Dopo una première abbastanza convincente, Shadowhunters entra nel vivo della 3b con un episodio che, sebbene abbia dei picchi interessanti, evidenzia più che mai i difetti strutturali della serie già messi in evidenza.
Original Sin, infatti, si svolge in parte a Parigi, dove Clary si trova per volontà di Jonathan. Le scene nella capitale francese sono convincenti ed omaggiano a dovere la saga letteraria, complici forse la bellezza dell’ambientazione e la chimica fra i due attori, ma l’intera vicenda si risolve decisamente troppo in fretta. Proprio perché McNamara e Baines sembrano funzionare bene assieme, sarebbe stato interessante vedere un’interazione maggiore fra i due nella circostanza del “rapimento” della giovane Fray, storyline che invece appare essersi già esaurita nell’arco di due episodi, con uno screentime davvero troppo limitato per poterci ritenere soddisfatti. Anche la riunione dei Clace avviene in un battito di ciglia, facendo perdere tensione a quella che avrebbe dovuto essere una delle separazioni più strazianti dello show.
Dall’altro lato, la vera coppia reggente della serie si conferma essere quella formata da Alec e Magnus, ora messa alla prova dalla rinnovata mortalità di quest’ultimo. L’esperienza di Harry Shum Jr., come sempre, sopperisce a qualsiasi carenza nei dialoghi o negli effetti speciali, motivo per il quale le dinamiche fra i Malec continuano a convincere ed intrattenere; resta da vedere in che modo la nuova condizione di Bane influenzerà la coppia, perché, si sa, quando le cose filano troppo lisce non fa audience – inoltre, uno dei prossimi episodi è intitolato Aka Cinta Kamu, espressione ben nota ai lettori della saga di Cassandra Clare, che possono dunque presagire cosa c’è in serbo.
Terzo filone narrativo dell’episodio è la questione di Simon, intento a cercare di eliminare il Marchio di Caino incontrando la persona suggeritagli da Raphael, che si rivela essere l’assassino di Abele in persona. Alla luce delle sue rivelazioni, ritorna in gioco anche la Regina Seelie, che coinvolge il vampiro in un rituale potenzialmente mortale per liberarsi del marchio. Elemento non presente nella pur ricca mitologia creata dalla Clare, l’introduzione di Caino ha comunque un suo perché e non stona con il resto degli elementi fantastici, ma anche qui la pecca è rappresentata dalla velocità con cui questa particolare storyline sembra in procinto di concludersi. Inoltre, vengono disseminati qua e là dei semi per la costruzione della coppia Sizzy, ma con l’esiguo numero di episodi rimasto è lecito chiedersi se i due avranno davvero un percorso dignitoso o se la loro unione verrà costruita in maniera raffazzonata.
In conclusione, Shadowhunters continua ad avere ottimi spunti, ma il piede sull’acceleratore con cui talvolta gli autori tendono a procedere, forse anche per ragioni oggettive che esulano dalla loro volontà, fa sì che non si riesca a costruire appieno quella tensione che dà gusto alla serie e fa crescere l’investimento emotivo degli spettatori nei suoi confronti. Speriamo che almeno il tempo dedicato al personaggio di Jonathan cresca esponenzialmente mentre ci approcciamo al gran finale.
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