La puntata di Discovery è stata un mix fra passato e presente e futuro, una commistione davvero ben pensata che ha finalmente aperto una porta verso le reali intenzioni dell’Angelo Rosso, ma soprattutto la sua natura.
Un tuffo nel passato di Pike e Spock
Iniziamo con il dire che, sebbene all’inizio dell’episodio di Discovery, ci venga mostrato un sunto della puntata “Lo Zoo di Talos”, pilot della serie classica, il mio consiglio è di vedere l’intero episodio che trovate su Netflix.
Detto questo, il coinvolgimento di Talos IV, mi aveva lasciato interdetto o perlomeno non riuscivo a comprendere in che modo la trama ormai tracciata della Discovery potesse incrociare quella della serie Classica.
Pensandoci bene però, ho alla fine capito che “Lo Zoo di Talos” non era altro che un pilot che nel proseguimento della serie, non aveva avuto alcun collegamento e che Discovery aveva già nel cast gli elementi unici che l’avevano condivisa a suo tempo: Pike, Spock e seppur non utilizzata, Numero Uno.
Questa non colleganza con la serie originale, che mantenne alla fine il solo Signor Spock, ha dato modo agli autori e a quel genio di Kurtzman di utilizzare la forza di questi personaggi poco toccati dalla serialità e recuperati in minima parte (almeno per quanto riguarda Pike) dalla parte cinematografica, per riproporli nella Discovery.
Spock è in una fase di grande disturbo psichico. La sua logica vacilla davanti a ciò che l’Angelo gli mostra: un futuro senza futuro, una distruzione perpetrata da qualcosa di ancora sconosciuto che nella loro linea temporale distruggerà la galassia.
A dire il vero vi dirò che ho sentito odore di Borg, sia per la manomissione della sonda che per la vicenda legata all’antenato di Data. Ma seppur manifestatamente ostili, i Borg non cercano distruzione ma assimilazione e questo almeno per ora li esclude dai possibili nemici di questa stagione di Discovery.
L’unico modo per capire qualcosa è tornare dove esiste una razza, i Talosiani appunto, capaci di intervenire con la loro capacita mentale nel confuso cervello di Spock per riportarlo alla sua originale quadratura, alla sua meccanica fatta di logica ma anche e in parte di umanità.
Ma tutto questo provoca un tuffo nel passato non solo per Spock, che in ogni caso era coinvolto marginalmente anche nell’episodio classico, quanto di Pike che si ritrova a rivivere le amare vicende legate a Vina e alla sua condizione di terrestre modificata nell’aspetto dalla forza mentale dei Talosiani e con la quale alla fine si era creato un forte legame.
Pike è una fonte che doveva essere sfruttata collegandosi fortemente con la serie classica e questo episodio ha fatto sì che idealmente l’eredità del Pike originale passasse a quello della Discovery e Anson Mount a mio avviso veste perfettamente l’abito del capitano esperto magari vecchio stampo ma aperto a ogni soluzione pur di fare la cosa giusta.
Fra Culber e Stamets non funziona.
Piccola pausa dalla storyline principale per parlare dell’equipaggio della Discovery. Mentre i massimi sistemi si occupano di salvare le galassie, c’è chi tenta di riavere la propria felicità dopo il miracoloso ritorno del Dottor Culber.
Stamets però si scontra con una persona che solo in apparenza è colui che ha amato. Culber sembra avere i suoi ricordi ma non riesce proprio a comprendere il suo ruolo e soprattutto i suoi sentimenti per Stamets.
Questo provoca in lui degli atteggiamenti scostanti, freddi e a volte violenti come dimostra la voglia di confrontarsi a muso duro con Tyler, cosa assolutamente impensabile nel vecchio Culber.
Nemmeno Stamets riesce a capire esattamente ciò che accade nella mente di Culber, ma deve essere penoso vedere la persona tanto amata, morta e poi tornata come per miracolo alla vita, essere del tutto indifferente.
Spock e Burnham, un equilibrio difficile.
Burnham è la sorellastra di Spock. Ha vissuto con lui e nel periodo dell’infanzia tentare di fuggire. L’angelo Rosso la salva avvisando Spock (ma non faceva prima a carbonizzare la bestia che inseguiva Burnham?), segno evidente che entrambi sono importanti per cambiare la linea temporale ed evitare la catastrofe.
Quello che credo sia sempre più complesso nell’arco narrativo della Discovery, è proprio questo: giustificare Burnham con l’andare avanti verso l’inizio della serie classica. Chiaro che i destini di Spock e Burnham si devono separare inevitabilmente.
Non che manchino le soluzioni nel complesso e variegato mondo di Star Trek. Universi specchio, linee temporali alternative, amnesie etc. possono togliere di mezzo Burnham in ogni momento dalla vita di Spock.
L’altra ipotesi è che Burnham possa essere morta ai tempi dell’Enterprise, e sia per Spock, soltanto un piacevole ma triste ricordo da conservare gelosamente da non condividere con Kirk e Bones.
Sicuramente non accadrà in questa stagione e nemmeno nella già annunciata season 3, ma presto o tardi Discovery dovrà trovare una soluzione definitiva per agganciare o sganciare il proprio futuro da quello della Enterprise e siamo abbastanza certi che non sarà sufficiente un raggio traente per risolvere tutto.
Passo e chiudo.
Poi i borg nel nostro quadrante sarebbero prematuri, ma comunque la pulce ho sentita anche io 🙂
Ciao 🙂 Sì è un’ipotesi molto remota, ma non scordiamoci che i Borg hanno annullato già tempo e spazio per impedire il primo contatto. Considerando che fra non molto ritornerà Picard fra di noi, ogni possibile strada che porta ai Borg, seppur remotissima, non va scartata.