The A Word è una serie inglese, della BBC One precisamente, andata in onda tra marzo e aprile di quest’anno con una colonna sonora da paura. Scritta da Peter Bowker, vincitore dei BAFTA per i film Marvellous e Eric & Ernie, la serie si basa in realtà su un drama israeliano, intitolato Yellow Peppers.
La storia è incentrata su un bambino di 5 anni, Joe (interpretato dal bravissimo e giovanissimo attore Max Vento) e sui suoi bizzarri comportamenti che portano la famiglia ad una serie di controlli medici, fino all’inevitabile diagnosi di Autismo. Ed è qui che si scatena l’Inferno per questa famiglia.
Prima della diagnosi, la famiglia Hughes ci viene presentata come una famiglia felice, normale, che affronta le normali difficoltà della vita, ma senza particolari problemi. Alison e Paul Hughes sono una coppia felicemente sposata che cerca di crescere al meglio Rebecca, di 16 anni, figlia del primo matrimonio di lei, e Joe, il loro bambino di 5 anni. Un bambino che bonariamente loro hanno soprannominato Mozart, in quanto si dimostra essere un genio con la musica, riesce a ricordare tutti i testi delle canzoni e a cantarli, sapendo tutto di quella canzone, titolo, autore, album, compositore. Tuttavia spesso mostra segni di disturbi comunicativi e fa molta fatica a relazionarsi con i suoi coetanei, tutti questi comportamenti anomali vengono notati, durante la festa di compleanno del bambino, dalla zia Nicola che mette in allarme i genitori e li porta a confrontarsi con la possibilità che Joe possa avere qualcosa che non va.
Qui iniziano a sentirsi i problemi, prima di tutto c’è la vergogna di avere un figlio con problemi, vergogna che porta Alison a voler tener nascosto alla città la profonda crisi che sta attraversando la sua famiglia. Inoltre il cercare una soluzione per migliorare la situazione di Joe, porta la donna a trascurare non solo il suo lavoro, rischiando anche la sicurezza economica della sua famiglia, ma anche a sacrificare il rapporto con sua figlia che si sente quasi invisibile in un contesto completamente concentrato sull’autismo di Joe, non proprio sul bambino, ma sulla sua condizione. E sacrifica, in parte, anche il rapporto con il marito Paul, il quale nonostante tutto vorrebbe un altro figlio, ma lei non ha la forza di discutere con lui e nemmeno di pensare di poter dedicare la propria attenzione a qualcun altro che non sia Joe, e quindi Alison viene portata a mentire.
Molto spesso nella visione di questa prima stagione, composta da soli 6 episodi, mi è capitato di pensare che, sebbene la storia parlasse di Joe, in realtà fosse proprio Alison la protagonista assoluta. Il suo viaggio per accettare l’imperfezione del suo bambino e di conseguenza della sua famiglia; dover accettare anche il fatto di trovarsi di fronte a qualcosa che non si può curare, ma solo comprendere e amare per ciò che è. Una lezione dura e amara da imparare. Per questo spesso il suo personaggio passa un po’ anche come il villain della situazione, ma spesso mi sono chiesta se messa nei suoi panni, non avrei agito anche io nella stessa maniera? Non mi sarei concentrata di più sul figlio che aveva maggiormente bisogno di attenzioni? Il suo personaggio è sicuramente quello più difficile, non può permettersi di essere leggera, non può permettere che il suo bambino sia messo da parte da un mondo che non ha tempo da dedicare a chi non ha una voce forte e per questo combatte con tutto quello che ha, anche se questo non le lascia molto spazio per gli altri membri della famiglia.
Nonostante il tema trattato e le problematiche affrontate, The A Word non è affatto il dramma esasperato e pesante che uno si potrebbe aspettare, anzi in tipico stile inglese la storia è raccontata in modo molto delicato e con il loro famoso e caratteristico humor, spesso reso grazie ad un impareggiabile Christopher Ecclestone, che interpreta Maurice, il padre di Alison e nonno di Joe.
Su The A Word ho letto molto critiche sul fatto che il punto di vista di Joe non sia mai preso in considerazione e delle sue emozioni noi vediamo solo dei piccolissimi, e a volte impercettibili, scorci. Io, in realtà, questo fatto l’ho considerato come una scelta coerente con l’argomento di cui si sta parlando. D’altronde, cosa ne possiamo sapere noi delle emozioni di un bambino autistico? E come possiamo determinare noi come Joe possa sentirsi nei confronti di determinate situazioni? Inoltre è spesso stato detto in vari studi medici che ogni soggetto autistico presenta comportamenti e risposte differenti, quindi perché dovremmo ridurre tutte le persone affette da questa malattia ad uno stereotipo? The A Word non è una serie su una persona disabile che affronta il resto del mondo, ma è una serie su una famiglia – più o meno unita – che affronta nel modo a loro migliore possibile le difficoltà e le sfide che il mondo presenta ad una persona disabile.
Non mi resta che consigliarvi di recuperare questi sei episodi che compongono la prima stagione e di attendere insieme a tutti noi, la seconda, visto che la BBC ha rinnovato la serie.