The Walking Dead è tornato, dopo una metà stagione tormentata tra chi dice che la serie è entrata nella sua parte migliore e chi pensa che stia completamente deragliando. Il calo di ascolti ha colpito duramente in questa stagione, senza comunque mettere in pericolo il destino dello show che è già stato rinnovato per un’ottava stagione.
L’avvento di Negan ha completamente stravolto gli equilibri dello show, mettendo i nostri protagonisti di fronte a un problema di portata immensa, davanti a un nemico che sembra imbattibile. Ma in Rock On The Road inizia il giro di boa dei nostri eroi verso una guerra per sconfiggere una volta per tutte il tiranno. Sono contento che la storia prosegua spedita perché tutti i gruppi finalmente riescono a comunicare tra di loro, mettendo in evidenza il problema che li accomuna tutti. Grazie a Jesus, Rick scopre che esiste un’altro gruppo, organizzato perfettamente di cui Ezekiel è il capo e come ha tentato con Hilltop, cerca di convincerli ad agire tutti insieme contro Negan. Nonostante l’opinione favorevole di molti, Ezekiel non si sbilancia e decide di non aiutare Rick al momento, tranne per il fatto che terrà Daryl al sicuro visto che Negan ha scoperto la sua fuga. Anche se in maniera debole, ma che crescerà con il tempo, abbiamo finalmente una reazione concreta alle azioni di Negan, con una bellissima scena dove Rick e Michonne riescono a procurarsi degli esplosivi, liberando la strada da più zombie possibili. E non sembrano essere gli unici a voler cambiare veramente le cose, perché anche se non si capisce esattamente cosa succede, padre Gabriel scappa con tutte le ultime provviste, lasciando a Rick una sorta di messaggio che lo porterà alla barca dove con Aron avevano trovato delle provviste. E la puntata si chiude qui, quando il gruppo viene sorpreso da un grande numero di zombie ma la cosa non sembra preoccupare Rick che addirittura sorride guardando davanti a lui.
Che cosa hanno visto i miei occhi! Kirkman ti adoro! Ieri sera, verso le 23 circa, si è avverato uno dei miei desideri più arditi, la svolta lievemente trash di The Walking Dead. Finora il trash classico è stato completamente assente nella serie, compensato in qualche modo da un ampio sfruttamento dello splatter. I puristi della saga sicuramente avranno storto il naso vedendo apparire sullo schermo Winslow, che potremo tranquillamente definire come uno zombie da combattimento, che ricorda, nemmeno troppo da lontano, i non-morti forgiati con le peggiori paure umane che abbiamo visto in molte pellicole famose e non, come i mostri che tanto ci hanno spaventato in Resident Evil, per dirne una. Non preoccupatevi, The Walking Dead non sta aprendo le porte al fantasy-horror più sfrenato, la base realistica che tanto amiamo di questa serie, e che l’ha resa così originale, è ancora ben salda. Basta pensare al fatto che la pratica di utilizzare gli zombie per i propri scopi è solo la naturale conseguenza della lotta alla sopravvivenza. Sono armi, passive nel caso dell’attacco a Hilltop e attive nel caso di Winslow, che in tempi di guerra possono creare un enorme vantaggio.
Rick viene costretto da Jadis (Pollyanna McIntosh) a combattere, per dimostrare la sua forza, contro Winslow, interpretato da Gino Crognale, makeup artist, vincitore anche di un Emmy, che ha già lavorato nella serie più volte e che vanta nel curriculum un’apparizione in Land of the Dead di George A. Romero. Lo scontro, a mio modesto parere, rappresenta il classico snodo della trama in cui l’eroe sconfigge il mostro e acquisisce fiducia nelle sue capacità, e Dio solo sa se Rick ne ha bisogno in questo momento. Sconfiggere Winslow, per il cui impatto visivo bisognerebbe fare applausi infiniti ai truccatori, per Rick è una sorta di level up all’interno di un percorso che ha intrapreso per liberarsi dalla paura di Negan. Abbiamo assistito al suo momento più basso e adesso lo vediamo risalire la china, con ogni passo carico del peso della vendetta e del ricordo di Glenn e Abraham, che compie con un nuovo tipo di sicurezza, quasi indistruttibile.
Emblema di questo nuovo stato emotivo è il sorriso che abbiamo visto nel finale della scorsa puntata. Rick guardando gli Scavengers non vede dei nemici ma un mezzo per raggiungere i suoi scopi, d’altronde, dopo aver affrontato Negan, aver paura di un gruppo di hippie che sembra uscito direttamente da Mad Max: Fury Road, per quanto numerosi siano, è alquanto ridicolo. E’ certo che riuscirà a convincerli ad unirsi a lui fin dal primo momento che li vede, come dirà poi a Padre Gabriel. Lo vede come un segno del destino. Erano disperati perché il Regno si è rifiutato di aiutarli e ad Hilltop e ad Alexandria non sono rimaste così tante persone, questa è stata praticamente la risposta alle loro preghiere. Le risposte mandate dal cielo purtroppo non le possiamo scegliere, bisogna accettarle così come vengono, ma devo ammettere che sinceramente non mi dispiace questo nuovo Rick che vede delle possibilità laddove gli altri vedono problemi. Credo che questo è un tassello che ha aggiunto al suo carattere molto importante per il suo ruolo di capo.
In New Best Friends, diretta da Jeffrey F. January (Tremors 4 – Agli inizi della leggenda e Hostel: Part III), tra spazzatura e polemiche (molti fan hanno notato, nella scena in cui Rick osserva l’ampiezza della discarica dalla cima di un cumulo di mondezza che manco fosse il Re Leone, dove gli effetti speciali sono venuti davvero male, un qualcosa che vola dietro di lui. Alcuni dicono che è un aereo, altri che è un uccello, altri ancora che è un aereo che la produzione ha scambiato per uccello, fatto sta che sono tutti un po’ incacchiati per la disattenzione), conosciamo finalmente gli Scavengers. I nuovi miglior amici sono come un tigre che sta affilando gli artigli nell’attesa di pregustarsi il pasto promesso, e il loro leader ne è la prova più convincente. Jadis non ci pensa due volte a buttare Rick nella fossa. Sono spietati e furbi. Sono alleati molto pericolosi, potrebbero pugnalare Rick & co. alla schiena se il vento cambiasse e l’accordo non risultasse come il più vantaggioso. Ma a Rick questo non interessa, lui vede solo le braccia, le teste e le armi.
Per un uomo che affronta le sue paure e risale la china, ce n’è un altro che deve combattere per difendere la persona che gli è più cara al mondo. Ebbene sì, Daryl e Carol. L’eccitazione per l’incontro dei due beniamini della serie ha iniziato a farsi sentire da quando, nella scorsa puntata, a Daryl viene ordinato di rimanere nel Regno. Sapevamo sarebbe accaduto ed è successo, con tanto di lacrimuccia che scorre, non senza un po’ di movimento però in pieno stile kirkmaniano. Richard dopo l’incontro-scontro con i Salvatori e stufo dell’incessante rifiuto di Ezekiel, decide che è ora di agire. Ma il suo piano prevede che Carol rischi la vita, e questo Daryl non può proprio accettarlo. Questo innato domatore di tigri lascive, ha un punto debole. Solo l’affetto immenso che prova per Carol riesce ad eclissare la sua sete di vendetta.
Dolo la sua fuga da Negan, avevamo visto un Daryl talmente pieno di rabbia da essere pronto a dare battaglia anche solo usando la sua forza bruta, ed è stato spazzato via dal viso rigato dalle lacrime di Carol e dal tono preoccupato della sua voce mentre con labbra tremule gli chiede “Stanno tutti bene?“. Ha fatto bene Daryl a mentirgli? Per me no, e non solo perché non vedo l’ora di assistere alla scena in cui Carol fa il culo a strisce a Negan, passatemi il francesismo, ma perché Carol è una guerriera e come tale ha il diritto di sapere che cosa è successo ai suoi compagni. Il punto è che a Glenn e ad Abraham non è stata esattamente riservata una morte veloce e indolore, la loro morte è stata atroce, piena di una crudeltà inaudita, perciò Carol ha tutto il diritto di scegliere se vendicarli o no. Ho il sospetto che in fondo lei abbia capito tutto, ed è per questo che il loro abbraccio aveva il sapore di un addio.
Le premesse per una grande battaglia, forse la più bella di tutta la serie, ci sono tutte, ed io esigo che sia uno scontro talmente epico da far rodere di invidia Miguel Sapochnik, la mente geniale che ha dato vita a due degli episodi più belli di Game of Thrones, Battle of the Bastards e The Winds of Winter. Insomma, per dirla alla Sherlock, the game is on.
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Stay tuned