This is us – Recensione 2×13 – That’ll be the day

Ancora una volta This is us ci sorprende (e forse ci delude) rimandando ancora quel momento, che ci è stato prospettato come un’amara sentenza, fin dal primo momento.
That’ll be the day, recita il nome dell’episodio, ma ancora non siamo effettivamente giunti a quel momento tanto doloroso, tanto enfatizzato, che ci sta portando via episodio dopo episodio, lacrime dopo lacrime, tutto la voracità che avevamo di consumarlo.

Tutto questo suona come una critica, e lo è, ma allo stesso tempo, estrapolandolo dal contesto, il tredicesimo episodio di questa stagione è costruito su trame di sentimenti, che si intrecciano fino a soffocarci per la loro intensità.
La famiglia Pearson è nata con un Superbowl, e si spezza tragicamente in questa ricorrenza, passando questa sorta di festività, questo rito familiare, nel modo più spiacevole possibile. Sarebbe stato per loro l’ultimo da passare insieme, con l’imminente partenza per il college dei Big Three, ma i ragazzi sembrano troppo presi dai loro drammi adolescenziali, per comprenderne il vero valore, al quale daranno peso dopo sapendo che sarebbe stato davvero l’ultimo.
Questo episodio è l’emblema di quanto vengano dati per scontati certi affetti e ne sentiamo il bisogno, solo quando li abbiamo persi. È triste come i tre gemelli non avessero compreso l’importanza di quella giornata, fino all’incendio e che solo Kate sia riuscita a ravvedersi, tramite la comprensione della visione che il padre aveva di lei.
La sequenza di immagini di questo episodio, sembra una proiezione delle loro vite, un album da sfogliare in quella casa colma di ricordi, nella quale hanno vissuto ogni loro attimo e che in un secondo è bruciata via. Ancor più doloroso è vedere come in quel momento sia andata in fumo una vita, tramite dettagli che ci sono stati dati in successione col passare del tempo.
Le lacrime non sono state un optional e sappiamo bene che si tratta di un trademark di questa serie, che va a colpire come al solito al cuore, attraverso le minuzie, quei particolari indimenticabili, che non possiamo far a meno di notare.
Nonostante il passato giochi un ruolo fondamentale, vediamo quanto sia necessario il presente per andare avanti, con Kate che cerca di superare questo ulteriore trauma dell’aborto, facendo riemergere un altro che in realtà non è mai stato superato.
L’adozione di un cane, che potrebbe sembrare come una benedizione, la riporta a quei giorni duri della sua adolescenza, facendoci pensare che, siccome nella prima stagione rivelò di essere stata la causa della morte di suo padre, probabilmente ciò sia legato al suo cucciolo. Ed è piacevole vedere, come questa donna sia forte e in ripresa, abbattendo il suo dolore, e superando il suo forte egoismo, per rendere felice il suo compagno, con l’adozione di un cane, Audio.
Il nome, tra l’altro, non sembra essere scelto a caso, considerando quanto la famiglia Pearson sia legata alla musica.
Anche Randall sembra soffocato dall’immagine di suo padre e dall’idea di aver vissuto più anni senza di lui, che accompagnato da lui, ma che, soprattutto, prima o poi supererà i suoi anni.
Ma, come da qualche episodio a questa parte, una menzione d’onore va a Kevin, che continua il suo percorso di recupero, arrivando a fare ammenda a tutti, anche a Sophie, lasciandoci con un finale amaro, il suo perdono, ma l’impossibilità di ritornare insieme. E ancor più drammatico è vedere come sul retro del foglio sia scritto un nome a cui Kevin non potrà mai fare davvero ammenda, quello di suo padre.

E per quanto abbiano tentato di portare avanti questo momento, sappiamo che il prossimo episodio sarà davvero quello in cui consumeremo ogni lacrima, sempre che i nostri occhi non si siano inariditi per sempre a causa dell’ultimo.

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missdanastood

Mi dicono che parlo troppo e ho provato a stare zitta, ma dite che una che ha messo in difficoltà pure Kit Harington ce la possa fare?
Sono fatta al 100% di caffeina e citazioni di It's Always Sunny in Philadelphia

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