Chi non si è mai chiesto se ci sia una vita dopo la morte? Mike Shur, co-creatore di Parks and Recreation e Brooklyn Nine-Nine, ci mostra la sua personalissima risposta a questo quesito esistenziale in The Good Place.
Lo show targato NBC ci mostra l’esperienza del trapasso dal punto di vista di Eleanor, interpretata da Kristen Bell, che, a causa di un imbarazzante incidente, si ritrova nel “good place”, nient’altro che il luogo dove chi ha vissuto una vita eticamente corretta viene premiato con una seconda vita apparentemente perfetta, fatto di frozen yogurt e bizzarre censure alle imprecazioni.
Questo Paradiso ci viene presentato da Micheal, il suo architetto, come una ridente cittadina da far invidia a qualsiasi catalogo immobiliare, dove le case sono fatte ad immagine e somiglianza dei desideri dei propri abitanti e ad ognuno viene ricongiunto con la sua anima gemella.
Sfortunatamente Eleanor si rende conto che, a causa di uno scambio di identità, non è lei a far parte di quella élite, a cui tutti sognano di appartenere, rivelando il suo segreto a Chidi, sua metà nonché professore di etica, sofferente di attacchi d’ansia.
La bassa levatura morale di Eleanor non causerà solo un cronico mal di stomaco alla sua anima -non esattamente- gemella, ma eventi disastrosi che potrebbero mettere a rischio il delicatissimo equilibrio di quello che sembrava essere un posto tanto perfetto.
Ed è così che Eleanor si ritrova davanti a due possibilità: scegliere tra l’ abbandonare la sua vita dissoluta ed egoista oppure ammettere che anche in Paradiso possano essere compiuti errori ed essere spedita con un biglietto di sola andata nel “bad place”, un posto non propriamente rincuorante a giudicare dalle urla.
Questo enigma non può che avere un’univoca soluzione, vivere il proprio inferno personale, fingendo di essere qualcuno che non si è, in una costante comparazione con la perfezione o andare letteralmente all’inferno.
Ed è per questa ragione che The Good Place, non è solo una sitcom dai toni apparentemente leggeri e spensierati, al suo interno sono nascosti quesiti esistenziali dal concetto di moralità ed etica, a pillole di filosofia “for dummies”, fino all’analizzare il mero significato della vita, il tutto condito da iconici omaggi.
La prima inquadratura del pilot ci rimanda a una serie di culto impossibile da non riconoscere, ovvero Lost, così come i flashback continui della vita terrena eticamente scorretta di Eleanor.
Un’altra citazione è il biglietto incriminato recapitatole alla fine del secondo episodio, che ci riporta direttamente a Wisteria Lane e che funge da plot twist; chi è al corrente della verità sull’outsider del good place?
Solo con il terzo episodio, però, possiamo addentrarci nel cuore di questa serie, conoscendo qualcosa di più sul passato di Eleanor e sulle vecchie abitudini Chidi e avvicinandoci così ad altri personaggi ricorrenti come la sua perfetta nemesi Tahani Al-Jamil dal finto accento inglese più fastidioso che abbia mai ascoltato e Jianyu, sua silenziosa anima gemella.
Ma soprattutto sarà finalmente nota la verità sul misterioso mittente del biglietto, un inaspettato cliffhanger che ci farà agognare il prossimo episodio fino all’ultimo secondo.
E questa si somma alle tante altre domande che ci siamo posti fin dall’inizio di questa serie: con chi è stata scambiata Eleaonor e soprattutto tornerà dal “bad place”, sempre che lì sia finita? Perché non esiste un “medium place” come Cincinnati o una sorta di purgatorio per le persone comuni?
Non so se sia troppo precoce, con solo tre episodi alle spalle, ma trovo che “The Good Place”, grazie alla sua trama eccentrica e alla sopra le righe Kristen Bell, potrebbe persino diventare un ottimo diversivo alla fine di Parks and Recreation, ma non voglio sbilanciarmi, nonostante la sorprendente premessa.