Fra metà luglio e gli inizi di agosto 2014, in America, Eric Garner e Michael Brown sono stati uccisi da due poliziotti differenti, mentre erano indifesi. All’inizio della puntata spunta un messaggio che ci avverte che gli eventi dell’episodio sono stati girati prima della decisione del Gran Jury sui suddetti casi (che è stata di proscioglimento dalle accuse dei poliziotti). Perché proprio nella puntata accadrà uno scandalo quasi identico che investirà Alicia e Peter durante la loro corsa politica.

Siamo arrivati finalmente al grande dibattito fra Alicia e Prady. Il rispetto che si è sviluppato tra i due si riflette bene nell’incontro che avranno in cucina durante la pausa, dove i due candidati parleranno del perché veramente vogliono correre alla carica. Perché ricordiamoci sempre che sono due persone in un certo senso estranee, fino a poco tempo fa, alla politica. E questo è un momento della puntata in cui Alicia alla fine la spunta, rendendosi veramente conto di volere vincere queste elezioni, come sua presa di coscienza definitiva. Non ci trovo niente di male in tutto questo, perché alla fine, visto il cammino intrapreso da questa stagione, era logico che si sarebbe arrivati a questo punto. Ma in un certo senso ho provato una sorta di disinteresse generale per come è stata presentata questa parte, forse per l’argomento reale trattato in maniera veramente veloce (il caso Ferguson ha scatenato settimane di proteste in America), mentre la soluzione di Peter (incrociata con l’addio ufficiale a Ramona) è stata fin troppo veloce e sbrigativa. Un po’ come per rappresentare gli imbrogli generali della politica, cosa che sappiamo già benissimo e che in 6 stagioni abbiamo visto in tutte le salse possibili.

Ma non per questo la puntata non è travolgente, anzi, negli ultimi minuti si ritorna a quello che veramente siamo abituati. Durante tutto il delirio del dibattito, nello studio Florrick/Lockhart/Agos, con il ritorno di Cary si presenta una tragedia da 60 milioni di dollari. Si può dire che David Lee frega per bene Diane e Cary, portando Neil Gross, capo del colosso “Chumhum” ad abbandonare lo studio. Cary e Diane, non riuscendo a comunicare con Alicia nel breve termine, impegnata come era nel mentre, decidono senza consultarla di scendere a patti con David Lee, portandolo nello studio per tamponare la grossa perdita di denaro. Da questa decisione scaturisce il battibecco fra i tre. Ora, di questa parte, essendo in pratica un misunderstanding gigantesco, escono fuori attacchi di convenienza svilupati nel corso di questa parte di stagione. Perché da un lato Alicia ha ragione riguardo la sua rabbia nel non essere stata consultata per una grossa decisione riguardante tutto lo studio di cui lei è socio fondatore, ma nello stesso tempo bisognava agire in fretta prima di farsi sfumare l’occasione (perché il denaro conta sempre). Dalla parte di Diane e Cary invece arriva una velata accusa sessista, sul ruolo che ora Alicia ricopre e sul suo voler stare con due piedi in una scarpa a tutti i costi. Però bisogna pensare che fino a quando Cary rischiava 10 anni di carcere mentre Castro con i suoi schifosi metodi cercava di fare di tutto per far affondare gli altri, la candidatura di Alicia era cosa buona e giusta. Mentre ora sembra un qualcosa di troppo, che può ostacolare l’andamento dello studio sia a livello lavorativo che economico. È un grosso gioco di convenienze, ma ci siamo abituati nel mondo che ci viene presentato da The Good Wife ed è sempre un salto nel vuoto che è partito dalle prime puntate e ancora non sappiamo quando finirà.

Di per sé è una puntata ottima per alcuni versi, anche se ha voluto raccontare troppo, perdendosi qualcosa per strada, ma andare oltre questo giudizio non mi sembra corretto. Contando l’enorme pausa che ci aspetta visto la sospensione attuata dalla CBS (non si sa ancora una data precisa di ripartenza dello show, alcuni dicono 15 febbraio, altri 1 marzo), abbiamo tutto il tempo per meditare su questo andazzo, che per me continua ancora ad essere eccellente.

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