The Americans – Recensione 2×04/2×05 – A Little Night Music/The Deal

The Americans 2×04 – A Little Night Music

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Quando si interpreta un ruolo, si arriva ad un certo punto dove realtà e finzione si mescolano in maniera così magistrale che spesso si fatica a comprendere dove inizia uno e dove termina l’altro. Ciò che Philip ed Elizabeth stanno facendo è interpretare un ruolo, un ruolo che probabilmente non vedrà mai il sipario calare di fronte a sé e di questo ne risente tutto ciò che li circonda. La loro vita è interamente basata e costruita attorno a delle bugie e questo significa che anche le poche cose reali che possiedono ne subiscono le conseguenze. Il desiderio di Philip ed Elizabeth è quello di tenere la propria famiglia – l’unico affetto reale che hanno – lontano dalla loro vita da spie, ma il confine è così sottile che adesso più che mai le loro due vite iniziano a confondersi. E questo aspetto che durante la prima stagione era stato visto soltanto in superficie, ora viene esplorato come si deve. Era del tutto plausibile che, arrivati ad un certo punto, anche il nucleo famigliare ne avrebbe risentito e, se all’inizio non ero troppo convinta di alcune dinamiche, adesso sono sempre più contenta della piega che sta prendendo la vicenda.

Ancora una volta il personaggio di Elizabeth spicca su tutti gli altri. Nonostante si dimostri costantemente una spia calcolatrice e spietata, emerge anche il suo lato più vulnerabile. Nonostante sia una spia eccellente, allo stesso tempo la morte di Emmett e Leanna ha un forte impatto su di lei. Le spie vengono scoperte – o in questo caso muoiono – quando fanno poca attenzione ed è evidente che Elizabeth non può fare a meno di rivedere se stessa e la sua famiglia nelle stesse dinamiche che hanno portato alla morte i due amici e colleghi. Stupenda è la scena nella quale racconta a Brad dello stupro, violena che una giovane Elizabeth ha realmente subito.

Philip, invece, lo vediamo alle prese con il suo finto matrimonio e anch’esso risente moltissimo della doppia – o meglio tripla – vita dell’agente segreto. La mattina romantica che Martha aveva organizzato per entrambi prende immediatamente una piega negativa e subito salta all’occhio la mancanza di tranquillità domestica che invece era così evidente nella prima stagione. L’intera litigata è stata interamente manipolata da Philip, desideroso di andarsene da lì per potersi occupare di un’alta questione, e alla fine vediamo Martha affogare le sue disperazioni nell’alcol. Il suo personaggio, estremamente solo e desideroso di affetto, mi fa una grandissima tenerezza.

Molto bella e ben coreografata è la scena della scazzottata finale, dimostrazione in piena regola che The Americans non è soltanto uno show psicologico ma anche di azione. Il rapimento di Buklanov da parte delle persone sbagliate non fa altro che lasciarci credere che un episodio così bello e ben articolato sarà seguito da uno anche superiore.

Jeda

The Americans 2×05 – The Deal 

“Sei un mostro! Non sei un uomo! Qualunque cosa tu fossi una volta, chiunque tu fossi, è stato cancellato dall’addestramento. Non hai sentimento, nessuna umanità. Se fossi morto non cambierebbe nulla!”

Queste le parole che lo scienziato Anton Baklanov rivolge a Philip ed è in queste due righe che si evidenzia il punto focale di “The Deal”: Philip e la sua dualità. Tutto è iniziato nella scorsa puntata, quando Phil e Elizabeth, impegnati nel rapimento di Baklanov, vengono assaliti da spie del Mossad che vogliono proteggere lo scienziato. Lo scontro finisce male: Baklanov viene “messo in salvo” e una spia dei servizi segreti israeliani, noto semplicemente come l’israeliano, rimane in mano a loro. È così che inizia il patteggiamento per l’accordo di scambio, per cui il Mossad cederà ai russi lo scienziato, e da qui il titolo dell’episodio.

Le scene che accompagnano Phil assieme all’israeliano assumono una grande importanza e racchiudono il filone principale trattato dall’episodio. Attraverso esse è possibile sentire, ed è palpabile, la nostalgia e la mancanza che la spia del KGB sente della sua terra, di Madre Russia ed emerge la famosa dualità a cui si accennava poco prima. Viene rappresentato il contrasto tra Philip che pulisce il sedere all’israeliano a quando rimane impassibile, almeno apparantemente,  di fronte al pianto, che disperato è dire poco, di Baklanov che lo prega di non rispedirlo in Russia e che lo definisce un mostro. Al contrario di come viene fatto apparire Philip, è evidente che il protagonista non è affatto un mostro, ma piuttosto come sia costretto ad esserlo in alcuni casi, senza poter esimersi dal farlo. I primi interrogativi che affiorano alla mente è se per Philip ne valga la pena, comportarsi come una macchina da guerra senza sentimenti e cambiare completamente identità con un battito di ciglio, per seguire gli ordini di Madre Russia e seguire i suoi ideali. Ma se prima avremmo potuto avere qualche dubbio su di lui, a differenza dell’incorruttibile Elizabeth, essi adesso vengono spazzati via completamente data l’estrema e agghiacciante impassibilità con cui compie la missione e rispedisce senza esitazioni lo scienziato in Russia. È attraverso le scene in cui Philip esprime la mancanza e la nostalgia verso la sua patria, per la quale ha rinunciato a tutto, che questo è evidente. E allo stesso viene rappresentato il paradosso di un uomo come Philip che non esiterebbe a tornare in un posto come la Russia, orrendo durante il comunismo, nonostante abbia dei figli a cui può sicuramente offrire un futuro migliore in un paese come gli States; realtà che viene ben rappresentata da Baklanov che, non vuole assolutamente tornarci, soprattutto dopo che aveva sudato più di una camicia per distaccarsi da essa.

Beeman viene ufficialmente “trollato” da Oleg Igorevic, in quello che si trasforma non più un doppio gioco, ma prima triplo e poi pure quadruplo. Oleg, con la sua faccia tosta con la quale ha più volte sfidato il boss Arkady Ivanovich, è un personaggio che, per quanto possa risultare odioso, sarà sicuramente fondamentale in questo secondo round di The Americans, con la sua determinazione per scalare i vertici della Rezidentura, anche se con metodi non condivisi e ortodossi. Riesce a mettere alle strette Nina, che viene “semi scoperta”, e soprattutto Beeman, che mette letteralmente con le spalle al muro, momento che prima o poi doveva accadere. E adesso l’agente dell’FBI si trova al tanto atteso bivio: restare fedele alla patria o proteggere la sua bella? Situazione che garantirà colpi di scena e livelli di tensione e ansia altissimi.

La storyline di Paige non prosegue molto e ad essa sono dedicati pochi minuti della puntata, i quali vedono Elizabeth cercare di entrare in contatto con la figlia e viceversa. Paige tenta di spiegare il suo stato d’animo alla madre, che non la capisce, e che riguarda il non riuscire a sistemare e gestire tutte le dinamiche della sua vita, vita che definisce incasinata. È per questo che Paige ha deciso di entrare in contatto con il mondo della Chiesa e di avvicinarsi alla Bibbia. Tra Paige e Elizabeth, e più in generale i suoi genitori, manca il dialogo senza il quale la situazione sembra irrisolvibile. La ragazza per ora non ha continuato a scavare nei panni sporchi, ma qualcosa mi dice che non è finita qui.

The Americans cerca di alleggerire il carico, a tratti estremamente drammatico di The Deal, con una scena davvero divertente e dalla sottile e maliziosa ironia. Mi riferisco alla scena in cui Elizabeth, sotto copertura, si reca da Martha per proteggere la copertura di Philip e finiscono per ubriacarsi e, nel delirio, arrivare a parlare delle prestazioni, da vero “macho”, di Clark delle quali Elizabeth pare invidiosa, o almeno sorpresa, scoprendo che il sesso fra i due è tutt’altro che di “livello medio”.

L’abbraccio in cui si stringono i due protagonisti alla fine dell’episodio è rappresentativo della stanchezza di condurre l’estenuante vita della spia russa sotto copertura. Philip torna esausto e distrutto emotivamente a casa e si rifugia fra le braccia della moglie ricordando il passato nella loro fredda ma calda patria. Non c’è tempo per fermarsi e rilassarsi, la sveglia suona e i ragazzi si svegliano, comincia un’altra giornata. Come avrebbero detto i Queen “The show must go on” ma vedremo fin quanto durerà!





Sabrina

Sabrina

Sabrina. 24 anni. Segni particolari: Musica e telefilm dipendente. Cresce a rock e serie tv e i suoi grandi amori del passato sono: Dawson's Creek, Beverly Hills 90210, The O.C e Veronica Mars ma anche Queen, Beatles, Rolling Stones e U2 con cui la mamma l'ha cresciuta. Perennemente alla ricerca di nuove serie da vedere, la sua è proprio una malattia. Le sue attuali fisse telefilmiche sono: Doctor Who e Mad Men. Tra le serie tv preferite invece ci sono: Game of Thrones, Sons of Anarchy, The Walking Dead, Mad Men, Fringe...ma la lista potrebbe continuare ancora e ancora. Le sue passioni, musica e serie tv, spesso si intrecciano e tra le sue best soundtracks ever ci sono: The OC, Game of Thrones, Veronica Mars, Sons of Anarchy. Se invece parliamo di attuali influenze musicali la lista è ancora più lunga ma per citarne alcune: Coldplay, Muse, Arctic Monkeys, Bon Iver, Mumford and Sons, Band of Horses, Florence and The Machine...è un caso irrecuperabile, qualcuno la aiuti! Come Amy Pond, attende disperatamente che nel suo giardino atterri il Dottore insieme al suo TARDIS!

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