This is Us – Recensione 2×10 – Number Three

Finalmente è il turno di “Number 3” e sapevamo che sarebbe stato ancora più intenso dei due precedenti, trattandosi del mid-season di This is Us.
In questo episodio le disavventure dei Big Three si ricongiungono temporalmente, mostrandoci cosa è avvenuto dopo l’incontro di Kevin e Randall e come il passato continui ad influire sulle loro vite, da essere così presente e così vivido, particolarmente per il terzo dei fratelli Pearson.

Il rapporto con i suoi due padri è fondamentale in questo, in particolare lo vediamo in un discorso tenuto con William, dopo quel famoso disastroso Ringraziamento, quando scoprì che sua madre lo aveva tenuto lontano da suo padre biologico.
Scopriamo un dettaglio che ci era stato riservato dal sapere nella scorsa stagione, che William aveva seguito Rebecca e che aveva provato ad avere un contatto con Randall, ma non era riuscito a violare quella compattezza che trapelava dalla casa dei Pearson.
Credo che questo susseguirsi di fotogrammi sia stato uno dei più toccanti della serie, e fare una selezione è veramente impegnativo, vedendo William partecipare ai momenti più rappresentativi della vita di Randall, dal compleanno, al Natale, fino al diploma.
Continuo a pensare, che il cast di This is Us sia stato scelto con una cura ed una sensibilità ineccepibile, Jermel Nakia, l’attore che interpreta Shakespeare da giovane, riesce ad avere la stessa delicatezza dello sguardo di Ron Cephas Jones, ed è incredibile come questi due attori riescano a completarsi e rendere nella stessa maniera quella dolce malinconia tipica di William.

Ed è proprio grazie a questa conversazione, che Randall riceve un consiglio per vivere al meglio il suo presente e l’evenienza di perdere Deja, a dare  conferma di ciò è anche la voce di Jack, convinto che suo figlio sia sempre stato la persona adatta a compiere le scelte più giuste.
Questo episodio monografico su Randall è adatto a spiegarci tanti lati che non avevamo ancora mai preso in considerazione di questo personaggio ed altri invece che avevamo avuto già il piacere di notare, come la sua assennatezza, entusiasmo e la sua smania di riuscire in quello che fa.
L’allontanamento di Deja rappresenta proprio questo, il suo riuscire a lasciare un impatto forte e salutare nella vita di questa adolescente, anche se questo significa perderla.
Randall ha lasciato il segno nel suo cuore, come in quello di tutti quelli che lo circondano, ed è particolarmente evidente in tutti i comportamenti maturi che assume Deja, quasi da sembrare lei la madre di Shauna.
Le parole di sua figlia adottiva rappresentano pienamente l’anima buona di Randall ed è quasi celebrativo per il nostro Numero 3, come tutte le parole spese per lui in questo episodio.
Altro suo lato interessante è il suo concetto di appartenenza, che vediamo essere un problema durante la sua adolescenza.
Randall decide di non andare ad Harvard per il prestigio, ma di scegliere la meno blasonata Howard, per sentirsi parte della comunità afroamericana.
Nonostante sia stato cresciuto da una famiglia bianca, è necessario per lui essere parte di qualcosa, qualcosa di suo, dove non debba dare delle spiegazioni e non debba sentirsi di troppo.
Inoltre la scelta di Howard rispetto all’Ivy League, alla quale sembrava destinato, ci dimostra come Randall avesse le idee chiare su ciò che sarebbe stato meglio per lui, e che una scuola di lusso non avrebbe rappresentato per forza il top di gamma, al contrario un’università come tante lo ha destinato a grandissime cose, grazie esclusivamente al duro lavoro.
Se questo episodio avesse avuto un altro nome, penso sarebbe stato perfetto “Big House, Fancy Car”, perché Randall rappresenta i frutti che dà il duro lavoro, ed è curioso come questo venga accostato al finale di questo episodio.
Vedere la crescita dei Big Three, ci ha mostrato come nella stessa famiglia, a parità di opportunità, il corso e il decorso dei fratelli Pearson sia stato completamente diverso.
Alla fine dei conti è giusto considerare Kevin il più privilegiato antropologicamente parlando, ma paradossalmente il più sfortunato, perché la vita gli ha dato molto, ma è riuscita anche a privarlo di tanto altro.
La domanda di Randall infatti è lecita e lungimirante, “Cosa farà Kevin, senza il football?”. Da quel giorno Kevin ha perso il suo unico scopo e la sua vita è andata alla deriva, tanto da fuggire via con l’auto, perché sapeva che nessuno gli sarebbe potuto essere d’aiuto ora che i riflettori sono puntati su Kate e sul suo dolore.
Probabilmente risulterà come un ricercatore di attenzioni ed egoista, ma credo che abbia semplicemente bisogno di qualcuno che lo guidi, e la perdita del padre, in concomitanza con la fine della sua carriera sportiva, hanno influito molto sulla sua vita al momento.
Se non ci fosse stata Tessa in quell’auto, penso che avrebbe compiuto un gesto al quale non ci sarebbe stato alcun riparo, ma ovviamente questo lo potremo scoprire solo in un secondo momento, dopo la pausa invernale.

Quindi vi lascio, e vi invito a visitare la pagina   This is us – Italia

missdanastood

Mi dicono che parlo troppo e ho provato a stare zitta, ma dite che una che ha messo in difficoltà pure Kit Harington ce la possa fare?
Sono fatta al 100% di caffeina e citazioni di It's Always Sunny in Philadelphia

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