Il quindicesimo episodio di questa stagione si apre con parole già scritte da tempo, le commoventi e ultime volontà di Carl Grimes, impresse nella lettera destinata a suo padre, lasciate come direttiva, affinché non si spegnesse il barlume di speranza per una tanto voluta, ma a quanto pare, difficile da realizzare pace.
La lettera ci mostra la crescita fulminante di Carl, che nelle prime stagioni era un semplice ragazzino e con gli anni sembra aver superato l’adolescenza teletrasportandosi con una maturità sconcertante all’età adulta, facendoci percepire i ricordi di cui parla, come se appartenessero ad un’altra realtà, lontana, finita, ma indelebilmente viva, impossibile da dimenticare.
L’episodio non è dei peggiori, ma nonostante ciò rimane condito da filler inutili e deconcentranti, in primis quello dedicato a Rosita e Daryl, che tentano in maniera imbarazzante di rapire e tenere in ostaggio Eugene, che ormai gode della fama di personaggio più odiato in The Walking Dead. È evidente come gli sceneggiatori stiano tentando di rendere ancora più insopportabile questo personaggio, che all’inizio risultava solamente insipido e col passare del tempo, era diventato un semplice verme senza spina dorsale, fino ad ora, che non può che essere considerato irritante. A peggiorare il non sense di questa pantomima, è il finale fallimentare della loro missione.
A salvare l’episodio è sicuramente la centralità di Negan. Come spesso abbiamo rammentato, la presenza e assenza di Jeffrey Dean Morgan hanno condizionato la riuscita o meno di un episodio, dalla sua primissima apparizione. La sua recitazione, ma soprattutto la sua imponenza sullo schermo, determinano la scorrevolezza e lo spessore dei fotogrammi in questione, senza farci mai dimenticare chi stia dominando effettivamente le scene. Purtroppo The Walking Dead ha perso il suo smalto da diverse stagioni a questa parte e ci rendiamo conto che l’unico spiraglio di luce è dato dalla dicotomia tra Rick e Negan, senza i quali sarebbe impossibile vedere l’alba di una nuova funzionale stagione (ma comunque, sempre sottotono rispetto alle prime).
Negan, in Worth, ha a che fare non con uno, ma ben due traditori: da un lato Dwight, che non pensava di rivederlo in vita, dall’altro Simon, suo attuale vice. È da due stagioni a questa parte che abbiamo conosciuto il capo dei Saviour, attribuendo un volto ai suoi comportamenti, e sappiamo che non si tratta di un semplice sanguinario, attratto dalla violenza fisica in sé. Negan è di più, è un sadico che cerca di distruggere le persone lentamente, e dopo averle dilaniante mentalmente, le finisce nella maniera più violenta possibile, perché ormai di loro non è rimasto nulla.
Lo sappiamo e lo abbiamo visto episodio dopo episodio, la fine di Dwight e Simon non sarà diversa e noi stessi rimaniamo attaccati sul filo del rasoio, in attesa di scoprire se avranno ricevuto ciò che meritano.