A 9 mesi dalla fine di Sons of Anarchy, Kurt Sutter torna in tv con il suo nuovo lavoro, affiancato alla regia da Paris Barclay, regista caro a tutti i fan dei Sons, The Bastard Executioner è un drama storico che non nasconde la violenza del periodo storico, della guerra, del tradimento e dell’ambizione. Ambientato in Galles nel quattordicesimo secolo, la storia ha come protagonista Wilkin Brattle (Lee Jones), un soldato dell’armata inglese che viene salvato da quello che sembra un angelo e tradito dai suoi superiori e si ritrova a nascondersi in un villaggio, dove si costruisce una famiglia. Ma l’ambizione dei potenti non è mai soddisfatta e così l’aumentare delle tasse costringe i gallesi a organizzare una ribellione contro il signorotto locale e ad appropriarsi dei proventi delle tasse, purtroppo questo si traduce in un massacro delle donne e dei bambini lasciati al villaggio. Un oltraggio che grida vendetta. La vendetta la ottengono ma Wilkin è costretto a pagare un prezzo molto caro per non finire al patibolo, deve vivere la vita di un altro: la vita del boia.
Si può dire che le due ore del pilot non siano altro che l’antefatto alla vera storia che a questo punto posso solo immaginare inizi dalla prossima puntata. Devo ammettere che me l’aspettavo diverso, due ore di presentazione sono tante e si è dovuti arrivare fino alla fine dell’episodio per capire dove l’autore voleva arrivare con tutto questo preambolo. Ma in retrospettiva devo dire che più ci ripenso e più credo che abbia fatto una scelta giusta. Forse come pilot/antefatto è un tantino lungo, ma chiunque abbia guardato i Sons si è reso conto che non è diverso dalla settima stagione: lunghe introspezioni sui personaggi per spiegare azioni che altrimenti potrebbero risultare gratuite, per poi concentrare il cardiopalma verso il finale di stagione, è possibile che Sutter voglia riprendere lo stesso schema anche qui.
Per quanto riguarda i personaggi ne abbiamo tantissimi: l’eroe, Wilkin, è un uomo di grande forza d’animo, giusto e con un naturale talento per essere un guerriero, una serie di circostanze, che nel telefilm vengono indicate come destino, lo portano in una posizione precaria e lo spingono in una direzione che non avrebbe preso spontaneamente. Poi abbiamo Lady Love, l’immagine di purezza e innocenza, nonostante il marito fosse nient’altro che un maiale senza scrupoli, lei è sempre gentile, fa da contrasto ad un mondo di violenza, nonostante tutta la sua zuccherosità non risulta né finta né insopportabile. Ed infine abbiamo i tre personaggi più affascinanti ed enigmatici dello show: l’antagonista, Milus Corbett, è interpretato da Stephen Moyer che finalmente trova un ruolo a lui più adatto del vampiro Bill (True Blood), ed è fantastico. Ambizioso e senza scrupoli è in grado di rigirare qualsiasi evento a suo favore, e nel farlo non ha paura di sporcarsi le mani (per mettere a morte il fratello ce ne vuole di pelo sullo stomaco). L’altro personaggio più interessante è Annora (Katey Sagal) insieme al suo “Dark Mute” (interpretato dallo stesso Sutter), lei è una guaritrice con poteri mistici che sente “voci” sul destino di Wilkin, ma quale sia il suo vero scopo non ci è dato saperlo. Non sappiamo nemmeno da quale parte realmente stia. Trascende qualsiasi concetto di bene o male. Bisogna abituarsi, però, al suo strano accento.
Visto che stiamo parlando del pilot, non possiamo non spendere due parole sulla sigla iniziale, intitolata “King Of The Kings” e cantata da Ed Sheeran (che per chi non lo sapesse, avrà anche un piccolissimo ruolo ricorrente nel corso della stagione!), bellissime immagini che ben si accompagnano con la musica.
Parlando di note dolenti, non è il successo che la FX si aspettava in termini di rating, non che siano pessimi, ma non sono nemmeno quelli da record delle stagioni finali di Sons of Anarchy. Il pubblico complessivamente è stato di 2.1 milioni di spettatori con un demografico 18-49 di 0.8, il che lascia un po’ sconcertati perché questa serie sembra essere fatta apposta per un pubblico più giovane rispetto ad uno più maturo. E se confrontiamo con la prima stagione di SoA i numeri non sono poi così diversi, i bikers all’epoca fecero 2.5 milioni di spettatori e nel corso della prima stagione spesso calarono sotto i due, per poi conquistare il loro solido fanbase nel corso del tempo. Quindi niente di preoccupante in vista per la nuova serie di Kurt Sutter.
Piccola curiosità: fa il suo debutto da attrice la figlia di Katey Sagal, Sarah White, nel ruolo di Isabel Kiffin, l’ancella di Lady Love.
Infine non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima puntata intitolata “Effigy/Delw” con questo promo:
Bellissima recensione, come bellissimo è stato l’episodio! Hai ragione nel dire che questo doppio pilot introduttivo è stato lungo ma è altrettanto vero che era necessario. Meglio spendere qualche minuto in più per presentare bene la storia, piuttosto che lasciare confusi gli spettatori nel seguito.