Pensare ad un personaggio televisivo al tempo stesso tragico, sofferto ma che non si può fare a meno di amare, il primo nome che mi sale in mente è Vanessa Ives.
Vanessa Ives
Quando vidi Penny Dreadful la prima volta, fui attratto dall’anticipazione, da questo suo affrontare in una chiave completamente diversa, i miti romantici e gotici che ancora oggi affascinano milioni di lettori nel mondo.
Vedere Frankenstein e la sua Creatura, l’uomo lupo, i vampiri, erano tutti motivi più che validi per seguire la serie.
Quando però, quasi subito, appare in scena Vanessa Ives, mi sono reso conto che lei più di altri, fosse il personaggio più letterario di tutti, pur non essendolo.
Lei, con quei modi affabili, ma con quella sua sottile ribellione interiore, quello sguardo capace di addolcire ma anche di impietrire, lei con la sua delicata ma tragica figura che tenta di vivere a fatica la normalità, lei, Vanessa, che non ha nulla di normale ma è bellissima proprio per questo.
Vanessa è un mare interiore fatto di climi diversi, di colori differenti. Vive in bilico fra pazzia e illuminazione, fra tragedie e finta normalità.
Sa che essa è destinata a percorrere un cammino verso la sublimazione stessa del suo essere e ogni tentativo di sfuggirle, è fonte di dolore per lei e per gli altri.
C’era un tempo in cui prato, bosco e ruscello,
la terra e ogni essere comune
a me sembravano
ornati da una luce celestiale…
Con questi versi inizia “Segni dell’Immortalità” di William Wordsworth. Gli appassionati della serie sanno l’importanza di questi versi e mi piace dividere i vari paragrafi con le parole tratte da questa poesia.
All’inizio Vanessa ci appare bellissima, pervasa di un manto di normalità, una donna emancipata con una straordinaria cultura.
Ma tutto questo dura molto poco. Vanessa fin dalla prima stagione, prende la scena su tutti e diventa il centro stesso di una storia tipica da Penny Dreadful in cui personaggi inquietanti malamente abbozzati, diventano incubi vividi e perfetti nella loro mostruosità.
Vanessa Ives è una di queste mostruosità, intesa come diversa, differente. Quando scaviamo nel suo passato (1×04), comprendiamo in pieno quale sinistro fascino essa porti dentro di se e iniziamo a scorgere la profondità del baratro che ella conserva in quel suo corpo fragile di donna.
Tutto dunque inizia sotto una luce di celestiale normalità, ma i tempi dell’oscurità, quelli in cui il buio sarà sinonimo di conforto e la luce di dannazione, sono alla base stessa del personaggio.
Non è più com’era prima;
mi giro ovunque posso,
di giorno o di notte,
le cose che ho visto ora non posso più vederle.
Comprendiamo dunque facilmente che in Vanessa Ives esistono forze potenti a cui tenta di ribellarsi, ma che inesorabilmente salgono dentro di lei, si fanno più invadenti, più insistenti e solo un carattere forte e deciso possono ancora soffocare.
Nulla in lei sarà come prima, non sarà più la spensierata ragazza dei tempi di Mina, eppure fa ogni cosa in suo potere per sfuggire a ciò, ma più lotta, più si aggrappa alla preghiera, alla croce e più quel baratro si allarga e di certo non l’aiutano le vicende a cui Vanessa sarà pesantemente sottoposta a chiudere quell’abisso.
Vanessa è il demonio? Parla una lingua strana, conosce formule particolari, formule da strega. Il suo io più intimo non ha nulla di dolce e vacuo, ma proprio per questo il personaggio risalta in tutta la sua potente personalità.
Vanessa riesce comunque ad amare. Ma per sua stessa natura è incline verso i diversi, verso i mostri e inizialmente non sa nemmeno lei per quale motivo. I dialoghi fra lei e la Creatura, lo scambio di poesia che c’è fra di loro è qualcosa di davvero coinvolgente.
Lei, altera e stupenda, con un sorriso disarmante, si siede vicino alla Creatura, non gli interessa cosa abbia fatto, non gli interessa il suo passato.
Conosce l’arte poetica, conosce le parole dei vati e per quanto possa essere sgradevole alla vista, per Vanessa è più normale dei normali, più romantico di un uomo innamorato e la sua oscurità trova nella Creatura una vibrazione comune.
…la luna con diletto
si guarda intorno quando i cieli erano spogli;
Abbiamo detto che Vanessa Ives ama. Ma non solo in modo poetico, di trasporto onirico, ma anche fattivamente, ma non lo fa mai con esseri normali.
Nessun umano potrebbe mai toccare le profondità di piacere che una donna come lei offre. Ne morirebbe.
Così la vediamo per esempio, selvaggiamente avvinta a Dorian Gray a sfogare nell’atto sessuale tutta l’energia residua che l’antico male ha risvegliato in lei.
Anche la relazione con Ethan, per quanto logica, è solo un passaggio verso la sua vera destinazione, verso colui che incarna il male stesso, l’unico a cui essa è destinata da sempre e ogni sforzo per sfuggire è vano, inutile come la sua voglia di normalità.
Il demone che possiede Vanessa è una divinità primordiale egizia, Amunet, “la nascosta”. Mai nome di Demone fu più calzante per definire Vanessa, capace di nascondere al mondo e mostrare a pochi, la sua vera natura, la sua dissacrante dualità.
…la pienezza della vostra beatitudine, io sento–la sento tutta.
o giorno maledetto!
Ancora parole tratte dalla poesia di Wordsworth, parole che bene rappresentano il personaggio di Vanessa.
La sua beatitudine è al tempo stesso una maledizione. La donna che dai diversi, i maledetti, i rifiutati era amata, compie l’ultimo passo e nessuna se non lei avrebbe avuto la forza, il coraggio e l’incoscienza di portare a termine ciò per cui la possessione l’aveva destinata.
Vanessa Ives rappresenta bene anche l’emancipazione femminile che ai tempi in cui è ambientata la serie, emette i primi vagiti di libertà, indipendenza, chiede il diritto di voto, chiede di uscire dall’anonimato in un epoca in cui è persino sconveniente che una donna esca sola per non creare scandalo.
…e mentre i giovani agnelli saltellano
come al suono del tamburello,
solo per me venne un pensiero di dolore:
Uno degli episodi chiave della stagione 3 è sicuramente quello del ricordo del suo ricovero in manicomio, (3×04) una prova attoriale strepitosa per Eva Green e Rory Kinnear, che hanno letteralmente riempito di emozioni e contrasti verbali una celletta nauseabonda, rendendola palcoscenico perfetto della loro stessa esistenza.
In questo episodio Vanessa è indifesa, debole, eppure tutto, dal portamento allo sguardo, alle parole, tutto ci fa capire che dentro di lei esiste una forza vitale quasi inestinguibile e per questo forse, il demone la vuole possedere, vuole possedere una grande donna capace di contrastarlo, di dominarlo, ma al tempo stesso fargli da protettrice.
Il dolore per il destino di Vanessa e dell’inserviente che poi diverrà la Creatura, rende ancora con più incisività questa parte importante che definisce meglio non solo il piano umano ma anche quello infernale con Amunet, Dracula e il Diavolo a confronto.
…dov’è scappato il barlume visionario?
dove sono ora, la gloria e il sogno?
Con il capitolo finale, Vanessa ci lascia e credo sia difficile che un altro personaggio possa mancarmi come mi manca lei.
Vedo serie TV che si ripetono stancamente, con protagonisti a cui è stato spremuto tutto, poi penso a Vanessa e quanto ancora avrebbe potuto dire, raccontare, emozionare.
La sua gloria era tutta nel suo sguardo, nel suo sorriso, nella sua capacità di amare nonostante tutto e di essere amata anche nella più profonda perdizione.
La Creatura si china su colei che unica, ha condiviso e compreso il suo dolore e l’ha confortato con le parole dei poeti e noi con lui idealmente, piangiamo un grande personaggio che difficilmente potrà essere sostituito nei nostri cuori.