Personalmente, ho trovato riuscitissimi questi ultimi due episodi di The Strain. Dove la mia collega di recensioni ha trovato fiacchezza (qui il suo commento alla 3×07), io ho trovato una netta ripresa di uno show che, al terzo ciclo di episodi, mi sembrava essersi un po’ accartocciato su se stesso. Insomma, per me The Strain si riconferma come uno dei serial meglio riusciti degli ultimi anni: un appuntamento settimanale al quale arrivo con la voglia di vedere che altro succederà in quel di New York e non con la sensazione di dover vedere l’episodio per una sorta di masochistico dovere.
In “White Light” seguiamo in parallelo varie storyline: Quinlan che cerca di mediare con gli Ancients, Sterakian e Fet alla ricerca della misteriosa cassa proveniente dall’Egitto, Gus ed Angel cercano di cavarsela come possono e Goodweather e Dutch alle prese con il sistema per isolare la “voce” del Master. Cosa chiedere di più? Finalmente le cose si stanno muovendo: non si sa ancora quale corpo abbia occupato l’anziano succhia sangue, ma è chiaro che la guerra stia andando avanti. Dove prima sembrava esserci una certa stasi, ora è chiaro che la tempesta è in arrivo.
Per parlare di questa 3×08, è bene comiciare – in un certo senso – dalla fine: la cassa potrebbe contenere un Ancient proveniente dal Vecchio Mondo col quale il Master formerebbe una letale alleanza. Il massacro che il vampiro ordina di compiere ai suoi strigoi servendosi del fido Eichorst è una mossa furba ed inaspettata: ora i nostri hanno un importante e concreto supporto in meno. Quinlan sarà sopravvissuto? Quasi certamente sì, e lui sarà l’ultimo appiglio “sovrannaturale” dei nostri, che si vedono sempre più schiacciati tra un nemico terrificante e numerosissimo e un Governo incapace di reagire alla piaga che si è scatenata sulla città e che sta infettando il resto del mondo. La lotta tra gli Ancients e l’alleato Quinlan contro l’orda scatenata dal Master ed Eichorst è uno dei momenti più coinvolgenti dell’episodio, superato però di gran lunga dal momento in cui – per la prima volta – scorgiamo nel buio l’esercito di mostri pronto ad uccidere i tre vampiri anziani. Senza ironia, un momento di alta televisione.
Anche Fet e Sterakian, nel frattempo, si stanno dando da fare. Il loro apporto al recupero della cassa è cruciale e, pur non riuscendo nell’intento, possono dire di aver fatto nuove terribili scoperte. I due si trovano di fronte ad un vero e proprio mattatoio che i vampiri stanno facendo costruire a New York (e non solo) con lo scopo di procurarsi meccanicamente il sangue. Una sola domanda sorge: il poveretto che viene usato come cavia muore dissanguato e quindi, se tutti i “sacchi di carne” usati come fonte muoiono, i vampiri come faranno a trovare nuovo nutrimento? Se la fonte di sangue muore non ha modo di produrre altro vitale nutrimento per loro! E’ un piccolo controsenso, ma magari la cosa ci verrà spiegata mettendoci a parte di un più vasto disegno del Master. La faccenda è comunque molto inquietante ed interessante e ricorda molto quanto visto nel film Daybreakers – L’ultimo vampiro (2009).
Anche il dott. Goodweather e Dutch si stanno impegnando per salvare il mondo dai succhia sangue, e finalmente riescono a isolare la voce del Master, i cui effetti si ripercuotono particolarmente sull’abile hacker. Perché è la giovane donna a soffrire di più quello stridulo e fastidiosissimo suono? Da un lato mi sarei aspettata che quella voce avrebbe richiamato un nutrito gruppo di strigoi pronti ad attaccare l’ex rifugio di Fet, ma, pensandoci, è meglio che ciò non sia avvenuto. Ephraim e Dutch hanno così modo di unire le rispettive solitudini (per la gioia dei loro shippers, se ce ne sono. Io – lo confesso – li vedo bene insieme…) e di sfogare la tensione accumulata dopo almeno un paio di episodi in cui la tensione sessuale tra i due era piuttosto evidente. Il dottore ha dimenticato in fretta Nora, potranno obiettare alcuni, ma non bisogna scordarsi che il mondo sta finendo, la civiltà è allo sfascio, e che l’unico barlume di gioia è proprio nei pochi rapporti umani che ancora si riescono ad avere.
Rapporti come quello – seppur di tipo un po’ diverso – che hanno intessuto Gus ed Angel, il quale è finalmente riuscito a far rinsavire l’amico dall’ossessione che questi aveva per la propria madre: quasi come Hershel di The Walking Dead con la moglie e i vicini, anche lui faceva fatica ad accettare che l’essere mostruoso davanti a sé non fosse più sua madre. Per fortuna, il grande affetto per Angel gli ha fatto prendere la decisione giusta. Tra l’altro, grazie a questo “White Light” scopriamo di più sul triste passato del giovane, contraddistinto da un padre padrone e una madre che l’ha cresciuto praticamente da sola, tra mille difficoltà. Ancora una volta, i flashback in questa serie sono sempre messi al punto giusto e ci aiutano a capire – soprattutto se storici – di più di una storia dall’ampio respiro.
In ultimo, veniamo a Palmer, un uomo contraddistinto da un forte dualismo: da un lato è vittima di una natura crudele che gli ha sempre negato la salute e quindi una vita normale, ma dall’altro è senza dubbio un carnefice spietato. Per quanto si possa empatizzare con lui a causa delle mancanze e dei dolori avuti (non ultimo la morte di Coco), non si può dimenticare che è lui che ha dato un appoggio fondamentale al Master per conquistare la città (e presto, forse, il mondo), è lui che sta tradendo il suo alleato non per rimorso ma per avere il “bianco” ed è sempre lui che sapeva ma ha chiuso gli occhi sulla faccenda mattatoi per umani. Insomma, non emerge certo un quadro edificante. Palmer ha commesso azioni riprovevoli e quasi certamente troverà la sua punizione per mano del Master, non certo uno incline a perdonare.
Ed è proprio la nuova identità dell’antico vampiro che ancora ci sfugge: chi sarà il nuovo ospitante? A giudicare da quanto riportato su IMDb, lo scopriremo solo nell’ultimo episodio della stagione (in onda il 30 ottobre). Ma va bene così, l’attesa verrà certamente ripagata.
A soli due episodi dal gran finale, The Strain ha pigiato sull’acceleratore: ormai New York è allo sbando, il nemico è sempre più forte e – forse – con un alleato, gli Ancients “buoni” sono morti e i nostri divisi. Insomma, tutto fa pensare ad un season finale esplosivo che ci condurrà verso una quarta e ultima grande stagione.
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Vi lascio con il promo della 3×09:
Se tutte le stagioni fossero state al livello di questa, sicuramente The Strain sarebbe stata una buona serie, peccato che la seconda parte della prima serie e praticamente tutta la seconda, sono affogate in espisodi mal scritti, noiosi e inutili, questa terza stagione grazie alla morte di tutti i personaggi inutili è finalmente buona.
Per quanto riguarda gli ultrasuoni sentiti solo dalla ragazza è successo perché dopo i 30 anni le persone hanno l’udito affievolito e non captano più gli ultrasuoni, quindi solo la ragazza riesce a percepirli, visto che è più giovane.