Finalmente ci avviciniamo al mid-season e come per ogni telefilm che si rispetti, la trama comincia a prendere una direzione precisa e delineata, che possa iniziare a farci capire quale sarà il fulcro di questa stagione.
Con lo scorso episodio gli sceneggiatori avevano già dato ottime basi; un cratere in espansione verso il centro del Good Place ed Eleanor come assistente di Michael erano sicuramente la ricetta per la crisi perfetta e il titolo “Category 55 Emergency Doomsday Crisis” non faceva presagire niente di buono.
D’altro canto avremmo dovuto essere ottimisti e tenere fede ad Eleanor e al suo cammino verso la redenzione.
Questo inaspettato ribaltamento della trama ha sicuramente stravolto quello che davamo per scontato “Eleanor distruggerà il good place”, e invece no!
Questo episodio, che ha come fulcro le basi dell’utilitarismo, solleva il velo di Maya, facendoci finalmente vedere questa situazione dal punto di vista di Chidi.
Vi dirò, se fossi destinata al paradiso e scoprissi che l’anima gemella a cui sono stata destinata in realtà non fosse quella che merito, andrei fuori di matto dopo due, tre giorni di sopportazione, specialmente con una persona come Eleanor, così difficile da gestire, anche per chi, come il nostro professore di Etica, ha un livello di sopportazione al di sopra della media.
Infatti nessuno si è chiesto come Chidi si sentisse a dover passare la sua eternità, vivendo un incubo in costante stato d’ansia.
La sua idea di paradiso era certamente diversa da quella che gli è stata proposta ed è proprio qui che entra in gioco l’utilitarismo, vivere una vita eterna, portando sulle spalle questo fardello oppure denunciare il tutto rispendendo Eleanor nel Bad Place.
Ovviamente secondo questa filosofia la scelta più giusta sarebbe sacrificarsi per il bene comune, ma cosa ne ricava Chidi?
Nulla, perché il bene è la maggior felicità del numero maggiore e fin tanto che il Good Place continui ad esistere grazie ai suoi insegnamenti, allora l’equilibrio è ristabilito.
Ed appunto le sue lezioni non sono decisamente vane. La dedizione offerta a Eleanor sta decisamente portando i suoi frutti, richiudendo il cratere con il semplice ausilio delle sue buone azioni.
Ma non poteva finire così facilmente, è infatti Micheal a distruggere le speranze di chi è vissuto nell’ombra dell’emergenza, chiedendo a Eleanor di cercare con lui la motivazione che ha scatenato la fine di questo giudizio universale imprevisto.
The Good Place mi convince sempre di più, sarebbe stato facile montare la stagione su gag fataliste e l’incombente fine del paradiso come lo conosciamo, condite da cliffhanger scontati.
La redenzione di Eleanor non è così banale come potrebbe sembrare, i prossimi episodi potrebbero portare ad alternative interessanti come il riscatto finale della sua anima con l’ammissione della sua verità.
Una teoria che sta prendendo forma nella mia mente è che il Good Place non sia effettivamente il paradiso, ma un limbo nel quale ogni suo abitante venga valutato per essere spostato in un Better Place o nel Bad Place, ma probabilmente sto solo farneticando.
Questo episodio sicuramente ci ha dato modo di capire come quello che sembrava il personaggio più fastidioso dell’intera serie, in realtà non sia che un fiore di loto adorabile (passatemelo, dai), ho letteralmente cambiato idea su Tahani, perché le sue insicurezze e la paura di non riuscire ad essere apprezzata la rendono tenerissima.
La sua bontà e altruismo sono la genuina reazione a sua sorella Kamilah, che spero di rivedere in numerosi altri flashback o, perché no, nel Good Place… o Bad Place, chi può saperlo?