La seconda stagione di Shadowhunters sta giungendo al termine. Il suo percorso non è mai stato lineare, ma nella seconda stagione (e soprattutto in questi ultimi episodi) devo ammettere che si è fatto un salto di qualità. L’episodio 16 l’ho trovato ben sviluppato, con una trama lineare e la giusta dose di colpi di scena. Il merito di un episodio così ben congegnato va a Paul Weasley, attore di Vampire Diaries, che già in passato si era cimentato nella regia e a cui è stato chiesto di dirigere questo episodio.
Volendo trovare una parola che faccia da filo conduttore a questa puntata di Shadowhunters, la prima cosa che mi viene in mente è “famiglia”. Sono infatti proprio i rapporti all’interno di essa e tra i suoi componenti il fulcro di questo episodio.
Alec, Izzy e il padre. L’uomo è giunto all’Istituto per tenere d’occhio l’operato del figlio ora che è capo dell’Istituto, rivelandogli un segreto sconcertante: Il Conclave non ha la spada dell’anima. Non l’ha mai avuta. I rapporti tra i due all’inizio sono difficili, Alec non riesce a fidarsi totalmente del padre dopo che quest’ultimo ha tradito la moglie. Robert però dimostra di tenere davvero ad Alec ed Izzy, ma anche a Jace, che considera suo figlio a tutti gli effetti, definendoli le persone per lui più importanti e mostrandosi disponibile ad aiutarli quando Jace sembra sparire nel nulla insieme a Clary.
Simon e la famiglia. Per la famiglia di Simon, di origini ebraiche, è il giorno Yom Kippur, letteralmente giorno dell’Espiazione, nel quale la famiglia si riunisce a tavola e confessa gli sbagli e i peccati di cui si è stati artefici durante l’anno. Simon sente il bisogno di partecipare, anche se non può confessare le colpe di cui si è davvero macchiato può almeno cercare di alleggerire un po’ il peso. Ad aiutarlo ci sarà Maia, la ragazza si auto-inviterà alla cena, presentandosi come la sua ragazza. Seppure inizialmente a disagio, sarà proprio grazie alla vicinanza di Maia che Simon riuscirà ad aprirsi almeno in parte con la famiglia da cui negli ultimi tempi si era inevitabilmente allontanato.
Jonathan e Valentine. Abbiamo scoperto che Sebastian, il cui vero nome è Jonathan, è in realtà il figlio legittimo di Valentine e fratello di Clary. Il loro rapporto è un rapporto malato, in cui il padre vede il figlio come la sua creazione migliore, non mostrando il minimo pentimento per le sue azioni che hanno finito per trasformarlo in un mostro sadico, psicopatico ed assetato di vendetta. Dal canto suo Jonathan vorrebbe vendicarsi del padre, facendogli provare il dolore inferto a lui, ma allo stesso tempo è inevitabilmente attratto da quella figura paterna tanto odiata ma a cui si sente tanto affine.
In mezzo a tutti questi rapporti familiari: ritrovati, facili, difficili, c’è quello tra Jace e Clary. I due Shadowhunters stanno riallacciando i rapporti che si erano fatti complicati nelle ultime puntate dopo la scoperta di non essere fratelli ed il bacio alla Corte dei Seelie. Clary riesce ad aprire un portale all’interno dell’Istituto grazie ad una nuova runa e trascina i due ad Idris, dove pensano si nasconda Valentine. Nella fretta, però, cadono nel lago e Clary finisce per berne l’acqua e ciò le causa delle allucinazioni che la portano quasi ad impazzire. Jace, raggiunto da Izzy, ritrova Clary e tra i tre ha inizio un breve scontro che si concluderà quando lo Shadowhunter riuscirà ad utilizzare una runa senza l’uso dello stilo e a far tornare in sé la ragazza.
Uno dei momenti clou della puntata è quando Clary incontra l’angelo Ithuriel, che senza troppi giri di parole le rivela che “Jonathan è vivo“. Questa scoperta sono certa sarà il filo conduttore dei prossimi episodi, che mi auguro si mantengono su questa lunghezza d’onda ora che la serie sta finalmente prendendo quota, purtroppo a soli 4 episodi dalla fine.
La recensione di Shadowhunters torna con il prossimo episodio. Prima di concludere vi invito a mettere mi piace alle nostre pagine affiliate:
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Alla prossima!