“Carry On My Wayward Son” e tutta la tristezza ti assale, una stupenda canzone rovinata dai troppi feels. Quest’anno ho fatto più fatica del solito a premere play, sarà perché i Winchester mi mancano sempre tanto o perché anche se sappiamo che c’è la dodicesima stagione che ci aspetta in autunno, siamo coscienti del fatto che la fine è vicina. Lacrime a parte, anche l’undicesima stagione è andata, e Sam e Dean anche quest’anno hanno fatto il loro sporco lavoro, forse addirittura qualcosina in più.
Nulla potrà mai battere il Demon-Dean, ma con questa stagione ci sono andati molto vicini. Alla faccia di tutti quelli che dicono che ormai sarebbe ora di concluderla, perché una serie troppo lunga rischia di diventare monotona, beh, con Supernatural questo rischio non c’è, mi spiace. Non c’è stato un solo episodio su 23 che sia stato banale, noioso e ripetitivo, alcune puntate hanno addirittura superato la perfezione. Come la 11×08, “Just My Imagination“, dove i Winchester devono aiutare l’amico d’infanzia immaginario di Sam, Sully (Nate Torrence), a scoprire chi sta uccidendo le creature come lui. Un’episodio pieno di ironia e immaginazione, ma anche di sentimenti e lezioni di vita. O la 11×12, “Don’t You Forget About Me“, dove rivediamo piacevolmente Jody Mills (Kim Rhodes), Claire (Kathryn Newton), Alex (Katherine Ramdeen) e la spettacolare scena della cena, che avrò rivisto tipo cinque volte ed ogni volta avevo le lacrime agli occhi per le risate. O la 11×10, “The Devil in the Details” con il ritorno di Mark Pellegrino e della sua fantastica interpretazione di Lucifer, o la 11×16, “Safe House“, in cui, per uno strano gioco del destino, assistiamo all’incontro strappalacrime tra Dean e Bobby (Jim Beaver). E ce ne sarebbero tante altre da citare, ma per motivi di spazio ho scelto quelle che mi sono piaciute di più.
Fino ad arrivare a quella puntata che un po’ tutti aspettavamo da quando è uscita la notizia che era stato scritturato Rob Benedict. Non tanto per avere la conferma che Chuck fosse in realtà Dio, cosa che sapevamo da tempo, ma per vedere quale tipo di Dio sarebbe stato e gli autori avrebbero affrontato la cosa. Lasciatemelo dire, l’hanno fatto alla perfezione! L’interpretazione di Rob mi ha più che soddisfatto, soprattutto grazie alla sceneggiatura, che ha affrontato la questione più spinosa, cioè “il perché ci fai questo“, che poi è quello che tutti noi vorremmo chiedere a Dio se ci trovassimo in sua presenza, in modo semplice e chiaro, senza essere banale o troppo pesante. Memorabile anche l’interpretazione di Curtis Armstrong nel ruolo di Metatron, personaggio che ho sempre adorato, ma che in questa stagione definirei epico.
Nonostante Supernatural ci abbia abituato a finali di stagione in cui o si dà il via all’Apocalisse o ci scappa il morto, un finale se vogliamo ‘pacifico’ non mi è dispiaciuto affatto. Vero che è stato sempre in stile maiunagioia, però almeno non abbiamo rischiato l’attacco cardiaco. Un finale coerente con lo sviluppo della stagione, nel quale la famiglia è l’asse portante. Quello che sembrava il classico scontro tra bene e male, in realtà si è rivelato essere un problema di famiglia, una lite tra fratelli. E chi meglio dei Winchester poteva trovare la soluzione a questo problema? Loro che hanno affrontato mille problemi e altrettanti mostri contando solo sul loro rapporto fraterno. Il legame profondo che unisce Sam e Dean è stato la causa scatenante del problema, ma è proprio grazie a questo che sono riusciti a risolvere una lite che andava avanti da millenni.
Una stagione che ci ha portato oltre il semplice “Saving People, Hunting Things, The Family Business“, ma il cui finale ci riporta indietro alla prima stagione, grazie ad Amara che resuscita Mary Winchester (Samantha Smith). Una stagione in cui assistiamo alla crescita di Sam e Dean, che superando le differenze sono riusciti a far collaborare persone lontane tra loro anni luce e che erano disposti questa volta a dirsi addio per sempre se questo avesse contribuito a salvare il mondo. Forse più che nelle precedenti, in questa, la trama orizzontale ha influito molto nella trama verticale, il che è anche ragionevole dato il peso dell’argomento.
Che dire, io personalmente aspetto con ansia l’autunno, sperando, ma ne ho quasi la certezza, che la dodicesima stagione sia divertente, emozionante e profonda come lo è stata questa.
Ma voi non aspettate l’autunno per lasciarci un commento con quello che pensate di questa stagione!