Difficile parlare di The Punisher stagione 2. Per questo motivo mi sono preso un po’ di tempo per rivederlo e analizzarlo.
Sono arrivato alla conclusione che la seconda stagione ci ha accompagnato verso l’inesorabile ritorno alle sue origini e cioè il mondo dei fumetti. Frank Castle ha perso quella sua parte prettamente seriale per ritornare ciò che è sempre stato nell’immaginario degli appassionati lettori Marvel: uno spietato giustiziere senza nessun rimorso o sentimenti.
Eppure si era partiti con una stagione nella quale The Punisher sembrava proprio l’eroe che invece non è mai stato o perlomeno, mai stato nell’accezione che noi abbiamo del termine eroe o meglio super eroe. Il Frank Castle dei fumetti non avrebbe mai aiutato una ragazzina petulante, forse avrebbe massacrato gli aggressori, fatto pulizia alla The Punisher, ma di certo non avrebbe mai aiutato nessuno.
The Punisher che è arrivato a noi è sicuramente un personaggio che per forza di cose doveva essere inquadrato all’interno di una schema adatto alla serialità, dove esistono canoni di sceneggiatura, immagine e dinamiche diverse dal fumetto.
Quindi, premesso tutto ciò, il nostro personaggio doveva uscire dalla bidimensionalità per assumere dei contorni più vicini ad un contesto realistico che potesse essere raccontato sotto forma di serie e potenzialmente Frank Castle è certamente uno dei migliori personaggi da trasporre in termini cinematografici o televisivi.
Nella seconda stagione, i fili della trama vengono saggiamente tirati in due direzioni abbastanza chiare: Billy Russo e i conti con un passato che non vuol morire e Pilgrim con Amy e le sue nefaste conseguenzecre
Se analizziamo la serie partendo dal filone Billy Russo, ci si rende conto che The Punisher è coinvolto molto marginalmente rispetto all’altro filone, un espediente geniale per far emergere sia Billy Russo che i suoi veri oppositori, coloro cioè che avevano realmente dei conti in sospeso con Russo e cioè Dinah Madani, interpretata da una favolosa Amber Rose Revah e in parte anche Curtis.
Persino il personaggio della psicologa Krista, che preda di una sorta di sindrome di Stoccolma, viene portata al centro della scena, diventa più protagonista di quanto non lo sia stato The punisher, sempre con riferimento alla parte Billy Russo.
Per Castle, Russo è morto anche per il fatto che l’accordo fatto con la Homeland non gli consente di ucciderlo veramente. Sa che è quasi un vegetale e che Madani sorveglierà con interesse l’evolversi della situazione.
Se non fosse stato per Dinah, probabilmente le strade del fuggitivo Mosaico e di The Punisher non si sarebbero più incrociate e la sua spietata esecuzione è alla fine, il primo segnale che porta Frank verso il fumetto, perché è quello che avrebbe fatto il Castle del fumetto, nato per fare della vendetta, il suo unico verbo.
Altro discorso quello legato alla campagna contro Pilgrim, con Amy perseguitata per delle foto compromettenti. La cosa che mi è piaciuta è stata la contrapposizione fra un personaggio, Pilgrim, che in qualche modo rinuncia al suo passato violento per trovare un senso nella religione e nell’amore di una donna profondamente vicina a Dio ma anche gravemente malata.
Di contro the Punisher, non ha mai rinunciato al suo passato, al suo essere reduce, malgrado tutto. Ci prova a iniziare una nuova vita, farsi una famiglia, ma la sua volontà di onorare la memoria dei propri cari, lo porta sempre e comunque a vedere il male, a sentirlo prima degli altri.
The Punisher fumettistico avrebbe fatto un massacro e via, ma nella versione TV, l’umanizzazione lo porta a preoccuparsi della giovane Amy finendo per diventare la sua guardia del corpo, cosa abbastanza insolita e che sicuramente ha fatto storcere il naso ai puristi del fumetto.
Ma a livello televisivo la cosa funziona alla grande e se dobbiamo giudicare il prodotto come una serie originale e senza riferimenti al fumetto, allora The Punisher nell’arco delle due stagioni, si può senz’altro inserire fra le migliori serie nate dall’alleanza fra Netflix e Marvel.
La storia o meglio i due filoni principali della storia, funzionano perfettamente anche quando si intersecano nel finale di serie, riuscendo a coinvolgere lo spettatore, anche il più esigente, nella psiche dei personaggi anche quelli più contorti come possono essere lo stesso Frank o Billy Russo per finire con Krista e la Madani.
Proprio la forte profondità psicologica dei personaggi principali è alla fine la carta vincente di The Punisher, che mette in scena non solo una storia interessante ma ci fa anche amare i personaggi proprio per la loro singolarità che li fa interagire all’interno della storia in modo quasi meccanico.
Sai cosa aspettarti se Madani incrocia Russo. I sentimenti che scatena, la rabbia interiore e l’impotenza dell’agente Madani, ci arrivano forti, così come forte ci arriva la forza di volontà, l’anima nera battuta ma non sconfitta di Billy Russo.
Sull’altro fronte, Pilgrim più di Amy si erge a vero e proprio personaggio, ingaggiando con Castle più una guerra di scelte e di personalità che non una di stampo rambistico, che comunque è stata inserita, dando vita a una delle scene più spettacolari di tutta la stagione 2, seconda forse, per intensità e difficoltà alla scena di lotta tutta al femminile fra Krista e Madani.
Pilgrim ha con se qualcosa che Castle non può ancora avere: una famiglia. Se per difenderla deve scendere di nuovo nel marcio, lo fa perché deve salvaguardarla, deve in qualche modo tutelare ciò che l’amore di una donna gli ha donato quasi disinteressatamente, amandolo anche da peccatore, portandolo dentro una comunità dalle rigide regole religiose.
Come si diceva prima, The Punisher 2 ci riporta inesorabilmente al personaggio da fumetto. Dalla spietata esecuzione di Russo, là dove i meno esperti del personaggio di carta, si sarebbero aspettati un dialogo, alla scena finale, quella sì completamente immersa nella bidimensionalità del fumetto.
Il destino di the punisher, anche alla luce della cancellazione di tutte le serie Marvel/Netflix con esclusione di Jessica Jones 3, sembra abbastanza segnato.
Voci recenti danno qualche barlume di speranza per rivederle nella piattaforma avversaria di Netflix, Hulu, ma resta più una voce che una speranza concreta.
Anche il finale della stagione 2 con questo ritorno alle origini del personaggio, sembra proprio chiudere il cerchio e la speranza di vedere una stagione 3 sembrano davvero nulle.
Consiglio comunque di vedere The Punisher 2 perché al di là degli ettolitri di sangue, dei morti, degli scontri a fuoco spettacolari, racconta una storia di reduci, parla di vendetta, di amore, amicizia e di famiglia anche nelle sue estremizzazioni, difettose e problematiche.
Molto gradita l’incursione di Karen Page, che ha comunque ricollegato il mondo di Daredevil con il suo spin off e che in qualche modo fa tornare Castle nel suo ambito dopo i dubbi creati ad arte da Russo con Krista.
Passo e chiudo.