Dopo una breve pausa di una settimana, che aveva lasciato i telespettatori ansiosi di vedere le conseguenze dell’atteso bacio Clace, Shadowhunters è tornato con un episodio che mira proprio ad esplorare gli esiti di quanto accaduto presso la corte Seelie.
La prima storyline affrontata è proprio quella inerente a Simon: il giovane vampiro, com’era immaginabile, è sconvolto da quello che percepisce come un bieco tradimento, non tanto perché Clary, sotto costrizione, ha baciato Jace, ma perché quello era, in fondo in fondo, il bacio che la ragazza desiderava più di ogni altro. La sua fase di dolore è funzionale a darci una visione migliore del mondo dei vampiri, stavolta con dei buoni risultati. Sebbene un po’ trash, le scene presso il club richiamano quelle già viste in miriade di altri telefilm, riproponendo il noto topos del vampiro come creatura che vive il sesso e l’atto del nutrirsi come due esperienze profondamente interconnesse. L’equivoco che coinvolge Simon, inoltre, è chiaramente ispirato a quello che accade nei libri, nei quali però egli è davvero responsabile della morte della giovane (Maureen, nell’immaginario di Cassandra Clare).
Questa parte di episodio, sebbene non sia stata particolarmente brillante né innovativa, ha comunque funzionato, soprattutto perché è stato reso bene il triangolo in cui si trovano i nostri protagonisti. Clary è in piena negazione e piena di sensi di colpa, sensazione che non potrà che crescere man mano che la trama procede, mentre Simon è ferito, seppur intenzionato a restarle amico (coi suoi tempi) e Jace si logora fra la voglia di intervenire e il sentore di dover lasciare ai due il tempo per gestire la situazione da soli. Se inizialmente c’erano stati dei leciti dubbi circa questa relazione improvvisata, principalmente perché Clary appariva fin troppo convinta rispetto alla sua equivalente letteraria, dall’altro lato bisogna ammettere che gli autori sono riusciti ad introdurre bene la rottura, senza che ciò apparisse troppo out of character, quindi è ipotizzabile che verrà fatto altrettanto col riavvicinamento fra la ragazza ed il giovane Herondale.
Dall’altro lato, l’episodio ha finalmente svelato parte del passato di Sebastian, che finalmente si è rivelato per essere figlio di Valentine e fratello di Clary. Tuttavia, per quanto di solito affronti i cambiamenti rispetto ai libri in maniera serafica, stavolta non posso esimermi dal muovere delle critiche: innanzitutto, non è stato spiegato, né espressamente né implicitamente, come Sebastian e Duncan avrebbero fatto ad essere gli unici a non essere trasportati ad Alicante, nonostante siano stati chiaramente visti imboccare il portale di Magnus. Forse, con un po’ di lungimiranza, potranno rivelarlo nel prossimo episodio, ma, posto che gli Shadowhunters non fanno magie, se anche dovessero avvalersi di una qualche runa dai poteri speciali per giustificare il tutto sarebbe davvero troppo conveniente e semplicistico.
Infine, la rivelazione del vero aspetto di Sebastian è, a mio parere, davvero deludente. Già in passato era stato rivelato che Valentine aveva camuffato le sue vere sembianze dinanzi a Jace infante, per poter risultare identico a Michael Wayland, così che il ragazzo lo credesse suo padre; adesso, si fa uso nuovamente dello stesso (scarso) espediente narrativo per conferire a Sebastian un aspetto infernale, mentre finora avrebbe mantenuto quello del Sebastian Verlac originale solo grazie al medesimo marchingegno. Nei libri, invece, questi si presentava sotto tale nome ma col suo volto, tingendo solo i capelli, complice il fatto che nessuno lo conoscesse e che sua cugina non lo vedesse da quando erano entrambi piccoli.
Si tratta di un notevole cambiamento, del quale però non riesco affatto a vedere il senso. Il personaggio di Will Tudor dovrebbe essere mortalmente affascinante non solo nei modi, ma anche nell’aspetto, e solo guardandolo negli occhi in quei pochi momenti in cui lascia trasparire il vero sé si dovrebbe essere in grado di vedere l’abisso che nasconde dentro. È probabile che non vedremo così spesso quella cosa creata dalla computer grafica che ci hanno voluto spacciare per lui, ma una scelta del genere lascia comunque l’amaro in bocca. Al contrario di quanto si possa dire rispetto ad altri membri del cast, l’ex di Game of Thrones si è finora dimostrato pienamente in grado di sostenere la complessità del suo personaggio, ma si perde un po’ di magia a pensare che quello non è il vero aspetto del figlio di Valentine, ma mera illusione.
Forse nei prossimi episodi questi miei dubbi verranno messi a tacere e gli autori riusciranno a farmi ricredere, dando spiegazioni plausibili al tutto, ma per il momento non nego di essere delusa e di avere la sensazione che talvolta ci si perda quasi volutamente in un bicchier d’acqua, quando basterebbe dare maggior credito ad una storia che, sulla carta, ha davvero tutti gli elementi al posto giusto.
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