Vikings – Recensione 3×06/3×07 – Born Again/Paris

Le ultime due puntate di Vikings hanno un enorme filo conduttore, che si lega proprio alla fine della sesta, quando vediamo andare via per sempre una delle figure più simboliche dello show. Colui che era un faro di luce per il nostro protagonista. Un addio che ha mutato tutto perché Ragnar non sarà mai più lo stesso e l’impresa di Parigi porterà enormi cambiamenti nel mondo dei nostri uomini del Nord.

Born Again

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Da “The Usurper” a “Born Again” passano poco meno di 9 mesi dai vari eventi della puntata. Perché da Kattegat Porunn mette al mondo una bambina che verrà chiamata Siggy in onore di colei che salvò i figli di Ragnar da morte certa sacrificandosi. In Wessex invece Judith mette al mondo il figlio di Athelstan e subito dopo viene torturata in seduta pubblica, le viene tagliato un orecchio e vede la morte in faccia fino a quando non rivela la vera identità del padre del pargolo. Questo porta a un delirio di onnipotenza in King Ecbert che vede questo bambino come un dono divino e giustifica la moglie del figlio per averlo tradito con un uomo “santo”. Ma anche in Kattegat le divinità si danno da fare alla grande, come abbiamo notato già dalle scorse puntate ma anche un po’ da sempre, la tematica religiosa è la colonna portante dello show, parliamo sempre del 700 d.c. e quindi la razionalità non era di casa. Mentre tutti preparano l’attacco di Parigi, riunendo ogni conte possibile (tra cui Kalf e il figlio di Horik, Elendur) anche Athelstan ha una sorta di visione che coglie come la risposta definitiva al suo dilemma interiore. Questo provoca le ire di quasi tutti i vichinghi (Floki in primis), ma non di Ragnar perché nutre un sincero amore nei confronti del “tiny viking” anche se non si sente più di appartenere al quel posto.

Ed è qui che alla visione di Athelstan segue quella di Floki che lo porta a uccidere brutalmente Athelstan nel nome degli dei. È una scena molto breve che ci lascia di sasso ma il dolore arriva dopo nel monologo di Ragnar nei confronti dell’amico morto. Qui si possono tessere solo lodi nei confronti di Travis Fimmel, nell’esprimere la sua tristezza per quello che è successo. La cosa che mi ha colpito di più è stata la rassegnazione che non rivedrà mai più il suo migliore amico dopo la sua morte, visto i diversi mondi ultraterreni dove finiranno. Ragnar è un re che sembra non avere più un punto di riferimento certo, da come abbiamo visto il suo rapporto con Anslaug è completamente deteriorato e la notizia del massacro di Wessex mette in cattiva luce tutto il suo operato. E da qui arriva la sua evoluzione finale, quando a fine puntata prende la catenina con la croce di Athelstan e se la mette al collo per averlo sempre vicino al cuore, mentre si rade completamente la testa per avvicinarsi ancora di più a lui e al suo credo, l’unica cosa che gli è rimasta.

Paris

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Mi sarei immaginato già l’attacco a Parigi, visto il titolo della puntata, e invece ci troviamo nell’ultima fase operatoria prima di sferrare l’attacco verso la grande fortezza. Parigi è come l’aveva descritta Athelstan, un’isola circondata da immense mura, una città fiorente ma con un re che non sembra avere le capacità di governare da solo. Enrico V si rifiuta di andare a combattere, nonostante voglia eguagliare il suo vecchio parente, conosciuto come Carlo Magno. Interessante invece la figlia Gisla che nonostante il gentil sesso si rivela molto più coraggiosa del padre stesso.

In questa puntata diciamo che si spreca molto sulle vicende che non occupano i nostri vichinghi sul fronte e a tratti può risultare noiosa, come Porunn che vuole far crescere sua figlia ad Anslaug. Un po’ più interessante la parte di Wessex, dove ritroviamo la nostra ninfomane preferita alle prese con le sue armi di seduzioni nei confronti del figlio di Ecbert, tentatissimo ma che non cede grazie al timore di Dio (per ora). Per di più si viene a scoprire che ha partorito anche lei un figlio, chiamandolo Magnus, essendo un altro figlio di Ragnar. Ci avevamo creduto che non fosse successo niente, vero?!

Tornando ai nostri vichinghi, vediamo tutti in assetto da guerra, con Ragnar che sfoggia un nuovo look davvero bello, dato che è un misto tra un monaco e un vichingo. A tratti fa pure paura, soprattutto per come si guarda attorno, come se sentisse ancora la presenza di Athelstan che ancora ricorda con dolci parole. Come l’anno scorso, siamo arrivati a un punto dove Ragnar diventa enigmatico, non si riesce a capire cosa pensi veramente o dove voglia arrivare. Lascia di stucco la sua decisione di affidare proprio a Floki il comando dell’attacco, spingendolo ancora di più verso una follia che è sempre stata presente in lui ma che sembra rimbombare ora nel volere degli dei. Questo probabilmente lo aiuta a costruire tutto il necessario per scavalcare le immensa mura di Parigi, ma lo spinge verso un baratro da cui non si può più tornare indietro. La sua follia lo porta a confessare a Helga l’omicidio di Athelstan. E ricordando le parole a inizio stagione di Ragnar a suo figlio Bjorn (le cui storyline dopo Scarred sembrano il nulla sinceramente), il potere può portare cose veramente brutte nei destini delle persone così avventate. Non ho idea di come finirà questo attacco, chi riuscirà a tornare indietro per vendicare quello che è successo in Wessex, ma di sicuro la scena finale con Floki che incita urlando tutto il plotone vichingo è di una bellezza unica. Quindi possiamo dirci pronti verso la corsa finale con un hype che è letteralmente alle stelle.

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