dispiace assistere a queste variazioni, a patto che si mantenga il cuore dello Shadow World intatto, come mi sembra stiano cercando di fare.
Tuttavia, quanto detto finora vale solo ed esclusivamente perché, da lettrice di The Mortal Instruments, posso cogliere i riferimenti, capire quello che sta succedendo e non annoiarmi, in quanto per me ogni singolo rimando alla storia originaria vale tantissimo a livello affettivo. Mi chiedo, però, quanto ciò sia possibile per gli spettatori che invece si sono approcciati direttamente allo show e che, nonostante lo sfacelo della prima stagione, hanno insistito nella visione.
Un difetto che permane è l’incapacità di far procedere la storia alla giusta velocità: la scena fra Clary e il demone avrebbe meritato qualche minuto in più di attenzione, perché il rischio è che sia sfuggito, a chi non conosce la storia, l’eccezionalità di quello che è successo alla ragazza e della sua abilità di creare nuove rune oltre a quelle contenute nel Libro Grigio. Dall’altro lato, invece, si procede con eccessiva lentezza sul versante Valentine, un cattivo del quale finora non abbiamo visto abbastanza e che invece ha molto da dare. Ancora, l’introduzione dello yin fen come droga miracolosa che cura Isabelle significa tantissimo per i fan della saga, in quanto fa addirittura riferimento alla trilogia prequel The Infernal Devices (quanti/e hanno pensato sognanti a Jem e Will in quel momento dell’episodio?!), ma rischia di passare inosservato allo spettatore inconsapevole. Sicuramente c’è la lodevole intenzione di ricreare il mondo della Clare con maggiore dovizia di particolari rispetto a quanto fatto in passato e lo dimostra la cura mostrata nella scena del funerale – pulvis et umbra sumus – e il risveglio improvviso che sta subendo il personaggio di Jace, ma forse è il caso di calibrare il quantitativo di informazioni rilasciato di volta in volta, o i più non capiranno dove stiamo andando a parare.
In sostanza, posso dirmi soddisfatta dei miglioramenti visti e delle atmosfere più dark. I nuovi autori stanno tenendo in debita considerazione il materiale cartaceo, stravolgendolo al punto giusto e rendendo più che accettabile un prodotto che era partito come gravemente manchevole; con rinnovata fiducia, continuerò a seguire lo show, sperando di giungere prima o poi a vedere Alicante.
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