L’operazione libertà per Neal è solo all’inizio.
Considerate le vane promesse fattegli dall’FBI, credo sia normale che Neal “Meraviglia” Caffrey abbia le sue riserve in merito all’ultimo e decisivo patto, quello che porterà alla fine di tutto. O, molto più probabilmente, ad un nuovo inizio principalmente per lui.
Come lo stesso Jeff Eastin ha dichiarato in una recente intervista, nulla è come appare e le sorprese non mancheranno. Ad iniziare da un importante passaggio di testimone al quale abbiamo assistito nel corso di questo chiacchierato episodio. Gli spoiler si sprecano, le anticipazione pure, ma è solo dalla bocca di Eastin che veniamo a conoscenza della verità: Return to Sender è il taglio di cordone ombelicale nel rapporto padre-figlio tra Peter e Neal.
Tutti i fan, vecchi e nuovi, di White Collar abbiamo pensato almeno una volta che Peter sia il padre perfetto per Neal, al contrario di quello biologico, conosciuto prima delle vicende della quinta stagione.
Per quanto si sforzi di non ammetterlo, è lo stesso Peter che in questo episodio ha un attimo di cedimento durante il colloquio con Bianca Esteverena, la donna da truffare affinché Neal possa dare prova delle proprie capacità all’organizzazione criminale Pantera Rosa. Il suo discorso è toccante e dimostra il legame che lo unisce al ragazzo da diversi anni ormai, ma anche il suo rammarico per la piega che la vita di Neal ha sempre preso, nonostante le direzioni che Peter stesso ha provato ad impartirgli.
Un’altra cosa si evince a mio parere: per quanto l’agente Burke voglia bene a Caffrey, non si fida abbastanza di lui. Ed è inutile che ripeta la solfa di “Neal è un criminale, lo sarà sempre”, perché quando ‘sto benedetto ragazzo ha provato ad essere la persona che Peter era quasi riuscito a plasmare, ecco che è lo stesso agente a rovinare tutto. Per quanto Neal si sia sforzato e abbia usato – c’è da dirlo – loschi mezzi per raggiungere un buon fine, questi sforzi non sono stati compresi e accettati appieno da Burke, l’irreprensibile uomo di legge. Ne abbiamo un’evidente prova nella storyline che ha caratterizzato l’intera season 5 dal rilascio di Mr. FBI in poi.
Per fortuna – si fa per dire – il rapimento di Neal ha reso le cose un poco più soft e la nuova determinazione dell’informatore ad ottenere la libertà ha rimescolato le carte in tavola. Adesso le parole non bastano più, contano i fatti, ed in virtù di questi Neal ed il fidato Mozzie stilano un contratto vincolante da sottoporre al Bureau per essere certo che, una volta smantellata l’organizzazione delle Pantere, l’ufficio mantenga la parola data e dia a Neal la tanto sospirata libertà. Prevenire è meglio che curare e dopo tutte le batoste che Neal – sì, sono leggermente di parte – ha subito nel corso degli anni, è più che lecito che si guardi le spalle, sebbene sia Peter a dargli la sua parola e convinca il procuratore generale a firmare il contratto senza battere ciglio.
E di nuovo ci ritroviamo dinnanzi ad un deficit di fiducia che i due devono accantonare per portare a termine una missione fondamentale. Ma è proprio durante l’iniziazione di Neal nelle Pantere Rosa che ritroviamo una vecchia e odiata conoscenza: Matthew Keller.
Il criminale fa gli onori di casa sconvolgendo il nostro Caffrey, un po’ alla Curtis Hagen per citare sempre la season 5, ma lo scopo di Keller è molto diverso.
Innanzitutto non vuole ricattare Neal, non alla Hagen maniera almeno, e ce lo conferma la sua reazione iniziale. Avrebbe potuto svelare i segreti di Neal a Woodford ma non lo fa per una semplice ragione: Keller è riuscito ad uscire dal carcere russo solo grazie alla collaborazione con l’Interpol la quale gli ha promesso la libertà in cambio della disfatta delle Pantere.
Un po’ un accordo CaffreyvsFBI 2.0.
Peter: “I’m not old enough to play Neal’s father.”
La missione di Neal in questa puntata è, quindi, rubare il Treskilling Yellow, un prezioso quanto raro francobollo svedese risalente al 1855. Un gioco da ragazzi all’apparenza, se non che la bella Bianca dimostra un’iniziale diffidenza nei confronti di Caffrey, uscito sotto copertura con il nome di Nathaniel Dietrick. Ammettiamolo, ci mancavano le sue impersonificazioni da false identità!
Ma comunque, il fatto che Neal si spacci per questo uomo del mistero non basta ed è qui che Peter è costretto ad intervenire, interpretando il ruolo del padre di Nathaniel/Neal: Elias Dietrick.
Vediamo Peter calato perfettamente nel suo ruolo e molto a suo agio nei panni di padre, come dicevamo appunto prima, ma notiamo anche un altro dettaglio che ultimamente si era un po’ perso nel duo delle meraviglie: la complicità.
A loro non servono grandi parole o voluminose spiegazioni perché quando entrano in “battaglia” una sola occhiata è sufficiente ad intuire i pensieri dell’altro. E finalmente questa complicità compensa la mancanza di fiducia, stemperando una tensione sempre palpabile.
Con un abile stratagemma i due riescono nella missione che non possono usare a vantaggio di Neal. Quindi, mentre Peter medita di smantellare l’intera operazione, Neal scopre il segreto di Keller ed i due stringono una sorta di patto per non uscire allo scoperto, cooperando sullo stesso fronte.
Siamo di nuovo di fronte ad un equilibrio ambiguo perché quando ci sono di mezzo dei truffatori, nulla è così scontato come sembra. A maggior ragione tenendo in considerazione il passato travagliato dei due e le possibili interferenze da parte di due corpi – quali l’Interpol e l’FBI – che di certo non staranno a guardare, lasciando che la situazione sfugga loro di mano.
Immagino che prima o poi si arriverà ad una sorta di collaborazione ufficiale, ma non è detto. I dubbi sul finale sono tanti, le paure si moltiplicano e questa tranquillità apparente a me mette l’ansia, sebbene sia stato bellissimo vedere Peter e Neal uniti come non mai, principalmente nella scena finale.
Adesso non ditemi che sono stata l’unica a commuoversi quando Peter gli ha rivelato la sua imminente paternità! L’abbraccio che ne è seguito è stato tenero, affettuoso e a me è scappata la lacrimuccia. Vedere tanta emozione nei loro occhi per un qualcosa di così buono si è rivelato essere un toccasana e la fangirl che è in me non riesce a placarsi più!
Partendo prevenuta nei confronti di Peter pensavo che volesse nascondere quella grande notizia a Neal, ma sono felicissima di essermi sbagliata. L’amicizia ha trionfato e, sebbene gli autori la pensino diversamente, per noi l’agente Burke sarà sempre il padre del nostro truffatore preferito.
Un’ultima parolina la voglio spendere per Elizabeth e Mozzie. La loro friendship si è evoluta con una naturalezza disarmante nel corso delle stagioni e vedere scene che li coinvolge è sempre un piacere. Mozzie, da ottimo osservatore, è il primo che si accorge della gravidanza di El ed è il primo – oltre Peter – a poter festeggiare con lei. Sebbene lui dica spesso che Neal è l’unico di cui si fida e al quale affiderebbe la sua stessa vita, io non escluderei che questo privilegio lo abbia acquisito anche la bellissima Mrs. FBI. E immagino proprio che il sentimento sia reciproco.
Altra piccola citazione è il “I’m very proud to have a son like you” che El dice a Neal nella tenerissima scena che precede la missione. Questa è una famiglia, signori!
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