The Musketeers – Recensione 1×04 – The Good Soldier

Fresco di rinnovo per una seconda stagione (inserire urla di gioia qui), The Musketeers continua a presentarsi come un’ottima novità sia a livello qualitativo, sia a livello d’intrattenimento all’interno del palinsesto della BBC.

Le vicende di The Good Soldier prendono le mosse dalla visita del Duca di Savoia, giunto in territorio francese per stipulare un accordo di alleanza con i cugini d’Oltralpe – favorito anche dal fatto che la Duchessa è la sorella di Luigi XII – ai danni degli Spagnoli.
L’accordo però rischia di compromettersi a causa di un attentato fallito ai danni dello stesso Duca, nel quale a rimetterci la vita è un membro della sua corte. Scopriamo che l’assassino è un certo Marsac, un vecchio compagno d’armi di Aramis. La comparsa di Marsac non è altro che il pretesto per scavare nel passato del Moschettiere e riportare a galla alcuni vecchi ricordi dolorosi.

L’episodio ha quindi il suo nucleo principale nel massacro di venti moschettieri, avvenuto cinque anni prima nel territorio del Ducato di Savoia. Unici superstiti della strage furono proprio Marsac e Aramis che, ferito gravemente, venne condotto in salvo nella foresta dall’amico, il quale però poi non tornò a combattere, sporcando così il suo onore con le macchie della codardia e della diserzione.
All’epoca la responsabilità di tale atto venne imputata ad una spedizione spagnola, ma Marsac ha ragione di credere che dietro tale azione si nascondesse lo stesso Duca di Savoia. È proprio da questo nucleo principale che si dipanano poi gli eventi e le azioni dei vari personaggi.

Mano a mano che i minuti passano, i nodi iniziano ad arrivare al pettine e la matassa si sgroviglia: le accuse contro il Duca sono fondate, confermate da una cicatrice dietro la schiena dello stesso Duca inferta da Marsac durante il massacro, che lo indicano quindi come comandante dei nemici. Ma coinvolto nella vicenda si trova anche lo stesso Capitano Treville, il quale ha insabbiato la documentazione della missione.

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Scopriamo poi, dalla stessa confessione del Capitano, che la strage dei moschettieri aveva lo scopo di proteggere la spia francese nella corte italiana, la Duchessa, distraendo il Duca dai sospetti e catturare la spia spagnola, Cluzet, prima che smascherasse il doppio gioco della donna.
A questa rivelazione fa seguito una sparatoria e nel fuoco incrociato tra Treville, Aramis e Marsac rimane vittima proprio quest’ultimo.

Molto significativi sono i parallelismi che vengono creati tra Aramis e Marsac e che ci permettono di conoscere meglio le personalità di entrambi i personaggi.
Marsac agisce mosso unicamente da un desiderio di vendetta che maschera, ingannando se stesso per primo, con la ricerca di verità; è il ritratto di un uomo con l’onore infangato dalla vergogna che non ha più niente da perdere. Un atteggiamento che contrasta con quello di Aramis, desideroso di far luce sul passato per il sentimento di giustizia che gli detta lo stesso codice d’onore, rimettendo quindi il giudizio nelle mani della Corte Marziale e non nelle proprie.

Cluzet è l’altro filo da cui prendono avvio le vicende che riguardano l’annoiato e frivolo Luigi XIII, re fantoccio dietro il quale si nascondono le trame dell’astuto Richelieu, e il Duca di Savoia.

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La scoperta che la spia spagnola è prigioniera in territorio francese rischia di compromettere tutti i machiavellici intrighi del Cardinale per concludere l’alleanza. Grazie all’intervento dei Moschettieri e la complicità del locandiere, il Duca non viene a conoscenza del tradimento e il Cardinale ottiene quanto voluto.

Nonostante gli eventi siano carichi di significato e sostanza, le battute sagaci, sparse qua e là nel corso dei 58 minuti, e le scene di flirt e velata gelosia che vedono come protagonisti D’Artagnan e Constance, non contrastano nel complesso. Anzi, regalano all’insieme quella giusta combinazione di serietà e leggerezza che rende questo prodotto godibile e molto piacevole.

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