Per inaugurare il mese più terrificante dell’anno, in data 12 ottobre Netflix ha rilasciato l’intera prima stagione di The Haunting of Hill House, sua nuova promettente produzione originale.
La serie, creata da Mike Flanagan (il quale non solo è nato, ironia della sorte, a Salem, ma al momento sta anche lavorando alla trasposizione cinematografica del romanzo di King Doctor Sleep), racconta le vicende di una famiglia che, segnata dagli eventi terribili accaduti durante la permanenza presso Hill House anni prima, è poi costretta a tornarvi; come in tutti gli horror che si rispettino, l’oggetto maligno si comporta come una calamita che attira a sé i malcapitati che credevano di essergli sfuggiti per sempre. Sullo sfondo, ma non troppo, le disastrate dinamiche familiari, irreparabilmente mutate dopo quei lugubri eventi del passato, che hanno compromesso l’innocenza ed in alcuni casi anche la sanità mentale di quelli che all’epoca erano solo bambini.
Dalla visione del primo episodio il giudizio non può che essere unanimemente positivo, in quanto il pilot convince ed invoglia a continuare la visione. Già la sigla in chiaroscuro si sposa bene con la tematica di The Haunting of Hill House, confermando l’attenzione della piattaforma streaming per questo peculiare aspetto della produzione (da Daredevil a Jessica Jones, tutte le serie Netflix hanno una sigla particolarmente curata ed azzeccata); inoltre, l’episodio si mantiene in perfetto equilibrio fra i due piani temporali con cui gioca, passato e presente, dando il giusto quantitativo di informazioni per seguire il filo della storia e, al contempo, non sprecando subito tutte le sue carte.
Soprattutto le scene ambientate nel passato sono pregne di un senso di claustrofobia ed ansia, coadiuvato da una fotografia sapiente che sa sempre quando allargare l’inquadratura e quando invece soffermarsi su specifici dettagli. Il gioco di ombre che viene portato avanti sino all’ultimo frame dell’episodio, quando davvero vediamo un fantasma in maniera nitida, non fa che gettare benzina sul fuoco ed incentivare lo spettatore a rimanere sul chi va là, spaventandolo in misura maggiore di quanto non sarebbe stato se fosse stato fatto il contrario. Un’ombra dietro una porta che non vuole aprirsi, una figura claudicante che rincorre un padre disperato lungo il corridoio nella semioscurità e un mezzobusto in osservazione dietro lo spesso vetro di una finestra sono le uniche vere manifestazioni maligne presenti, ma, pur nella loro mancanza di corporeità, danno alla casa ed al male al suo interno un’aura di incredibile potere.
L’impressione è che una notevole componente di The Haunting of Hill House sia ispirata a classici horror come Shining e L’Esorcista, con un cenno ai più moderni The Ring e Paranormal Activity. Un singolo episodio non basta di certo a definire un’intera stagione, ma le premesse sono entusiasmanti e la voglia di scoprire cosa accade dopo è più che mai viva.
Che Netflix abbia nuovamente fatto un colpaccio? Lo scopriremo alla fine dei dieci episodi sempre su Serial Crush.