The Leftovers giunge al giro di boa, portando con esso certezze e ancora qualche piccolo dubbio sulla serie in generale.
Il quinto episodio è forse, nella prima parte di stagione, quello meno lineare e che presenta più risvolti inaspettati, già la stessa scena iniziale terribilmente cruda, brutale e rimarcata non ci farebbe mai pensare al fatto che la serie che stiamo guardando è The Leftovers.
La puntata parte subito bene, chiaramente vivendo di un evento molto potente, l’omicidio di Gladys, eppure rappresenta come una corsa sulle montagne russe, essendo, a livello di ritmo, piena di alti e bassi.
Per la prima volta nel corso di tutta la stagione troviamo finalmente una prova convincente di Theroux (Kevin Garvey), lo sceriffo; anche se è chiaramente sano di mente, viene mantenuto però sempre in un alone di dubbio, che ormai soltanto lui stesso prova, forse perché tirato giù dal dolore di un divorzio non voluto; un distacco netto dalla vita precedente che però forse potrebbe portare alla nascita di qualcosa di nuovo dopo il pianto liberatorio verso fine episodio.
Le prime note positive che si sviluppano nei confronti del personaggio le possiamo notare soprattutto attraverso Jill, che mantiene un ruolo piuttosto ristretto ma sempre ottimo nelle scene in cui viene sfruttato, la quale – come possiamo osservare – infine stima molto di più il padre per non averla abbandonata e, diversamente da come ci si potrebbe aspettare, non fa ricadere minimamente la colpa del divorzio sul padre, ma anzi prova quasi a consolarlo.
Se da una parte nasce speranza attraverso la famiglia Garvey, sembra essercene sempre meno per Laurie che viene molto approfondita grazie alla centralità dei C.S. all’ interno dell’ episodio.
La puntata dunque, piuttosto che essere un’evoluzione della storia, risulta soltanto un altro spaccato che ci racconta la situazione di Mapletton; in fondo già dallo scorso episodio avevamo previsto che ci sarebbe stato uno scontro tra C.S. e popolazione, ormai quasi due fazioni opposte.
L’unico dubbio è che The Leftovers presentava qua e là accenni di una storia generale e almeno dalla creatura di Lindelof ci si aspetterebbe un pochino più di storia, ma forse la scelta sarà di proseguire su questa direzione fino a fine stagione, non penso che la serie si snaturerà tutta insieme, modificando quello a cui ci ha abituato nel corso di 5 episodi.
Per il resto l’episodio risulta terribilmente intenso, inferiore soltanto a quel 3° episodio che a suo tempo sembrava essere un salto di qualità ma che nel corso delle puntate deve essere leggermente rivalutato: l’uso di Matt Jamison finora è molto relativo, compare in questa puntata e dimostra (ancora una volta) di essere sicuramente il personaggio più bello della serie, ma il minutaggio a lui dedicato è pochissimo e per introdurlo sono state fermate tutte le storyline; quindi sarà il personaggio più bello, il terzo episodio in sé favoloso, ma forse a livello di stagione la sua presentazione è stata uno spreco di tempo.
La puntata si conclude con un’altra scena incredibilmente d’impatto, cioè la crematura di Gladys in un capanno di una sezione dell’FBI. Forse il tema di questo episodio è proprio che in futuro possa nascere qualcosa di nuovo così come dalle ceneri di Gladys, che questi uomini ormai morti possano tornare a vivere veramente e non continuare a vivere ricordando, citando la frase sullo specchio dei C.S.
Così come per Kevin, per tutta Mapletton potrebbe nascere una nuova vita, un seme di speranza in una situazione cittadina che però comincia a diventare sempre più difficile. Tutto questo ci viene raccontato con un’eleganza nella fotografia e nelle musiche, e la rappresentazione generale è perfetta: una sceneggiatura carica che ci trascina in un episodio intenso come pochi e che a fine visione potrebbe farci rattristare non poco, inoltre per la prima volta anche tutto il cast riesce a dare una prova buona a livello attoriale, che forse insieme al ritmo restava uno degli elementi più deboli della serie.
The Leftovers è una serie dura e particolare, ancora deve migliorare diverse cose come il ritmo e forse c’è bisogno della presenza di un pochino di storia principale, altrimenti agli occhi del grande pubblico potrebbe essere ricordata semplicemente per la sua originalità e particolarità piuttosto che per la sua profonda bellezza.
complimenti per la recensione mi trovo d’accordo su tutto