This is Us – Recensione 2×07/ 2×08 – The Most Disappointed Man/ Number One

The Most Disappointed Man è uno degli episodi dalla lettura più difficile di tutta la seconda stagione. Sviluppandosi su svariati archi narrativi, che riprendono altrettante situazioni apparentemente separate, riesce a sbrogliare la matassa, rispondendo a domande, che non ci eravamo nemmeno effettivamente posti.

Partendo dal principio, il primo personaggio che ci viene mostrato è William, che non pensavamo effettivamente avremmo rivisto in una veste così giovane.
L’uomo infatti si trovava ad affrontare un processo per detenzione di stupefacenti, nel contempo la sua vicenda si intreccia proprio nelle aule di tribunale con quella della famiglia Pearson.
Di fatti, l’episodio ha proprio come tema lo status familiare di Randall e come sia stato riconosciuto. I Pearson affrontano tempi duri e come al solito è Rebecca, con la sua ferocia, come una forza della natura, a riuscire a difendere la sua maternità e il diritto di esercitarla, da un giudice di colore, contrariato della possibilità di riuscita di Randall in una famiglia bianca.
È bello come This is us parli di temi che risultano a noi telespettatori scontati o addirittura non ci sfiorino nemmeno, per distanza e relativismo culturale.
In questo episodio ci viene presentato un razzismo al contrario, l’amore incondizionato di questa famiglia viene messo in discussione, perché non culturalmente adeguato. Ci saremmo aspettati di vedere una situazione capovolta, ma al contempo il giudice, sebbene si domandi se abbia fatto la scelta giusta, accetta di affidare Randall alla tenacia di Rebecca, che gli manda una foto di loro cinque per mostrargli che già siano una famiglia.
E guardando a ritroso non possiamo che dirci soddisfatti di quella che fu una scelta tribolata, perché la crescita di questo personaggio è stata sicuramente influenzata da quel meraviglioso ambiente familiare.

Allo stesso tempo, ci viene mostrato anche un altro aspetto che non avremmo mai pensato di vedere. Dare per scontato che Randall sapesse di essere stato adottato, ci ha fatto sentire stupidi quando abbiamo scoperto che lui non lo sapesse. La scena in questione risulta così dolce e amara al contempo, una sorta di stretta al cuore, un po’ più forte di una carezza.
Credo sia stata una scelta davvero intelligente, mostrare questo momento apparentemente scontato, specialmente unendolo all’ammissione che il figlio biologico di Jack e Rebecca fosse morto.
Ho anche apprezzato la perspicacia di Randall di chiedere come si chiamasse, in un certo senso per capire se fosse un sostituto di quel bambino, che lui non aveva mai conosciuto. In quel momento ha capito di non essere un pezzo di ricambio, ma semplicemente il terzo figlio dei Pearson, un vero e proprio Pearson.

Nel presente le cose si fanno più complesse, il tema dell’adozione è sempre presente e si intreccia col passato magnificamente. Randall conosce finalmente la madre di Deja, Shauna, non intenzionata a perdere sua figlia.
In questo caso, il patrimonio di forza di Rebecca gli servirà per difendere la figlia adottiva, così come sua madre prima di lui. È sicuramente una possibilità che vedremo probabilmente nelle prossime stagioni e Folgeman ha preparato il terreno divinamente.

Da tener in conto invece sono le svolte negative e positive nella vita dei gemelli. Innanzitutto, parliamo di Kate e della proposta di matrimonio di Toby, che come si prospettava sarebbe stata eccentrica e romantica. Le lacrime sono scese a tutti quando ha chiesto la sua mano a Jack e le parole spese per la sua promessa sposa sono ciò che ci colpisce più di tutto.
Kate è un personaggio molto particolare, è forte, ma spesso e volentieri contraddittoria: vuole cose belle dalla vita, ma non riesce a concedersele e diciamocelo, è un po’ il trademark dei gemelli Pearson (ma ne parleremo abbondantemente in Number One).
Merita il matrimonio dei sogni che vuole e riesce ad accettare di meritarlo, ma come vedremo le cose sembrano essersi capovolte e vedremo la sua reazione.

Number One invece è un excursus totale sul vissuto di Kevin. Lo avevamo visto lasciare nuovamente Sophie, perché non riusciva a vedere un futuro sereno con lei. A questo proposito ricordiamo Toby chiedergli, con chi riesci a vederti quando chiudi gli occhi?
Ma d’altronde non è questo il punto dell’episodio, ma solo uno dei tanti tasselli del già predetto breakdown di Kevin.
Come Kate, anche suo fratello è un animo molto complicato e fragile, come tutti quelli che vengono ricoperti di responsabilità dalla nascita.
Come vediamo, Kevin è stato marchiato dal numero uno, è nato per primo, è stato il primo a camminare, a dare il primo bacio, a sposarsi. Kevin è precoce, è nato per sfondare muri che non sono stati ancora sfondati e come chiunque senta il peso di questa spada di Damocle, le aspettative altrui di essere il migliore, sente di dover anche sfidare gli altri e arrivare alla vetta.
In gioventù ha peccato di superbia e in un certo senso il Karma lo ha colpito, togliendogli l’unica cosa che contava, il Football e la possibilità di eccellere, ma come lui stesso dice la vita lo ha riscattato e gli ha dato una ragazza che lo amava e una carriera nello spettacolo, ma lui ha bruciato tutto e quando nonostante ciò è riuscito a recuperare, ha bruciato tutto di nuovo.
Si tratta ormai di una spirale di autocommiserazione e delusione, una paura di fallire che lo consuma dall’interno ed è la caratteristica di tutte le persone insicure.
L’episodio per quanto mi riguarda è forse uno dei più drammatici, Kevin un uomo così bello, apparentemente pieno di sè, è ormai a pezzi, costretto a fare i conti con tutti i suoi demoni e con le aspirazioni del padre, perché Jack, come ogni padre, riusciva a vedere la bellezza dell’anima del figlio e l’avrebbe voluta vedere incanalata in uno scopo.
Ed è proprio questo il problema di Kevin, che ormai ha perso di vista il suo scopo o forse dopo il Football, non lo ha mai più riavuto.
In Number One vediamo tutte le scelte pessime che riesce a compiere e la sofferenza nel non vederle riconosciute, si rende conte che qualsiasi cosa avrebbe fatto, probabilmente sarebbe applaudito stato da una folla urlante.
Solo andando a letto con Charlotte (e credetemi, ho tirato un sospiro di sollievo vedendo che non fosse Kelly, la studentessa) ottiene una sorta di vendetta karmic,a perdendo ciò a cui teneva di più al mondo, la collana di suo padre, l’ultimo regalo prima della sua morte.
Vederlo abbandonato in quel giardino, penso che abbia spezzato il cuore di tutti, ma ancor peggio, gli ultimi secondi ci hanno distrutti completamente, sapendo che Kate ha perso il suo bambino.
Questo finale ci apre a due probabili scenari, innanzitutto Kevin per proteggere sua sorella, non riuscirà ancora ad aprirsi riguardo il suo problema e credo che questa situazione sarà un implicito inizio della fine. Il secondo è che la perdita di questo bambino implica che l’idea che suo nipote potesse rappresentare il suo nuovo scopo, non sia più vagliabile.

Ultima menzione va all’interpretazione di Justin Hartley, in genere non parlo molto della recitazione in This is us, perché il cast si commenta da solo, non credo ci sia bisogno di rimarcarlo. Però credo che questa interpretazione, più di altre, sia stata davvero straordinaria per intensità e ci tengo a dirlo, perché spesse volte sembra che il suo talento non sia effettivamente riconosciuto, offuscato un po’ da quello di Brown e di Ventimiglia.

Questi due episodi sono stati particolarmente forti e destabilizzanti e contiamo che per il midseason vedremo  finalmente la morte di Jack, momento che ci distruggerà definitivamente.
This is us torna la settimana prossima con Number Two, e intanto passate per la nostra pagina amica  This is us – Italia – Italia.

About missdanastood

Parlo troppo e il mio corpo è fatto al 100% di caffeina e rabbia. Se fossi un personaggio di un telefilm, sarei entusiasta come Leslie Knope, pazza come Charlie Kelly, ossessionata da Got come Ben Wyatt il tutto con le fattezze di Kimmy Schmidt e l'armadio di Hannah Horvat

Check Also

American Horror Story: Cult – Un’occasione sprecata…

Si è conclusa la settimana scorsa American Horror Story: Cult, settima serie della serie antologica …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *