Wow, semplicemente wow. A quattro puntate dalla fine Supernatural da un grande scossone alla trama orizzontale mischiando le carte in tavola, aprendo così un filone narrativo totalmente inaspettato e che se sfruttato con coraggio può porre le basi per una strepitosa tredicesima stagione. The Future, episodio diretto da Amanda Tapping (l’iconica Samantha Carter di Stargate SG-1, che ha curato la regia di varie puntate di Van Helsing e Continuum), riporta al centro della stagione quella che in teoria doveva essere la sua tematica principale, l’erede di Lucifer con annesse conseguenze.
La puntata si focalizza, e direi che era anche ora, su come si sente Kelly (Courtney Ford) all’idea di portare in grembo colui che a tutti gli effetti potrebbe tranquillamente distruggere il mondo schioccando semplicemente le dita. Beh, come è facile intuire la futura madre non è che faccia i salti di gioia. Provocata soprattutto dai discorsi su morte e distruzione che perpetrerà il bambino, compresa la sua, che le fa Dagon (Ali Ahn), Kelly decide di togliersi la vita. La scena, estremamente tragica, esprime pienamente tutto il dramma che si cela dietro una scelta del genere. D’altronde è ricercata proprio per essere uccisa ed è cosciente che non sopravviverà al parto, perché non farlo da sola con i suoi tempi e condizioni? E’ una scelta logica in fondo.
Ma, come ben sappiamo, di logico in Supernatural c’è davvero poco, anzi oserei dire che le scelte logiche in questa serie sono quasi sempre sbagliate. Come a voler ricalcare quella speranza e amore della famiglia che hanno chiuso l’undicesima stagione, ecco che accade il “miracolo”. Il potere, già sviluppatosi, del bambino salva Kelly, la riporta in vita. Se questo a un primo sguardo può far paura, Castiel ne è terrorizzato quando lo viene a sapere, perché chiaro esempio della portata dei poteri del nephilim, piano piano si instaura il dubbio che le cose potrebbero essere un po’ più complicate di quello che abbiamo visto finora. Intendiamoci, questa storia che il piccolo ibrido possa non essere totalmente malvagio, potrebbe rivoltarsi contro gli autori e diventare un grosso buco nell’acqua, ma sinceramente le premesse sono ottime perciò mi sento di dargli fiducia.
I momenti più importanti dell’episodio sono i dialoghi tra Castiel e Kelly. La madre emblema della speranza e dell’amore da una parte e dall’altra l’angelo che ne ha viste troppe per poter credere ancora in qualcosa. Castiel sa benissimo che non esiste nessun piano divino, in primis perché Dio se n’è andato (ancora). Ma, chiamateli ormoni se volete, Kelly non si lascia abbattere dai discorsi, logici perlopiù, che continuano a propinargli e rimane ferma nella sua convinzione che nessuno nasce buono o malvagio. Tralasciando la parte soprannaturale della questione (essere il figlio del Diavolo un pochino ti può influenzare), ho trovato le sue parole estremamente ispiranti e attuali. Sappiamo, attraverso alcuni esperimenti condotti, che ad influenzare lo stile di vita di una persona è l’ambiente in cui è cresciuto, eppure giudichiamo qualcuno che ha commesso pur solo un errore senza chiederci le sue motivazioni o le esperienze che lo hanno portato a fare la scelta sbagliata. Il reato diventa un marchio per lui e per la sua famiglia, creando così un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Quando si dice che la mela non cade lontano dall’albero, si dovrebbe specificare che se la mela è marcia non è perché condivide il patrimonio genetico della pianta, ma perché l’albero stesso è marcio. Quando una puntata riesce ad ispirarti questi ragionamenti, capisci subito che si tratta di un episodio con i contro coglioni (Oxford insegna).
E lo è. L’insicuro e sfortunato angelo viene colpito da una sorta di illuminazione, ad accendere la luce è proprio l’ibrido esserino che lui aveva giurato di uccidere. Qui, si aprono le porte di quella ramificazione inaspettata della trama a cui accennavo prima. Castiel decide che il bambino dovrà nascere e che alla morte della madre lui ne sarà il tutore. A rendere così efficace il colpo di scena è il fatto che allo spettatore rimane il dubbio sulla bontà del nephilim, in pratica assumiamo la stessa espressione facciale che Sam e Dean hanno avuto per l’intero episodio, confusione. Poniamo per un attimo che il nephilim stia davvero dalla parte dei buoni, questo implicherebbe che qualcuno che non è Lucifer ha pianificato che le cose andassero esattamente così, e chi possiede il potere di fare ciò? Inizia con la dì. Chuck, alias Dio, prima di partire mano nella mano con l’Oscurità per una vacanzina riappacificativa, potrebbe aver messo in moto dei meccanismi che avrebbero condotto a questo risultato. Sì, ma perché? Perché Dio avrebbe sprecato le sue forze per far nascere al Diavolo un figlio che può distruggerlo? Punizione? Ironia? Non è da Chuck. Quindi deve esserci qualcos’altro, ma cosa? Non abbiamo nessun indizio in questo senso. L’altra ipotesi è che il nephilim sia davvero il degno erede di Lucifer e come tale stia ingannando sia la madre che Castiel. Perché scegliere Castiel al posto di Dagon come protettore? Perché la fede è più forte del sapere, e si è visto. Se fosse così, bisogna dire che è davvero un buon inizio come piccolo diavolo.
Con un Castiel che sembra aver ritrovato il proprio credo e i Winchester abbandonati al proprio destino di prede dei British Men of Letters, la storia, in dirittura d’arrivo alla chiusura della stagione, si complica, impedendoci di poter fare anche solo una previsione su quello che ci attende nel finale, esattamente come succede nelle grandi serie.
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