Può l’essere umano dotato di poteri, migliorare la propria condizione? Può davvero fare il bene disinteressato del mondo? Guardando The Boys la risposta è no.
Se The CW ci mostra il classico mondo dei supereroi DC, se la Marvel riempie i cinema con gli eroi e i loro poteri da cui derivano grandi responsabilità, Amazon ci propone una trasposizione televisiva di un fumetto che mette veramente i supereroi a contatto con una realtà, la nostra e i risultati sono a dir poco preoccupanti.
Eroi distorti dai poteri o dalla natura umana?
Il punto da cui parte la serie è molto semplice: Quanto può essere distorta la visione della massa di fronte agli eroi? Quanto la percezione stessa della superiorità può cambiare la prospettiva delle persone?
La Vought crea eroi. Meglio dire li gestisce, li possiede, li pilota. Essi sono come delle divinità mediatiche e come tali devono restare. La società moderna, fatta di condivisioni, che giudica la qualità di una persona in base ai followers che ha su instagram, solo perché citando gli 883, “al massimo riesci a dire se toro sta bene coi pesci” magari sotto una foto in bikini molto mini.
Ecco se parametriamo tutto Questo a The Boys, ci rendiamo conto di come sia facile dare a tutti uno specchio di perfezione e di eroismo, dove in realtà c’è solo il carattere umano pieno di problemi, difetti, storture a cui nemmeno il potere immenso di Patriota è in grado di far fronte.
Da grandi poteri derivano grandi problemi si potrebbe parafrasare. Infatti a che serve essere superveloce se poi sei una specie di tossico che strafatto uccidi degli innocenti?
Oppure cosa serve salvare dai terroristi un aereo con centinaia di persone a bordo, per poi distruggere per sbaglio i comandi e condannarli comunque ad una morte atroce?
Gli eroi più potenti.
Patriota, Abisso, Starlight, Black Noir, Queen Maeve, A-Train, sono alcuni dei componenti dei “Sette”, cioè il gruppo di supereroi più potenti al mondo e The Boys versione televisiva si concentra proprio su di essi.
Tratto dal fumetto omonimo, inizialmente pubblicato da DC per poi approdare a Dynamite Entertainment, The Boys ci trascina letteralmente in un mondo così vicino al nostro da far ci preoccupare del fatto che se davvero esistessero i supereroi, questi ultimi potrebbero essere più vicini a quelli che racconta la serie e il fumetto, piuttosto che quelli patinati, senza macchia e senza paura delle serie classiche Marvel o della DC.
In effetti vedere la serie con un occhio un po’ attento, fa riflettere su come l’essere eroe, avere poteri e poter avere quasi una sorta di immunità, sia l’anticamera dell’onnipotenza, della presa di coscienza di essere al di sopra di tutto e tutti anche quando come abbiamo già detto, si commettono tragici errori.
I veri eroi? Quelli normali o quasi.
Per fortuna esiste chi non considera questi eroi da copertina degli intoccabili, ma li considera dei criminali se commettono degli illeciti, se uccidono, si drogano, trafficano etc. Il suo nome è Billy Butcher.
Il suo è un personaggio sopra le righe, un uomo che ha un conto in sospeso niente poco di meno che con Patriota, cioè il più potente eroe della terra, e la sua quasi maniacale forma di avversione e odio per gli esseri dotati di potere, lo ha reso insensibile e asociale.
Karl Urban ci regala con il suo personaggio una buona prova d’attore, riuscendo a farci capire le profonde lacerazioni interiori di Butcher e la sua pervicace lotta a quelli che ai suoi occhi sono solo criminali con poteri.
In realtà tutto il suo team è un bel concentrato di problematiche psichiatriche, persino l’ultimo arrivato Hughie (Jack Quaid), che cerca vendetta per la fidanzata uccisa accidentalmente da una eroe della Vought.
D’altro canto The Boys evidenzia chiaramente che la normalità è un’optional sia da un lato che dall’altro e anzi la massa dei normali difficilmente potrebbe vedere l’abisso nero che sta alle spalle delle copertine patinate di Patriota and Friends.
Alla fine, seppur molto molto edulcorato rispetto al fumetto, il messaggio di come l’umanità non sia pronta a eroi onnipotenti, perché di super hanno anche i problemi, arriva chiaro e forte.
Guardando The Boys, ci si rende conto in modo dannatamente chiaro che se davvero esistessero umani dotati di poteri, essi, togliendo le esagerazioni, non sarebbero molto lontani da quello che la serie mostra.
Disadattati, alcolizzati, drogati e predicatori.
Tolta forse solo Starlight, il campionario di problemi a cui ogni eroe si lega, vengono perfettamente evidenziati in The Boys.
La serie infatti riesce, adattando le vicende del fumetto a un’epoca più vicina alla nostra, a mettere davanti lo spettatore non un mondo fantasioso, fatto di mostri alieni che attaccano la terra o cattivi galattici a caccia di gemme per i propri guanti del potere, ma la normale quotidianità, la vita di tutti i giorni con l’aggiunta che poi nel corso della visione diventa stortura, dei supereroi.
A-Train
A Train, che non rifiuta mai un selfie con i fans è una sorta di Flash, dotato però di una personalità debole e in continua conflittualità, terrorizzato da Patriota e insicuro persino delle sue stesse capacità velocistiche, tanto da drogarsi continuamente di composto V del quale diventa dipendente.
Queen Maeve
Scopiazzatura evidente di Wonder Woman, è un personaggio complesso, che probabilmente ha avuto buone intenzioni, almeno all’inizio ma la realtà vissuta con gli altri eroi in calzamaglia, gli ha aperto gli occhi e quello che ha visto non era ciò che si aspettava.
Diventa così una donna dedita all’alcol, che con il tempo perde interesse per quello che per un’eroina dovrebbe essere primario e cioè salvare vite umane. Invece si appiattisce dietro Patriota e cerca di affogare nei cocktail il ricordo dei visi innocenti che ha visto morire senza poter fare nulla.
Abisso.
Che dire di lui? Convinto di essere parte importante del team, si ritrova quasi sempre a vedere naufragare (parola quanto mai adeguata per lui), tutte il bene che è certo di poter fare per i suoi amici pesci.
Colpevole di aver costretto Starlight a un atto sessuale, Abisso diventa il capro espiatorio di tutti i Sette, venendo allontanato dalla Vought.
Il suo personaggio, tolto il fatto sessuale, alla fine genera solo pietà e commiserazione, soprattutto quando tenta il riscatto aiutando Delfini e Gamberi con risultati tragici.
Patriota.
Chiudo la mia carrellata di eroi disadattati con il più forte di tutti e forse proprio per questo il più difficile da inquadrare.
Considerato praticamente onnipotente, Patriota in The Boys è la versione distorta di due grandi icone DC e Marvel: Superman e Capitan America.
Vissuto fin dalla nascita non come un bambino da amare ma come un test di laboratorio, non ha sviluppato senso di affettività o qualsiasi sentimento di amore e vicinanza per il destino del mondo e del prossimo.
Una macchina da consensi, un veicolo pubblicitario inarrestabile per la Vought, ruolo che lui accetta anche se potrebbe incenerire tutti, perché crede di aver trovato in Madelyn Stilwell (Elizabeth Shue), quella figura materna che gli è sempre mancata.
Non avendo conosciuto l’affetto, le donne lui le prende, le usa a piacimento dall’alto della sua onnipotenza, del suo essere impunito. Non ha il senso di pietà di Queen Maeve, che invece ha amato e ama, Patriota ha la mente di un serial killer o di una mente deviata.
Conclusioni su The Boys.
La mia opinione su The Boys è sicuramente molto positiva. Questa serie mette sul piano della realtà, la nostra società moderna, il nostro mondo sempre più “condiviso” e sempre meno capace di andare oltre le apparenze, sempre meno capace di comprendere che non esistono gli eroi con i poteri senza macchia e senza paura e se mai il mondo dovesse un giorno crearli davvero, questi supereroi, il loro comportamento non sarebbe molto lontano da quello visto in The Boys, ma la cosa preoccupante è che il mondo, noi, ci comporteremo esattamente come la massa festante intorno a Patriota e Queen Maeve, dopo la tragedia aerea, ignari di avere davanti non eroi ma carnefici.
Passo e Chiudo.