Siamo giunti all’ultimo appuntamento con questa prima stagione della serie HBO, The Deuce
The Deuce giunge alla fine, per ora e i giudizi non possono che essere positivi. Una stagione bella, capace di descrivere una città sporca, corrotta e in cambiamento e il tutto senza quel bisogno di strafare o chiudersi con un colpo di scena, non era quello il suo scopo.
The Deuce, infatti, appare sempre più scritta come un libro con una trama complessa che non ha fretta di concludersi in solo 8 puntate ma che mira a essere una storia unica e unita a tutte le stagioni che seguiranno, alla Breaking Bad o alla The Wire giusto per fare degli esempi.
Ruby (o “Thunderthighs”) è sempre stata un personaggio marginale all’interno dell’universo della 42esima strada ma forse è proprio grazie a lei che riusciamo a comprendere il tutto della storia e di come, infine, tutti i filoni principali e secondari si uniscono e vivono all’interno di un micro mondo: quello della strada e del bar di Vincent. Ammetto che mi ha abbastanza sorpreso il fatto che l’appartamento di Ruby fosse proprio sopra all’ Hi-Hat.
Questo ci permette di compiere un’analisi su Vincent Martino (James Franco): da una parte abbiamo la gestione del bar, la storia con Abby che sembra diventare seria tanto che prendono la decisione di andare a vivere assieme; dall’altra il suo legame con Rudy e, inevitabilmente con la mafia, con la violenza ma anche il potere. Il suo “F*uck you” ben rappresenta il dualismo del personaggio: da un lato non vuole quasi avere nulla a che fare con “il mercato delle donne”, cosa invece apprezzata dal fratello e dal cognato; dall’altro non ha problemi ha sfruttare questo legame per picchiare l’uomo che ha maltrattato l’ex moglie ma, come dice Abby: davvero lo ha fatto per lei? O forse per affermare la propria superiorità?
The Deuce è anche una storia di compromessi, di America in movimento e in questo caso il legame non può essere che con Paul e il fratello di Candy: entrambi omosessuali ma cresciuti in ambienti diversi e in periodi storici differenti (sebbene di pochi anni) ma con conseguenze completamente differenti.
Non posso non concludere questo ultimo articolo, per ora, con un immenso tributo a Candy (Maggie Gyllenhaal). È lei la vera protagonista dello show, lei che più di tutte riesce a incarnare la voglia di cambiamento, di riscatto e riuscendo a trovare una via di fuga, paradossalmente, proprio nell’industria del porno imponendosi non solo attrice ma anche come regista e mostrandoci la presenza di due mondi paralleli seppur uniti da un unico elemento: il sesso.
Il primo è quello della strada, comandato dai papponi e segnato dalle violenze continue sulle donne da parte degli stessi daddy o clienti; il secondo quello del cinema, luogo dove le donne possono essere chi vogliono, vivere anche senza inibizioni.
La scena finale che ci mostra Bobby ormai sedotto dall'”amica bionda” e il mostrarci lentamente tutte le cabine del centro massaggi è molto forte: ci mostra come il tutto stia cambiando senza che nulla cambi: le ragazze non sono più in strada e non vengono più picchiate ma la loro condizione non cambia, restano sempre oggetti per gli uomini da usare come e quando vogliono.