The Strain – Recensione 1×03/1×04 – Gone Smooth/It’s Not for Everyone

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Negli ultimi giorni il mondo telefilmistico si è focalizzato sui panel del Comic-con di San Diego e come tanti altri importanti show anche The Strain ha avuto il suo spazio, dove oltre a parlare dei personaggi della serie, ma è anche trapelata l’intenzione di andare avanti per ben cinque stagioni. Cinque anni così sicuramente non farebbero bene a nessuno, almeno per ora, ma ovviamente è affrettato fare certe affermazioni. Nonostante lo show mi stia più che piacendo, trovo che ancora non abbia ingranato la giusta marcia e ammetto che aver sentito “vorremmo andare avanti per cinque stagioni” mi ha un po’ spiazzato.
La serie offre notevoli spunti di riflessione sul panorama horror seriale: la prima scena della terza puntata è un festival del grottesco, immagini che fino ad ora non ho potuto apprezzare in nessun altro show di questo genere, perché di scene inquietanti ne abbiamo viste sicuramente negli ultimi anni, ma la “preparazione” di Thomas Eichorst è veramente qualcosa di geniale. Andando oltre la regia, la scena ci mostra un Thomas “nudo” che pregusta già il giorno in cui non avrà più bisogno di quegli artifici, il giorno in cui il suo Maestro avrà la meglio.
Per il resto “fila tutto liscio” o quasi. La narrazione prosegue su due piani, quella dei protagonisti non infetti, che forse a questo punto è più opportuno chiamare umani, e quella dei vampiri. Trovo di gran lunga più piacevole le vicende che vedono come fulcro centrale la trasformazione dei quattro superstiti, piuttosto che l’evoluzione personale dei tre protagonisti umani. La storia dell’affidamento mi scoccia e non poco, la trovo più che stereotipata, mentre Samvise l’impavido, che qui invece è uno sciocco invertebrato, scoccia un po’ in generale con una storia sì dolce, ma anche tanto noiosa e scontata. Chi invece mi sta veramente esaltando è Vasiliy. La sua storia si distacca molto da quelle che sono le vicende dei protagonisti, ma ci dà uno sguardo distaccato e innocente del mondo in cui la storia si svolge, mostrandoci come tutto quello che circonda il corpo della storia si modifichi mediante quest’ultima.

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“It’s Not for Everyone” è abbastanza indicativo come titolo, infatti è vivamente sconsigliato per chi storce il naso quando si tratta di organi, sangue, autopsie e schifezze di vario genere. Dopo lo scontro con uno dei sopravvissuti, ormai completamente trasformato in un mostro succhiasangue, Eph, Nora e Jim procedono all’autopsia sul quello che per loro è semplicemente il corpo di un uomo infetto da un qualche strano agente patogeno. Intanto prosegue in modo parallelo e alquanto inutile la storia del fattorino di sarcofagi (voglio essere molto chiaro: se esistesse una professione del genere, probabilmente ora non sarei qui a scrivere), intento a cacciarsi nei guai per pochi spicci e per stupide diatribe condominiali.index
La storia di Ansel invece continua ad essere quella più interessante, che per certi versi mi ha ricordato In The Flesh. La sua povera mogliettina si trova a fronteggiare prima la morte della povera cagnetta, che diciamocelo era abbastanza scontata, e poi uno visibilmente provato Ansel, che nonostante il drastico cambiamento che sta subendo è riuscito a mantenere quel poco di umanità necessaria per incatenarsi nel capanno.
Il titolo ritorna ancora una volta alla fine dell’episodio. Abraham salva la vita di Eph e Nora a casa Arnot, tagliando la testa a padre e figlia ormai completamente irriconoscibili. Nora è sconvolta, non vuole credere che questo sia l’unico modo per risolvere la situazione, ma l’esperto Abraham gli fa notare come questo sia l’unico modo di fare le cose aggiungendo che “non è cosa da tutti”. Il quarto appuntamento con The Strain mi ha fatto cambiare decisamente idea sul personaggio di Eph, che ora sembra più deciso a debellare quella che per lui è ancora una semplice epidemia. Le piccole lacune mostrate nei precedenti episodi sembrano essere state soppiantate da scene d’azione più fluide ed emozionati. La storia si infittisce, anche per quanto riguarda la componente politica della serie, con l’assunzione di un hacker da parte di Eldritch che però non se la passa affatto bene. Se vedere cinque stagioni di The Strain dovesse significare guardare più episodi come “It’s Not for Everyone”, beh allora ben venga!

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