Sherlock è tornato.
A due anni di distanza dalla messa in onda dello sconvolgente finale della seconda stagione, la serie di produzione BBC è tornata sugli schermi lo scorso 1 Gennaio con l’episodio The Empty Hearse che è stato preceduto da un webisode (Many Happy Returns) trasmesso il 24 Dicembre.
Sia l’episodio che lo speciale natalizio si basano sul racconto The Empty House che vede il ritorno del famoso detective dopo aver inscenato la propria morte durante lo scontro finale con la sua nemesi: Jim Moriarty.
La morte presunta di Sherlock Holmes è il tema principale dell’opera di Arthur Conan Doyle e della puntata della serie tv. Dopo due anni di teorie e di trepidante attesa, i fan dello show hanno finalmente scoperto la soluzione dell’enigma … o forse no.
13 Likely Scenarios
The Empty Hearse propone (nel corso dei suoi 86 minuti) tre diverse versioni del modo in cui Sherlock ha potuto inscenare la propria morte. Inoltre, è lo stesso detective a raccontare a John Watson e a Philip Anderson che, una volta giunto sul tetto dell’ospedale, si presentavano tredici diversi modi per sfuggire alla trappola fatale di Moriarty. Il numero di questi possibili scenari di fuga è forse un riferimento ai tredici racconti che compongono The Return of Sherlock Holmes, l’opera con la quale Conan Doyle “resuscitò” il detective londinese.
Tra il serio ed il faceto, la serie riesce comunque a presentare almeno due plausibili soluzioni del mistero pur mostrando un chiaro intento parodico delle teorie elaborate dai fan.
- Spinto dai sensi di colpa e dalla volontà di riabilitare il nome di Sherlock Holmes (cosa che avviene all’inizio della puntata), Anderson espone la propria teoria ad uno scettico ispettore Lestrade durante una scena simile a quella del mini-episodio natalizio. Il medico legale è convinto che Sherlock si sia lanciato dal tetto dell’ospedale usando una corda elastica con l’aiuto della sua homeless network che ha provveduto a mettere una maschera con le fattezze del detective sul volto del defunto Moriarty. John Watson, stordito e caduto a terra e con la visuale bloccata, sarebbe stato ipnotizzato dall’illusionista Derren Brown per permettere a Sherlock di portare a termine il proprio piano e svanire nel nulla.
Questa sarebbe una spiegazione non proprio plausibile senza considerare il fatto che la notizia di una collaborazione con Derren Brown era già trapelata durante il mese Aprile e che niente è come sembra in Sherlock, neanche ciò che potrebbe apparire realistico e possibile.
- La seconda alternativa è sicuramente la più esilarante data l’evidente volontà di prendere in giro il fandom con le sue ship. Infatti, è proprio uno dei membri del club fondato da Anderson a proporre la teoria secondo la quale Sherlock e Moriarty avrebbero usato un fantoccio per simulare la caduta, il tutto coronato da un bacio tra i due acerrimi nemici.
- Infine, è proprio verso la conclusione dell’episodio che vediamo Sherlock raccontare ad Anderson il modo in cui ha simulato la propria morte. Il detective parla del coinvolgimento di suo fratello e di Molly nell’elaborazione e nell’esecuzione di un piano minuzioso e preciso che potrebbe fare luce su molti aspetti della seconda stagione. Era stato tutto calcolato: l’arresto e il rilascio di Moriarty, la macchina del fango contro Sherlock e altri eventi della precedente stagione si erano verificati per arrivare al momento dello scontro finale e per permettere al protagonista di poter scomparire e distruggere la fitta rete di criminalità e violenza, pazientemente tessuta dal suo nemico.
Tutto questo giustificherebbe l’intervento di Mycroft in Serbia per aiutare il fratello a dare il colpo di grazia a questa organizzazione criminale ma è la stessa reazione di Philip Anderson a insinuare il dubbio che neanche questa storia sia vera.
Il quesito rimane di conseguenza ancora non risolto o, perlomeno, spiegato in parte ma ciò che è interessante notare è che tutte le speculazioni sulla morte di Sherlock non sono forse essenziali. È davvero importante sapere con esattezza il modo in cui Sherlock ha inscenato la propria morte?
Non bisogna dimenticare che lo stesso A. Conan Doyle fu costretto a far tornare in vita il detective dai suoi lettori che desideravano soltanto nuove avventure senza esigere una spiegazione dettagliata e particolarmente verosimile del suo ritorno.
Conta davvero per noi avere una conoscenza completa di questi eventi? Probabilmente sì: uno show come Sherlock che ci ha abituati a risoluzioni strabilianti ma sempre logiche e realistiche non dovrebbe evitare di darci sufficienti chiarimenti sull’accaduto, glissando elegantemente sul tema scottante che alimenta teorie e discussioni da ormai due anni.
Tuttavia, non disperiamo: probabilmente l’originalità e la creatività di Gatiss e Moffat appagheranno la nostra curiosità nei prossimi due episodi. Possiamo sempre sperare.
221b Baker Street
Il mondo di Sherlock Holmes gravita intorno all’abitazione del detective sia che si parli dei romanzi che dei diversi adattamenti televisivi e cinematografici e Sherlock non è un’eccezione.
The Empty Hearse è stato atteso con fermento e curiosità non soltanto per capire il mistero dietro la morte presunta del protagonista ma anche per poter assistere alle conseguenze che il suo ritorno ha portato nelle vite di coloro che gli sono stati vicino nel corso delle sue avventure.
Due anni di assenza non possono essere giustificati facilmente e Sherlock lo scopre a proprie spese quando decide di ripiombare nella vita del suo migliore amico: il dottor John Watson. Mycroft informa suo fratello che Watson è andato avanti: ha lasciato la loro abitazione e lentamente si è costruito una nuova vita e il detective scoprirà di non essere un esperto nel campo delle relazioni personali. L’incontro tra i due è una serie di scene divertenti e un po’ ridicole e notiamo per la prima volta come il carattere di Sherlock sia cambiato nel corso di questi due anni. Del tutto comprensibile è invece la reazione del dottore (Martin Freeman) che ha una nuova donna al suo fianco: Mary (Amanda Abbington).
Travestirsi da sommelier (con tanto di accento francese e baffetti finti) non è stata un’ottima idea e assistiamo a questa reunion tra la rabbia di John, l’atteggiamento quasi divertito della sua compagna e il solito cinismo di Sherlock che, nonostante la sua brillante genialità, non riesce a capire cosa John voglia da lui:
I don’t care how you faked it, Sherlock. I want to know why.
Watson si sente comprensibilmente tradito ed escluso dall’uomo che ha accompagnato in così tante avventure e del quale ha pianto la tragica morte. Sapere che Molly e Mycroft erano a conoscenza della sua vera sorte non fa altro che peggiorare la situazione e ci troviamo davanti ad un capovolgimento della scena tra Mrs. Hudson e Watson in cui la donna esprime tutta la sua delusione per non aver potuto mantenere i rapporti con il dottore all’indomani della dipartita di Sherlock.
È a questo punto della puntata che interviene per la prima volta Mary, un personaggio interessante e riadattato in modo originale. La fidanzata (e promessa sposa) di Watson non si mostra intimidita dall’atteggiamento di Sherlock al quale promette di parlare con John per convincerlo a perdonare il suo migliore amico. Lo stesso Sherlock non si mostra schiettamente critico nei confronti della donna; ne è invece colpito e sorpreso.
John è visibilmente sconvolto dalle rivelazioni della serata ma è proprio la sua compagna a capire sin da subito quanto sia attratto e quanto gli sia mancata la vita spericolata e frenetica della lotta al crimine che si contrappone alla noiosa routine di medico.
Inoltre, è proprio Mary ad informare Sherlock del rapimento di Watson decifrando uno strano messaggio che li conduce nei pressi di una chiesa dove il dottore è stato intrappolato alla base di un falò.
Sarà questa particolare esperienza a riavvicinare i due e Sherlock sarà perdonato dall’amico verso la fine della puntata durante una scena che mi ha lasciato particolarmente perplesso. Siamo stati abituati ad uno Sherlock Holmes cinico e fondamentalmente inesperto nell’area dei rapporti umani ma non lo abbiamo mai visto così sfrontato tanto da far credere a Watson di star morendo pur di ottenere il suo perdono. La scena successiva ci mostra infatti il detective che ride (o forse sbeffeggia) John, compiaciuto di aver ottenuto quello che voleva.
Questo cambiamento caratteriale si nota anche durante altre scene e, pur non potendo ancora apprezzarne la portata narrativa, sottolinea come tutti (Sherlock compreso) siano cambiati nel corso di questi due anni. Il problema principale non è pertanto quello di tornare a risolvere i casi di una frenetica Londra ma quello di trovare nuovamente un punto di incontro; un equilibrio che possa essere la base per ricostruire l’amicizia e il rapporto lavorativo tra il detective e il dottore.
Gli unici personaggi che riaccolgono Sherlock nelle loro vite senza fare domande sono Mrs. Hudson e l’ispettore Greg Lestrade (l’unico che lo abbraccia teneramente a testimonianza dell’affetto che prova per un tipo scontroso come il nostro detective).
Particolare è invece il caso di Molly: sappiamo che ha collaborato alla finta morte del protagonista e all’indomani del suo ritorno accetta volentieri di aiutarlo nella risoluzione di alcuni casi.
Molly resta un personaggio marginale pur avendo avuto un importante ruolo e Sherlock mostra sì di interessarsi a lei ma sono i suoi lapsus a ferire e a far comprendere alla dottoressa di non poter mai prendere il posto che spetta a Watson. Lei stessa ammette di essere andata avanti (e di aver trovato un nuovo compagno) ma nel momento esatto in cui il suo fidanzato viene presentato, capiamo che forse non è davvero così.
Risultano quasi inalterate le dinamiche tra Sherlock e suo fratello Mycroft (Mark Gatiss). Tra una partita a L’Allegro Chirurgo e una sfida di deduzione, i due continuano a punzecchiarsi e a competere per dimostrare la propria superiorità. I due fratelli condividono una sorta di rigetto nei confronti del resto dell’umanità ma l’osservazione di Mycroft sulle amicizie di Sherlock non passa inosservata e il detective risponde a questa frecciatina con una riflessione divertita e canzonatoria sulla solitudine del fratello. All’interno di un contesto profondamente trasformato dall’inaspettato ritorno di Sherlock, il rapporto tra i due risulta essere ancora basato sulla tipica (e infantile) competizione tra fratelli.
Tra scheletri, falò e attacchi terroristici
Al mistero da risolvere in questa puntata viene dedicato uno spazio marginale. È una scelta condivisibile considerando i fili narrativi da riprendere e riorganizzare alla luce del ritorno di Sherlock Holmes anche se è proprio l’imminente attacco terroristico su Londra a costringere il detective a tornare in patria. La vacanza è finita e si torna a lavoro.
Lo stesso titolo dell’episodio è una chiara spiegazione del mistero: hearse indica non soltanto il feretro vuoto di Sherlock Holmes ma anche la carrozza di un treno della metropolitana che sparisce misteriosamente. Una cellula terroristica ha infatti progettato un attacco contro l’establishment inglese il cui parlamento deve approvare una nuova legge sulla prevenzione di futuri attacchi dell’organizzazione del terrore.
A questo punto entrano in gioco le tre parole che Moffat usò per descrivere i tre episodi di questa stagione: rat, wedding e bow. Ancora una volta è Sherlock a chiarire questo enigma: il detective usa alcuni particolari individui come cartine tornasole per poter capire cosa stia succedendo a Londra. I loro comportamenti sono attentamente analizzati e tenuti sotto controllo come quelli dei topi di laboratorio. Anche un marginale cambiamento nella loro routine può significare che forze più grandi e oscure sono al lavoro per sovvertire lo status quo. La metafora dei topi che abbandonano una nave che affonda indica inoltre in maniera significativa la concezione che Sherlock ha della società moderna: un immenso laboratorio antropologico i cui singoli componenti possono essere analizzati all’interno di un sistema di rigide regole e leggi scientifiche che non contemplano l’esistenza del caso fortuito.
Con l’aiuto di Watson e di Shilcott, Sherlock riesce a sabotare l’attacco contro il parlamento e a smascherare Lord Moran, un nobile e politico inglese che per anni ha collaborato con il governo nordcoreano.
L’unica pecca è il momento anticatartico del disinnesco dell’ordigno pronto a far saltare in aria il parlamento. Un semplice interruttore che spegne la bomba … siamo sicuri che sia la risoluzione migliore ai fini della tensione e della suspense della storia?
Questa storyline è anche legata al misterioso rapimento di John Watson dagli eventi folkloristici che ricordano il fallito attentato di Guy Fawkes del 5 Novembre del 1605.
Chi si cela dietro questi due avvenimenti? Probabilmente la risposta la troviamo nelle scene finali quando una misteriosa figura viene mostrata mentre osserva il video di Sherlock e Mary che salvano Watson. Il big bad di questa stagione è stato introdotto e questo enigmatico puzzle ci apparirà in tutta la sua completezza solo con il terzo episodio.
È tempo di aguzzare la vista e iniziare a cogliere i diversi indizi che sicuramente i creatori hanno sparso nell’episodio.
Oltre a dover sventare un attacco terroristico e a salvare l’amico John, Sherlock deve anche risolvere il mistero dello scheletro: un caso particolare la cui soluzione appare chiara al detective. È stato Anderson ad orchestrare il tutto nella convinzione di poter accelerare il rientro di Sherlock Holmes a Londra, usando come esca un immaginario libro scritto da Jack lo squartatore.
Sherlock è tornato, sì. Finalmente è tornato dopo due lunghissimi anni di attesa! Il suo trionfale ritorno è stato segnato da un episodio che si dimostra all’altezza dei precedenti con uno stile elegante, divertente e intrigante che non scade quasi mai nel grottesco. Le performance di Cumberbatch e di Freeman sono sempre superbe, prestandosi a diverse sfumature che esaltano la versatilità e la duttilità delle loro capacità recitative. Le scene tra Holmes e Watson hanno sempre quella chimica fantastica che ha contribuito a rendere questa serie un vero e proprio cult capace di emozionare e di tenere i fan con il fiato sospeso, sempre pronti ad accompagnare Sherlock nelle sue fantastiche avventure. La sceneggiatura è sempre di qualità e ha il pregio di saper riadattare e modernizzare gli scritti di Conan Doyle per creare una serie i cui personaggi hanno sempre spessore e interessanti risvolti psicologici. Convincente è anche il nuovo personaggio di Mary Morstan il cui matrimonio con Watson (Amanda Abbington è la compagna di Martin Freeman) sarà mostrato nel prossimo episodio (The Sign of Three) che andrà in onda domenica 5 Gennaio e del quale potete vedere il trailer qui sotto:
Best fan service ever <3