Con “A Heart of Darkness” Shadowhunters conferma l’andazzo positivo cominciato la settimana scorsa e ci regala un episodio che sa intrattenere e sviluppare la storia.
La questione principale è rappresentata dal tentativo di salvare Jace, ancora momentaneamente intrappolato nella configurazione Malachi. L’espediente di utilizzare la sua connessione parabatai e spedire Alec ed Isabelle in quello che potremmo definire il subconscio del giovane, dove il suo vero io è ancora intrappolato, permette di esplorare più in profondità il legame fra i tre guerrieri. Inoltre, i tentativi del Jace posseduto di irritare i presenti a discapito della loro concentrazione mi fa –almeno parzialmente- ricredere sulle capacità attoriali di Dominic Sherwood: in quei frangenti, infatti, risulta ben più convincente ed interessante, il che mi porta dunque a chiedermi come mai gli autori abbiano mancato, in passato, di caratterizzare adeguatamente il suo personaggio sotto l’aspetto che più lo definisce nei libri, cioè l’ironia e le risposte argute.
Altrettanto ben riuscite sono le scene che vedono Clary protagonista ad Alicante, la cui resa ad opera di Katherine McNamara, forse per la prima volta pienamente efficace, fa ben sperare per il futuro del suo personaggio qualora lo show dovesse essere rinnovato (anche perché chi ha letto i libri sa che gli avvenimenti che dovrà affrontare sono tutt’altro che facili). Rimango però perplessa per il cliffhanger finale: una decisione repentina, pressoché senza equo processo, e inoltre barbara. Per quanto ne capisca le ragioni da un punto di vista prettamente narrativo, avrei forse preferito si optasse per un esilio perenne con annessa cancellazione di memoria ecc.
Dall’altro lato, continua lo sviluppo del trio Maia-Simon-Jordan, che anche questa settimana si dimostra all’altezza delle aspettative. Bello il confronto fra i due ex ed altrettanto bella la comprensione di Simon, che lascia a Maia lo spazio di cui ha bisogno nonostante nei suoi occhi si cominci a leggere un barlume di insicurezza per la misura in cui la sua ragazza sembra essere affetta dalla presenza di Jordan.
Anche qui, però, una piccola pecca. Finalmente è giunta la spiegazione del perché la Regina Seelie abbia apposto il Marchio di Caino sullo sventurato giovane Lewis, ma sinceramente è stata una delusione: a meno che non ci sia dietro un piano più contorto e grande, che sarebbe più in linea con la personalità del Popolo Fatato, credere davvero che esseri subdoli e millenari come le fate possano impegnarsi per proteggere gli esseri “unici e speciali” senza alcun tornaconto è quanto mai out of character. Staremo a vedere.
In sostanza, giudizio positivo per il secondo episodio di fila concentrato esclusivamente sui protagonisti, senza inutili parentesi su personaggi secondari che tolgono solo tempo e continuità alla trama.
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