Un inizio di stagione che questo secondo episodio promuove a pieni voti, equilibrato ma intrigante. Sembra proprio che le critiche piombate sulla terza stagione abbiano sortito il loro effetto. Anche il “frettoloso” ritorno di Barry, sicuramente dovuto ed esigenze di mercato, può essere perdonato a fronte di due episodi che non si vedevano da tanto tempo, purtroppo. Al contrario della serie cugina Arrow, i primi episodi sono riusciti nell’ardua impresa di fare da ponte tra le due stagioni, riuscendo allo stesso tempo a gettare delle basi davvero molto interessanti per lo sviluppo della trama principale delle prossime puntate.
Come sa bene chi viaggia spesso, la parte più difficile non è partire, ma tornare. A queste regola non ti sottrai nemmeno se sei l’uomo più veloce del mondo. Come da copione, il problema nasce principalmente con la persona che paradossalmente ha atteso con più ansia il suo ritorno all’ovile, Iris. La ragazza risente fortemente del fatto che il suo ruolo di capo non venga riconosciuto da Barry. Dopo sei mesi di leadership, diventa difficile scrollarsi da dosso le responsabilità, ma anche un certa soddisfazione nell’ottenere vittorie per merito tuo. Come suggerito da Caitlin, che ha la sua bella esperienza in drammi sentimentali, Iris costringe Barry ad andare insieme da un consulente sentimentale il cui unico merito è quello di aver fatto capire alla coppia che effettivamente avevano un problema.
Parallelamente a questo si sviluppa un altro dramma, Cisco da buca Gypsy, proprio nel giorno di una festività del suo pianeta che può essere paragonata al nostro San Valentino. L’affascinante cacciatrice di taglie dimostra ancora un volta che i sentimenti che prova per Cisco sono reali, tangibili, nonostante a dividerli ci sia l’intero universo. D’altra parte anche Cisco dimostra di tenere fortemente alla ragazza, sancendo così la maturazione che il suo personaggio ha avuto nel corso delle tre stagioni. Ormai non è più un semplice aiutante del grande supereroe, in realtà non lo è più nessuno del team flash, il suo ruolo è ben definito.
Sullo sfondo ovviamente non poteva mancare il cattivo di turno, Kilgore (Dominic Burgess), ex genio informatico che ha acquisito, non si sa ancora come, la capacità di iniettare un virus a base biologica in qualsiasi oggetto tecnologico permettendogli il controllo totale. Kilgore ci permette di gettare uno sguardo più ravvicinato al villain di questa stagione, The Thinker (Neil Sandilands), il cui potere, come suggerisce il suo soprannome, risiede tutto nella sua mente. Vediamo che sta preparando un piano bene preciso, volto a colpire Flash, ma le sue motivazioni, ça va sans dire, sono ancora sconosciute. Come riesce a dare i poteri alle persone? Qual è il suo scopo? Perché ce l’ha proprio con Flash? Finora tutto fa pensare che non conosca la sua vera identità, si tratterà della solita lotta tra bene e e male?
Le risposte a queste domande le avremo durante l’arco della quarta stagione, per ora godiamoci semplicemente il ritorno del corridore scarlatto e del suo team, che tanto ci sono mancati in questa torrida estate.
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Stay tuned