Come ha detto il mio collega, con il quale mi alterno nelle recensioni di Vinyl, tutti gli episodi da qui in poi non potranno mai reggere il confronto con il pilot, per ovvie ragioni. E anche il comportamento sopra le righe di Richie si ridimensiona. Certo, deve far fronte all’ira della moglie per la sua decisione di rescindere il contratto con l’etichetta tedesca, è ancora tormentato dallo stress post-traumatico dato dall’omicidio, ma la forza della natura del primo episodio, in qualche modo ancora rispecchiato nel secondo episodio, con i flashback erotici di Devon, lascia il posto ad un personaggio pieno di incertezze, punti oscuri, non sempre e non necessariamente risolti attraverso una pantagruelica aggressività. L’aggressività, è il caso di dirlo, in quest’episodio la subisce, più che altro. E questo dalla prima scena, quando il suo nemico giurato non esita a mettere sulla pubblica piazza la sua decisione affaristica con tanto di sfottò plateale. Il senso di colpa nei confronti del cantante soul del primo episodio lo porta a rifarsi vivo e proporgli di riarrangiare le registrazioni che ha per lanciare un nuovo disco e assicurare la giusta gloria che merita questa voce (che tra l’altro trovo stupenda). Per tutta risposta (ma anche giustamente, dato che alla fin fine si è trattato di un raggiro in piena regola, per quanto non pianificato da Richie), l’ex cantante ora inserviente lo manda letteralmente a quel paese, non credendo più alle fandonie (diciamo così) di Richie.
Devon continua ad abitare un vestito che le sta stretto: i lunghi flashback nostalgici del secondo episodio ritornano anche qui, pur essendo meno frequenti. La nostalgia è stata spodestata dall’azione: fare un’opera di beneficenza, metterci la faccia a sentirsi di nuova padrona di se stessa, non più compresa nei limitanti e soffocanti ruoli di moglie e madre. Alcune inquadrature ci fanno vedere un quadro che troneggia del salotto dei Finestra: una ragazza con un caschetto, dipinta in un modo che potremmo associare a Andy Warhol. Neanche a farlo apposta, è proprio un dipinto di Andy, non autografato. Trovandosi nella necessità di trovare i soldi altrove, ecco che Devon gli va a fare visita per chiedergli quella firma che potrebbe salvare la situazione. In fondo, prima di sposare Richie e di avere due bambini, lei era una donna assolutamente acclimatata nei circoli artistici e musicali avanguardistici. Questa discrasia tra la vita passata e la vita odierna la porta a rompere in un pianto disperato davanti a Warhol. Il fatto che il viso di Devon ci viene restituito dalla telecamera di Andy ci dà pienamente le dimensioni del profondo estraniamento e solitudine che la donna sta attraversando.
Le citazioni con la scena musicale degli anni Settanta continua, e probabilmente chi non ha vissuto quegli anni o non è un appassionato del genere non coglie esattamente tutte le sfumature delle battute dell’episodio. Per fortuna si trovano articoli che si prendono la briga di elencare le citazioni di tutti i riferimenti musicali dell’episodio. C’è un divertente cammeo di Alice Cooper, che umilia nelle maniere più svariate e originali possibili (tra cui anche scomodare un cobra!) un collaboratore dell’etichetta di Richie. Vediamo per una manciata di minuti il fondatore del moderno hip-hop, DJ Kool Herc. Vediamo quali altri riferimenti e licenze artistiche ci saranno nei prossimi episodi. Per il momento l’episodio si chiude con un Richie Finestra senza più punti di riferimento sui quali contare.