Con Prisoners of War ci stiamo avvicinando al gran finale di serie e anche gli eventi, come da copione, iniziano a precipitare rovinosamente. Siamo a quel punto in cui i buoni sono in netto svantaggio e la tensione si taglia a fette. Tra malintesi, dicerie e oscenità, la corona sta passando un brutto momento e con lei anche i Moschettieri, in bilico tra il dovere e il voler proteggere i loro cari.
Questo dualismo vede, in particolare, protagonisti tre di loro: Aramis, D’Artagnan e Athos.
Aramis si veste da soldato-politico per aiutare la Regina nelle trattative con il re di Spagna, nonché di lei fratello, Filippo. Il moschettiere ha il solo compito di consegnare le lettere di sua maestà all’ambasciatore ispanico, ma qualcosa va storto e di nuovo Griamaud riappare sulla scena, mandando all’aria ogni piano. Tiene Aramis prigioniero, costringendo il resto della guarnigione a soccorrerlo. Un’operazione come sempre difficile, resa ancora più ardua dagli affari personali di D’Artagnan.
Il più giovane dei nostri eroi deve affrontare il passato nella figura di Espoir, suo cugino. Unico figlio del fratello del vecchio D’Artagnan, Espoir viene salvato dall’impiccagione, ma subisce le ire del cugino che trova disonorevole il verso che ha fatto prendere alla propria vita. Infatti, per fame e per sfortuna, Espoir è diventato un ladro, ma D’Artagnan – la cui coscienza pesa molto più della sua bella chioma – si mette contro i compagni per dargli una seconda possibilità. Questa arriva durante il salvataggio di Aramis, nel quale Espoir si dimostra un utile risorsa per i moschettieri. Tutto è bene quel che finisce bene, almeno per lui.
Un’altra persona che deve fare i conti con il passato è Athos.
Il ritorno inaspettato di Milady de Winter lo manda nel pallone, tanto quanto la caccia a Grimaud. E Aramis glielo fa notare proprio durante la loro operazione, quando i moschettieri lasciano scappare Grimaud per salvare l’amico. Athos sarà sempre perso dietro le sue vendette personali, ma abbiamo visto come l’amore sia stato in grado di scuoterlo. Dapprima la volontà di tornare a Parigi, anziché inseguire Grimaud, e poi l’incontro con Milady: ho sempre amato questi due personaggi insieme e amo ancor di più lei. Milady deve arrendersi di fronte l’evidenza: Athos non le appartiene più, come ci era parso in un primo momento. La nostalgia lascia il posto alla realtà ed è significativa la presenza di Milady alla punizione pubblica di Sylvie. Athos si frappone tra lei e la legge, rischiando l’accusa di alto tradimento solo per mettere fine all’ingiusta esecuzione. E’ lì che Milady capisce che non sarà mai abbastanza per il Capitano, che la sua fiducia è stata compromessa irrimediabilmente.
Fantastico come in poche scene siano stati in grado di trasmettere così tante emozioni in una volta sola. Erano questi i moschettieri che mi erano mancati!
Mi dispiace che Porthos stia giocando un ruolo marginale in questa stagione. Tralasciando il bel momento che ha vissuto nell’accampamento di Eparcy, non lo vediamo coinvolto in nulla che non riguardi le operazioni dei moschettieri. E’ un vero peccato perché ci ha dato prova di essere un gran bel personaggio, con una splendida storia da raccontare. Spero che, almeno, negli ultimi due episodi gli venga data un po’ di voce. E non mi riferisco a quella che usa per far rapporto al re…
A proposito di Luigi: sta proprio morendo.
Ormai vaneggia a causa degli oppiacei e passa la maggior parte del tempo a letto, per rianimarsi solo quando deve sfogare la sua acredine contro la regina.
Ignaro del fatto che il suo adorabile fratello Gaston, Grimaud e la Guardia Rossa stiano tramando per screditare Anne agli occhi del popolo, Luigi preferisce dare conto alla moglie piuttosto che usare il poco tempo che ha a sua disposizione per aiutarla a prepararsi alla reggenza.
E di nuovo la regina è sola contro tutti, affiancata solamente dai moschettieri e da Treville che funge – come al solito – da voce della coscienza. E’ sempre toccante la sua lealtà nei confronti della corona, il modo in cui si prende cura del re morente tanto da stringere un patto con Milady. Ciò ci dà la sicurezza di rivederla nel finale, ma non sappiamo chi sia il bersaglio (o i bersagli) di Treville, ma possiamo immaginare che Gaston sia fra questi.
Perfetto come politico, purtroppo viene ascoltato poco quando c’è più bisogno di lui. Ahimè, Luigi non riesce a mettere da parte la sua arroganza nemmeno nell’approssimarsi della fine, preferendo scaldarsi piuttosto che agire da vero Re.
Spero solo che Treville ci veda più lungo di lui e colpisca il fulcro della rivolta parigina, prima che l’intera popolazione si sollevi contro la sua Regina.
Manca davvero poco alla conclusione di una stagione altalenante, a tratti anche noiosa, ma pur sempre carica di eventi. Forse sarà pure scontato, ma sappiamo che il lieto fine è dietro l’angolo, basta solo auspicare che non sia così scontato come in molti hanno immaginato.
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