Eccoci arrivati a The Strain. Quando le serie TV sui vampiri sembravano “poche” ci pensa FX a pompare ancora di più una lista ormai sterminata di titoli sui pallidi succhiasangue. Però la serie di Del Toro (tratta dalla saga letteraria che in Italia arriva sotto i nomi di: La progenie, La caduta e La notte eterna) sembra essere piuttosto diversa da tutto quello al quale siamo abituati negli ultimi tempi. I suoi “vampiri” sono cattivi, particolarmente brutti e sanguinari, ma cosa più importante non brillano…
Spulciando un po’ il web ho notato che i fan dei libri di Del Toro hanno storto un po’ il naso per alcune scelte narrative, ovviamente stravolte nella serie tv. Purtroppo spesso si cade in certi concetti quando ci troviamo davanti un prodotto tratto da un libro o da un fumetto. Il problema è che modificare la narrazione, come anche alcuni elementi di trama, pare più che necessario, vedi The Walking Dead o Game Of Thrones. Io sono dalla parte degli autori, la trasposizione su schermo di un testo non è una cosa semplice, ma soprattutto si incorre in elementi intrasportabili in un prodotto televisivo o semplicemente inadatti alla recitazione. Quindi per quanto riguarda la “semplificazione” del testo sono pienamente d’accordo con gli autori e credo che i lettori dovrebbero a questo punto rassegnarsi, e non parlo solo di The Strain.
Passando al pilot, l’ho trovato interessante, anche se in alcuni punti mi è sembrato un pochino troppo scontato. I primi venti minuti sono stati caratterizzati da una piattezza un po’ disarmante, poca azione e poca suspense per una serie che si professa horror. Poi le cose cambiano radicalmente, facendoci restare con il fiato sospeso nel momento dell’ispezione sull’aereo, con riprese tipiche del cinema horror, oppure per alcune scene che ci hanno ricordato scontri epici tra montagne e rettili (cfr. Game of Thrones).
In breve, la l’episodio ci presenta un aereo che una volta atterrato sembra essere freddo e in qualche modo “morto”. Ephraim Goodweather, un epidemiologo abbastanza famoso, viene immediatamente rintracciato per essere scortato all’aeroporto, dove da bravi americani ognuno penserà ad un attacco terroristico. Eph sarà dunque costretto ad abbandonare un importante incontro per prendere una decisione sull’affidamento di suo figlio per precipitarsi all’aeroporto.Una volta arrivato sul posto Eph si accorgerà della gravità e della rarità della situazione, e dopo uno strano incontro con quello che sembra l’alter-ego di Van Helsing di Bram Stoker, ma che in realtà è Gazza di Harry Potter, inizierà a capire che le cose non sono quello che sembrano e che forse qualcosa di sinistro e tutt’altro che scientifico si nasconde dietro alla misteriosa minaccia. Nel frattempo alcuni burattinai in giacca e cravatta tramano alle spalle di Ephraim e di tutta l’operazione all’aeroporto, ingaggiando un insignificante criminale per spostare un’antica e spaventosa bara, appartenete a quello che sembra il vero cattivone della situazione.
Tutto sommato sono soddisfatto del pilot che mi è sembrato interessante e spaventoso al punto giusto (non sono mai effettivamente “saltato” dalla poltrona, ma mi sentivo sempre in pericolo insomma). Sicuramente è qualcosa di diverso, possiamo definirlo un misto tra The Vampire Diaries e Helix, anche se spero vivamente che sia l’ultima volta che mi ritrovi a fare questo paragone. Non vedo l’ora di vedere dove vorranno andare a parare e soprattutto voglio vedere all’opera “l’ebreo” che è già entrato nel mio cuore, visto che per David Bradley è il primo ruolo da “buono”.
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