L’undicesimo episodio della seconda stagione, première estiva di Shadowhunters, porta come titolo un’espressione latina ben nota agli amanti dei libri da cui lo show è tratto: infatti, essa veniva utilizzata da Jace in uno dei suoi momenti di colpevolizzazione, sgomento a causa dei suoi sentimenti per Clary e del fatto che anche i suoi stessi familiari passassero in secondo piano per tal motivo (nello specifico, Alec aveva avuto uno scontro quasi letale con un demone superiore).
In questo episodio, gli autori hanno volutamente ripreso elementi dei libri, inserendoli in scenari nuovi. A mio parere, sebbene sia ormai chiaro che libro e serie tv viaggiano su due binari completamente diversi, una commistione del genere sta funzionando abbastanza bene; ci sono rinvii sufficienti alla materia prima di riferimento, tanto da risultare comunque familiare a chi ama lo Shadow World da prima che Freeform decidesse di renderlo sul piccolo schermo, e, al contempo, permette anche ai lettori di poter seguire con attenzione quanto accade.
In particolare, in Mea Maxima Culpa vediamo per la prima volta un demone superiore, Azazel, che nei libri comparirà solamente più in là nella storia. Vero principe dell’Inferno e reo di aver insegnato agli uomini come si costruissero le armi, non intende che la Coppa rientri in possesso degli Shadowhunters, poiché altrimenti sarebbero in grado di controllarlo. È evidente, fra l’altro, che il suo inserimento nella storia è stato funzionale esclusivamente alla presentazione di un personaggio davvero importante: Sebastian.
Will Tudor compare all’improvviso nei panni di questo affascinante ed ambiguo guerriero, sebbene nei primi frammenti di scena i contorni sfocati quasi ce lo facciano confondere con Jace (e volutamente, il perché i non lettori lo sapranno più in là). Per il momento, la sua interpretazione risulta convincente: Sebastian nasconde dei segreti oscuri, ma deve fingere un’umanità che non possiede per poter affascinare gli Shadowhunters dell’Istituto di NY e infiltrarsi nelle loro vite. Da qui si spiega il confortare Isabelle, il cucinare per lei, l’offerta di aiuto. Solo verso fine episodio, con il suo giocare col fuoco e bruciarsi (letteralmente), si cominciano a scorgere i primi segni della sua psicopatia.
Sarà anche interessante vedere il cammino che seguiranno Jace e Clary, dopo che quest’ultima è stata informata circa la verità. Purtroppo continuo a giudicare negativamente la chimica fra Sherwood e McNamara, deplorabilmente assente, per quanto i due siano migliorati nella recitazione, se presi singolarmente.
Infine, il grande cliffhanger finale: lo scambio di corpi tra Magnus e Valentine. Tralasciando che si tratti di un cliché notissimo, sfruttato all’inverosimile, questa mossa per ora non mi convince per diverse ragioni: la prima è che la trama per ora sta proseguendo troppo a rilento. Siamo a metà seconda stagione e ancora non si sono fatti dei concreti passi avanti nella lotta a Valentine, ma ci si focalizza di volta in volta su episodi o storyline secondarie che, per quanto intriganti, non sembrano far parte di un piano più grande che dovrebbe portarci da A a B. Con quest’ulteriore mossa, non vorrei ci si focalizzasse troppo sui Malec, sul fatto che Alec sicuramente, in virtù dei suoi sentimenti, riconoscerà Magnus anche in un corpo che non è il suo ecc., sprecando ulteriori episodi senza aggiungere nulla alla trama. Da lettrice, continuo nella visione per pura affezione, ma non mi sorprenderei se uno spettatore meno familiare con la storia e meno interessato alle ship della media avesse già abbandonato. In secondo luogo, non c’è altro modo di dirlo, ma è davvero un cliché che urla “già visto”…Sappiamo già che, come già accaduto in mille film e telefilm, ci sarà uno sguardo rivelatore fra i due amanti, dopo una serie di strambi dialoghi, a seguito dei quali il giovane Lightwood capirà che qualcosa non va. Speriamo almeno che ci regali dei momenti divertenti, visto il disgusto di Valentine nel trovarsi nel corpo di una creatura che disprezza.
In sostanza Shadowhunters continua a lasciarsi guardare e, benché a livello qualitativo continui a non essere quello che invece avrebbe potuto, va preso atto del fatto che ci sono stati dei miglioramenti e che, per fortuna riesce a reggersi su alcune colonne portanti: la solidità della storia, ben pensata da Cassandra Clare, e alcuni del cast che, per bravura e dedizione, riescono a guidare tutto il carro in avanti, come Alberto Rosende e Harry Shum Jr.
A voi è piaciuto questo episodio? Commentatelo con noi e passate dalle nostre affiliate Shadowhunters Italia e Shadowhunters – Tu mi fai sentire come se ci fosse un posto per me.