Ricordate quell’episodio dei Griffin in cui Stewie, dopo aver visto il remake di Vita da strega, prende il primo aereo per Los Angeles per tirare un sonoro ceffone al protagonista maschile, reo di aver fatto una battuta che non faceva ridere?! Ecco, se potessi, farei la stessa cosa con gli autori di The Flash. Passi l’uso dell’ormai logorato schema del colpo di scena a fine episodio, quello che proprio non mi va giù è il soggetto di questo. Come a voler prendere il posto simbolico della tomba di Arrow della quarta stagione, l’identità di Savitar sta diventando una vera barzelletta e c’è una sola cosa che salva questo aspetto, infatti, stando a quanto dicono i diretti interessati, sembra che almeno questa volta hanno già deciso come sviluppare la storia e non hanno aspettato le reazioni del pubblico, prendendo una scelta pilotata, come nel caso di Laurel (cosa che ancora non gli ho perdonato).
The Once and Future Flash, sancisce l’esordio di Tom Cavanagh alla regia di The Flash. A parte l’elemento finale che mi ha procurato tanta rabbia, l’episodio, nel complesso, è stato molto equilibrato, forse anche troppo. Sinceramente, conoscendo l’estro creativo di Tom Cavanagh, sono rimasta un po’ delusa dal fatto che abbia sprecato questa occasione per sperimentare dei moduli narrativi e di regia più originali. Primo perché dopo la lunga attesa dell’episodio compresa la martellante pubblicità che ne hanno fatto e secondo poi il fatto che si tratta di un futuro che al 99% è destinato a scomparire (se c’è una cosa su cui sono pronta a mettere la mano sul fuoco è che Iris non morirà), mi aspettavo una puntata più scoppiettante e incisiva.
La verità è che Barry acquisisce informazioni che gli possono permettere di cambiare il futuro già nella prima parte dal suo viaggio nel 2024, ma soprattutto perché mi sembra davvero ridicolo, anche per Barry, aspettare la fine per fare l’unica domanda davvero sensata e importante: come ha fatto l’alter ego emo di Flash ad imprigionare Savitar nella Speed Force? Perché tirarla tanto per le lunghe? Probabilmente perché la possibilità di farci vedere un Barry depresso, solo e sconfitto era troppo succosa per non tuffarcisi a capofitto, o forse perché ci volevano mostrare il lato oscuro dello speedster scarlatto, ancora. Non è un argomento ridicolo come si potrebbe pensare a prima vista, dato l’alto numero di prove che circolano sul web che dovrebbero confermare la teoria che dietro la maschera di Savitar si nasconda proprio Barry. Sarà così, non sarà così (pare che non dovremo aspettare molto per saperlo visto che nella prossima puntata dovrebbero rivelare la sua identità), una cosa l’abbiamo capita, per sconfiggere il Dio della Velocità dovrà riuscire ad andare oltre i suoi limiti, fisici e mentali.
Le scene più interessanti, manco a farlo apposta visto che in realtà sono state pensate come pausa della trama principale futuristica, sono quelle che riguardano Killer Frost, con una Danielle Panabaker che ha davvero dato il meglio di se stessa riuscendo a dipingere un villain che ha il cuore più freddo dei ghiaccioli che escono dalle sue mani. L’intelligenza che sappiamo appartenere a Caitlin insieme alla freddezza calcolatrice di Killer Frost creano un mix negativamente esplosivo, che unito alla conoscenza del futuro di Savitar sono alla base di un team ipso facto invincibile. Rivedremo mai Caitlin? Magari insieme al paziente e innamorato Julian? Ovviamente speriamo tutti di sì, ma devo ammettere che in fondo mi mancherà quest’Elsa in versione DC.
Un ritorno dalle festività pasquali alquanto sottotono e fiacco, nella speranza che le cose accelerino visto che mancano quattro episodi alla chiusura della stagione, mi aggrappo la mio sempre eterno punto fisso della serie, Cisco, vera salvezza di molte puntate di questa stagione.
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